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Politica

Polo subacqueo nazionale: Crosetto sceglie Roberta Pinotti per guidare la nuova Fondazione

Crosetto affida all’ex ministra Pinotti la guida della Fondazione del Polo nazionale subacqueo. Nomina bipartisan per un progetto innovativo a La Spezia.

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L’acronimo è Pns: Polo nazionale della dimensione subacquea. Un centro d’eccellenza voluto da tre ministeri — Difesa, Università e Imprese — per promuovere ricerca, sviluppo e innovazione nel settore subacqueo. Nato due anni fa, il Polo ha ora una Fondazione di supporto con sede a La Spezia, pensata per attrarre fondi privati in un contesto in cui le risorse pubbliche scarseggiano.

Roberta Pinotti alla guida della Fondazione

A presiederla, su nomina del ministro della Difesa Guido Crosetto, è stata chiamata Roberta Pinotti, ex ministra della Difesa nei governi Renzi e Gentiloni, nonché prima donna a guidare quel dicastero in Italia. Genovese doc, Pinotti si è già messa al lavoro con il consueto pragmatismo.

La nomina è una delle poche bipartisan di questo governo e ha suscitato commenti trasversali. Qualcuno ha letto nella scelta un richiamo alla sua esperienza alla Difesa, ma Pinotti chiarisce: «In questo settore le tecnologie sono soprattutto civili».

Un’amicizia politica nata nel 2001

Il rapporto tra Crosetto e Pinotti nasce nel 2001, quando entrambi erano neoeletti alla Camera. Lei per il centrosinistra, lui per Forza Italia. Seduti entrambi in commissione Bilancio, strinsero un legame che resiste nel tempo. Pinotti ricorda una battaglia comune contro la soppressione dell’Istituto nazionale per la fisica della materia: «Crosetto passò da casa mia a Genova per esaminare documenti. Mia figlia Marta, che allora gattonava, lo guardò stupita: era un gigante».

Con il tempo, i ruoli si invertirono: prima Pinotti presidente della commissione Difesa, poi ministra. Crosetto, diventato sottosegretario, le chiese consigli. Oggi, la stima reciproca continua. Non a caso, Crosetto ebbe modo di dire: «Roberta presidente della Repubblica? La voterei subito».

Una nuova missione, tra civiltà e tecnologia

Pinotti ora guida una struttura con vocazione civile in un campo strategico, che unisce tecnologia, ambiente e sviluppo industriale. E con un sorriso sottolinea un piccolo piacere riconquistato: «Finalmente posso andare al cinema la sera».


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Politica

Nuovo stadio Napoli, Manfredi frena sul progetto Caramanico: gelo con De Laurentiis

Duello tra Manfredi e De Laurentiis sul nuovo stadio SSC Napoli: il sindaco punta sulla riqualificazione del Maradona, il presidente vuole costruire a Poggioreale.

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Il confronto è ancora a distanza, ma le posizioni sono chiare: il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il presidente della SSC Napoli Aurelio De Laurentiis si parlano tramite i media. Al centro del dibattito c’è il futuro dello stadio della città, conteso tra la proposta del club per una nuova struttura nell’area del Caramanico a Poggioreale e il progetto comunale di riqualificazione dello stadio Maradona in vista di Euro 2032.

Il progetto del Napoli: uno stadio nuovo a Poggioreale

Il presidente De Laurentiis ha annunciato dal palco del Giffoni Film Festival che «tra tre anni il nuovo stadio sarà nostro». L’obiettivo è costruire un impianto moderno, di proprietà del club, nell’area del Caramanico, zona attualmente in esame dalla Zes (Zona Economica Speciale). Un’area strategica, ma complessa, dove insiste uno dei mercati più importanti della città, come ha fatto notare il sindaco.

Secondo quanto trapelato, il dossier con il progetto è arrivato solo a inizio mese a Palazzo San Giacomo. E proprio questo, forse, ha spiazzato Manfredi, che dialogava con il presidente sulla ristrutturazione del Maradona e non si aspettava un cambio di rotta.

Manfredi: «Ipotesi da valutare, ma il Caramanico ha criticità»

Il primo cittadino ha mostrato freddezza, parlando da Palazzo Carafa: «È un’ulteriore ipotesi, una delle tante già viste. La valuteremo, ma il Caramanico presenta problematiche tecniche non facilmente superabili». Il riferimento è anche ad altri annunci fatti da De Laurentiis negli anni, su stadi ad Afragola o a Bagnoli mai concretizzati.

Intanto, il 25 luglio è attesa una delegazione Uefa e Figc a Napoli per verificare lo stato dello stadio Maradona, che è stato indicato come uno degli impianti designati per ospitare partite di Euro 2032. In quell’occasione, Manfredi consegnerà il master plan comunale da 200mila euro per la riqualificazione dello stadio, con l’obiettivo di riaprire il terzo anello già nella prossima stagione.

Maradona vs nuovo stadio: due visioni a confronto

I progetti oggi sono due e corrono paralleli: il Comune punta sulla riqualificazione dell’impianto di Fuorigrotta, con un investimento tra i 7 e i 10 milioni di euro per restituire al pubblico circa 10mila posti in più; De Laurentiis sogna uno stadio di proprietà per aumentare incassi, controllo e autonomia.

L’esito potrebbe dipendere anche dal “decreto stadi” che definirà eventuali incentivi e agevolazioni per chi investe in impianti sportivi pubblici. Se ci fossero condizioni favorevoli, il Maradona potrebbe persino diventare acquistabile, cambiando lo scenario.

Per ora, però, le parti restano distanti. Da un lato il Comune con un piano già pronto, dall’altro il patron azzurro deciso a voltare pagina, lasciando lo stadio pubblico per costruirne uno tutto suo.

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Politica

Piantedosi dice no alla Campania, resta al Viminale. Cirielli in pole per il centrodestra

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si sfila dalla corsa per le Regionali in Campania. Cirielli resta il favorito per Fratelli d’Italia, vertice decisivo lunedì.

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Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi prova a spegnere ogni speculazione: «Penso di essere più utile alla mia terra nel ruolo che ho», ha dichiarato, rispondendo al pressing che da giorni torna con insistenza sul suo nome come possibile candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Campania. Una posizione confermata anche dal vicepremier Matteo Salvini, che lo definisce «egregio ministro» e lo vuole ancora al Viminale.

Piantedosi resta al Viminale, ma il pressing non si ferma

Il centrodestra, soprattutto Forza Italia, insiste sul profilo del ministro, ritenuto “candidato vincente” e figura capace di rappresentare anche l’area moderata. Il leader regionale Fulvio Martusciello non si arrende: «Non appartiene a nessun partito, ma darebbe voce alle zone interne». Ma Piantedosi non cambia idea e ribadisce il suo ruolo da tecnico e non da politico.

La Lega ne riconosce il valore, ma lo vuole al suo posto. «Fare il ministro dell’Interno è tra le cose più delicate che ci siano», avverte il sottosegretario Claudio Durigon. Sulla stessa linea anche il consigliere regionale Severino Nappi: il suo è un profilo altissimo, ma non semplice da spostare.

Cirielli resta il nome in pole per Fratelli d’Italia

Per Fratelli d’Italia, il nome sul tavolo rimane Edmondo Cirielli. Il commissario regionale Antonio Iannone ribadisce: «Candidato più competitivo e miglior presidente possibile». Ma ne approfitta anche per un attacco al centrosinistra e a Vincenzo De Luca: «Ha fatto la figura del guappo di cartone. Ora si allinea a quelli che chiamava “il partito degli imbecilli”», riferendosi al Pd. Stoccate anche al Movimento 5 Stelle, accusato di ipocrisia per l’alleanza con De Luca dopo dieci anni di opposizione solo formale.

Gli altri nomi del centrodestra e l’incognita del rimpasto

Nel centrodestra circolano altri nomi. Gianpiero Zinzi per la Lega, Mara Carfagna per Noi Moderati, insieme a una rosa di opzioni civiche proposte da Forza Italia. Gigi Casciello, leader campano dei moderati, li considera tutti validi: «Conoscono il territorio e sapranno affrontare le emergenze di sanità, lavoro e trasporti».

Ma se Piantedosi dovesse davvero candidarsi, servirebbe un rimpasto di governo. Uno scenario che Giorgia Meloni vuole evitare. Tuttavia, Salvini ha riaperto il fronte: «Mi piacerebbe avere Zaia al Governo», affermazione che riporta l’attenzione anche sul delicato nodo delle elezioni in Veneto, che potrebbe influenzare tutte le scelte nel resto d’Italia.

Vertice decisivo lunedì

Il confronto decisivo è atteso per lunedì, quando i quattro leader del centrodestra torneranno a riunirsi per sbloccare lo stallo. Finora, la trattativa non ha portato a un nome condiviso, ma l’impressione è che – tra profili politici e tecnici – nessuna ipotesi sia ancora del tutto tramontata.

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Regionali Campania, De Luca non si candida ma prepara la sua lista. Il Pd punta su Fiocca, Casillo verso la vicepresidenza

De Luca non si candiderà ma punta su Bonavitacola e Fortini. Il Pd lancia Fiocca capolista. Casillo verso un ruolo in Giunta. Le manovre in vista del congresso regionale.

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Vincenzo De Luca non sarà candidato in prima persona alle prossime elezioni regionali in Campania, ma lascerà comunque un’impronta politica rilevante. Il governatore uscente sosterrà una lista personale che potrebbe conquistare spazio significativo nella futura Giunta, in caso di buon risultato. Due le figure già in mente per eventuali incarichi da assessore: Fulvio Bonavitacola e Lucia Fortini, i suoi fedelissimi.

Accordo con Schlein, tramonta il “terzo polo” deluchiano

La segretaria nazionale del Partito Democratico Elly Schlein e De Luca hanno raggiunto un’intesa per evitare una spaccatura del centrosinistra, chiudendo così la strada all’ipotesi di un “terzo polo” promosso dallo stesso De Luca. Si lavora dunque a una coalizione unitaria in cui il presidente della Giunta sarà espresso dal Movimento 5 Stelle, mentre al Pd dovrebbe spettare la vicepresidenza.

Il Pd in campo con una donna capolista: Fiocca in pole

Federica Fiocca, sindacalista Cgil vicina a Gianluca Daniele, è in cima alla lista dei nomi indicati da Roma per guidare la lista Pd. Una scelta che rafforza l’asse tra partito e sindacato. Con lei in campo anche Massimiliano Manfredi, Bruna Fiola e Loredana Raia, che punta alla riconferma. Dalla città metropolitana di Napoli, si fanno i nomi della presidente del consiglio comunale Enza Amato e del consigliere Salvatore Madonna.

Casillo non si candida: punta alla vicepresidenza

Mario Casillo, punto di riferimento dei Dem napoletani, non sarà in lista, ma potrebbe puntare al ruolo di vicepresidente. In corsa al suo fianco l’ex sindaco di San Giorgio a Cremano Giorgio Zinno, “in quota Casillo”. I rumors indicano Casillo anche come possibile futuro membro della Giunta, ma lo scenario potrebbe evolversi con il tempo.

Le mosse deluchiane e la partita del congresso regionale

L’area deluchiana punta a dominare il congresso regionale del Pd campano, con l’obiettivo di conquistare la guida del partito e influenzare la composizione delle liste. Il figlio del governatore è stato esplicito: “Siamo in grado di gestire la nostra comunità da soli”. Il congresso sarà decisivo per il dopo-Misiani, commissario inviato da Schlein nel 2023.

Le altre liste del campo largo

Nel Movimento 5 Stelle spiccano i consiglieri napoletani Salvatore Flocco e Claudio Cecere, oltre ai riconfermati Michele Cammarano e Vincenzo Ciampi. In Italia Viva si preparano alla corsa Armando Cesaro e l’ex sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto. In Avs, tra i Verdi spunta il nome di Roberta Gaeta, mentre a sinistra avanza Rosario Andreozzi. Infine, Nino Simeone scalda i motori per una candidatura autonoma nel quadro del centrosinistra.

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