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Premierato in standby, Casellati attacca le opposizioni

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E’ scontro tra la ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati e le opposizioni sul premierato. La titolare delle riforme bolla l’ostruzionismo in commissione come uno “schiaffo alla Costituzione”. I dem per tutta risposta promettono battaglia: “La nostra opposizione al disegno di legge sul premierato, che vuole umiliare il ruolo del Parlamento e di conseguenza del Capo dello Stato, sarà durissima, intransigente e senza sconti”. Il ddl Casellati, in commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama da quattro mesi, procede al piccolo trotto, con il presidente Alberto Balboni (FdI) che di recente ha confermato l’intenzione di evitare forzature per aggirare l’ostruzionismo di Pd e Avs.

Ed è lo stesso Balboni che, dopo l’uscita di Casellati, prova a frenare: “Non drammatizzerei, anzi io sono soddisfatto di come stanno procedendo i lavori. L’opposizione sta utilizzando l’ostruzionismo per esporre nel modo più ampio le sue riserve, senza esasperarlo”. Casellati auspica di portare il provvedimento nell’Aula del Senato prima delle europee? Lui fa argine: “Questo non dipende solo da me, né da Casellati. Andremo in Aula quando avremo finito il nostro lavoro. Non lo legherei ad una scadenza elettorale, sono piani diversi. Certo nessuno può negare che sia stato dedicato tutto lo spazio utile”.

Ma Pd e Avs già sono sulle barricate. Per i dem le parole della ministra sono il segno di “un crescente e scomposto nervosismo del governo. La nostra opposizione al disegno di legge sul premierato, che vuole umiliare il ruolo del Parlamento e di conseguenza del Capo dello Stato, per concentrare di fatto tutto il potere nelle mani di una persona trasformando la nostra democrazia in una capocrazia, sarà durissima, intransigente e senza sconti”, promettono il presidente dei senatori dem Francesco Boccia e il capogruppo in commissione Affari costituzionali Andrea Giorgis. Per il collega di Avs, Peppe De Cristofaro “l’ostruzionismo parlamentare non solo è una prerogativa delle opposizioni, ma diventa una scelta inevitabile quando si pensa di stravolgere la Costituzione, toccare il ruolo del presidente della Repubblica e indebolire il Parlamento.

La proposta del governo ha creato un mostro, un obbrobrio giuridico, un testo sbagliato che non si può modificare o migliorare, ma solo bocciare. Lo schiaffo alla Costituzione – rincara – lo sta dando la destra stravolgendola a colpi di maggioranza”. Diametralmente opposta la lettura di Casellati che in mattinata partecipa al convegno organizzato da IoCambio: della riforma “avevo discusso” prima di presentarla anche “con l’opposizione” perché “credo che la Costituzione debba essere scritta tutti insieme, per cercare un punto di caduta. La risposta purtroppo in commissione sono stati 2600 emendamenti, un dato che la dice lunga sulla volontà di arrivare ad un confronto vero”. Tenete presente – l’affondo – che i padri costituenti hanno scritto la parte che riguarda la forma di governo in 17 sedute, noi siamo a più di 40″.

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Europee, Meloni si candida: scrivete Giorgia sulla scheda, sono una del popolo

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“Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di fratelli d’italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo”. Era la notizia che tutti aspettavano e Giorgia Meloni l’ha pronunciata dal palco di Fdi a Pescara.

“Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome, ma il mio nome di battesimo” alle europee. “Sono fiera che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me mi chiami Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara…perché loro sono colti….Ma io sono fiera di essere una persona del popolo” ha detto la premier e leader di FdI Meloni. “Se volete dirmi che ancora credete in me scrivete sulla scheda Giorgia, perchè io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena”.

“Io sarò sempre una persona a cui dare del tu, senza formalismi, senza distanza”, ha aggiunto. “Faccio quello che faccio solo ed esclusivamente per gli italiani. Non c’è altra ragione sostenibile per fare questa vita, ve lo garantisco”, ha detto la premier. “Mi interessa solo il giudizio dei cittadini, che rispetto e rispetterò sempre”, ha concluso.

“Quando noi diciamo ‘mai con la sinistra’ non stiamo utilizzando uno slogan buono da campagna elettorale ma da buttare il giorno dopo, parliamo di qualcosa che è nel nostro dna. Vale a Roma e vale a Bruxelles, non ci interessa stare con tutti o dove stanno tutti”. Così Giorgia Meloni dal palco di Fdi di Pescara.

“In queste settimane c’è chi sta confondendo i piani tra la maggioranza in parlamento europeo e la commissione” per “insinuare una sorta di nostra presunta disponibilità ad allearci con i socialisti”, ha premesso Meloni. “Non ci interessa stare con tutti, staremo solo dove le nostre idee si possono realizzare”, ha aggiunto.

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Fitto: dal 2020 sprecati 300 miliardi in bonus e superbonus

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“Cosa è stato fatto dal 2020 ad oggi con la sospensione del patto di stabilità?” che ha permesso di aumentare la spesa pubblica. Nel 2019 l’Italia ha speso 810 miliardi, nel 2022, fuori dal Patto di stabilità ne ha spesi 1.084 miliardi. “Sono circa 300 miliardi di euro in più. Dove sono andati? Cosa è stato fatto? Si sono fatti investimenti strutturali? Intelligenti? Che hanno cambiato la prospettiva del nostro Paese?. No sono andati tutti in bonus e superbonus che hanno aumentato il debito e che non hanno inciso in nessun modo sullo sviluppo e la crescita del Paese”. Lo ha detto il Ministro degli Affari Europei, del Sud, della Coesione e del Pnrr Raffaele Fitto alla Conferenza Programmatica di Fdi a Pescara.

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Unirai, anche oggi circo mediatico-politico-sindacale

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”Pochi giorni fa qualcuno si stracciava le vesti rilanciando le fake news sull’imminente addio alla Rai da parte di Ranucci e Sciarelli per essere clamorosamente smentito dopo meno 24 ore. A seguire la “bufera” sulla presunta censura a Scurati, smontata anche quella come emerge oggi su alcuni quotidiani di opposti orientamenti. Poi la democrazia in pericolo e l’allarme fascismo, liquidato ieri con poche parole dal portavoce Ue Christian Wigand”.

Lo afferma in una nota il sindacato Unirai, liberi giornalisti Rai. ”Nel menù di oggi dell’ormai ben noto e sempre meno credibile circo mediatico-politico-sindacale spunta il premio di risultato per i giornalisti Rai cancellato e il martire sindacalista e dirigente reo di aver fatto solo delle ironie via social, il tutto condito da una spruzzata di dichiarazioni nel tentativo ridicolo di delegittimare una nuova voce libera presente dentro la Rai. Avviso ai naviganti: Unirai ha tutte le carte in regola per far sentire la sua voce e il suo peso. È stato riconosciuto dall’azienda – ripetiamo – come sindacato significativamente rappresentativo a livello nazionale dei giornalisti Rai. Leggere, studiare, documentarsi. Fare un respiro profondo.

Accettare la realtà. Si fa anche una figura più dignitosa. Per quanto riguarda il premio di risultato l’azienda ha disdetto un accordo siglato nel 1993 con l’intento di sostituirlo con strumenti più vantaggiosi, come già fatto per tutti gli altri dipendenti, sul piano della tassazione. Come abbiamo già detto – concludono – vigileremo perché nessuno sia penalizzato dal nuovo accordo, ma certamente non ci metteremo su questo a fare terrorismo. Sulla questione relativa all’utilizzo dei social, e al rispetto che bisogna avere tra colleghi, infine invitiamo alla lettura della legge sulla professione, del codice etico e del regolamento di disciplina aziendale”.

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