Collegati con noi

Economia

Occupazione al top, ma si cerca ancora tra gli amici

Pubblicato

del

L’occupazione continua a viaggiare con il segno positivo e tocca un nuovo record nel primo trimestre dell’anno, trainata dall’aumento dei dipendenti stabili. I dati trimestrali dell’Istat confermano un mercato del lavoro in crescita, che però fa ancora fatica a cambiare le dinamiche di ingresso. Nella ricerca di un posto continua a prevalere l’uso del cosiddetto canale informale: ovvero rivolgersi a parenti, amici e conoscenti, che rimane la pratica più diffusa. Nei primi tre mesi dell’anno, il numero di occupati aumenta di 141mila unità (+0,6%) rispetto al quarto trimestre 2024 e il tasso di occupazione sale al 62,7% (+0,4 punti), il livello più alto mai registrato nelle serie storiche trimestrali avviate dall’Istat nel 2004.

Nel confronto annuo la crescita è più marcata ed è di 432mila unità (+1,8%). In entrambi i casi la spinta arriva dall’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+634mila in un anno), che si contrappone al calo dei dipendenti a termine (-182mila). Dati che per l’esecutivo e la maggioranza sono incontrovertibili rispetto alle politiche messe in campo. “Certificano un risultato senza precedenti, frutto di una visione chiara da parte del governo Meloni, di scelte coraggiose e di politiche che finalmente stanno dando risultati concreti”, commenta il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti.

“Sono la migliore risposta a chi come il segretario della Cgil Landini ha fatto credere ai cittadini in maniera puramente demagogica che serviva un referendum”, rincara il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. L’occupazione dunque cresce, sia per gli uomini che per le donne, anche se il gap resta ampio. E si accentuano anche i divari nella partecipazione al mercato del lavoro per livello di istruzione. Tanto che il tasso di occupazione corre per i laureati (aumentando di 1,9 punti rispetto al primo trimestre 2024), segna +0,7 punti per i diplomati e solo +0,3 punti per coloro che hanno al massimo la licenza media. E i canali per entrare resta spesso ancorati alla rete di parentele e conoscenze. Recupera comunque terreno l’invio di domande e curricula e la consultazione di offerte di lavoro, così come la quota di chi si rivolge al centro pubblico per l’impiego e di chi risponde o mette inserzioni, mentre è in calo quella di chi contatta le agenzie private di intermediazione o somministrazione.

Ad aumentare è anche il costo del lavoro. Nel primo trimestre dell’anno sale addirittura del 4,6%, come effetto del forte aumento delle retribuzioni (+4,1%) e ancor di più dei contributi sociali (+6,3%). Risultato dei miglioramenti retributivi guidati dai rinnovi contrattuali e, dall’altro, dall’esaurimento degli effetti di alcune agevolazioni contributive. Ed è proprio ai rinnovi che guarda un altro dato diffuso dall’Istat, quello dell’inflazione misurata dall’indice Ipca al netto degli energetici importati – indice di riferimento per i contratti – che per il 2024 risulta pari a +1,3%. Sulla base di questo, calcono i sindacati dei metalmeccanici, alle tute blu si riconosce un incremento salariale medio di 27,70 euro mensili, a partire proprio da giugno. Che però “non basta”. I contratti nazionali scaduti, grazie alla clausola di “ultrattività”, garantiscono ai metalmeccanici gli aumenti fino alla sottoscrizione di un nuovo contratto, insieme al diritto ai 200 euro di welfare contrattuale. Per questo Fim, Fiom e Uilm rilanciano la battaglia per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici: in calendario c’è già il nuovo sciopero il 20 giugno per chiedere a Federmeccanica-Assistal di riprendere il negoziato e arrivare nel più breve tempo possibile ad una soluzione.

Advertisement
Continua a leggere

Economia

Vincenzo Celeste, ambasciatore italiano al Coreper: il napoletano in prima linea nelle decisioni Ue

L’ambasciatore Vincenzo Celeste rappresenta l’Italia al Coreper II, l’organismo chiave che collega gli Stati membri alle istituzioni Ue. Esperienza, competenza e un ruolo strategico.

Pubblicato

del

Sono figure spesso poco conosciute dal grande pubblico, ma decisive nel cuore dell’Unione Europea. Gli ambasciatori permanenti presso la Ue costituiscono il Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti), vero snodo tra gli Stati membri e le istituzioni europee. È questo organismo che prepara le decisioni più sensibili e rappresenta il primo filtro politico tra i governi e Bruxelles.

Negli ultimi anni, la loro importanza è cresciuta in modo esponenziale. Le grandi crisi – dalla pandemia al conflitto in Ucraina, dalle tensioni globali sui dazi al Green Deal – hanno imposto risposte rapide e coordinate. Durante il Covid, nonostante il lockdown, le riunioni del Coreper si sono tenute in presenza, consapevoli che le delicatezza degli scambi diplomatici richiedeva contatti diretti e continui. E ancora oggi, come nella riunione d’urgenza di ieri sui dazi, sono loro i primi ad agire.

Chi è Vincenzo Celeste, la voce dell’Italia nel Coreper II

A rappresentare l’Italia nel Coreper II, il gruppo che affronta i dossier politici più delicati – politica estera, difesa, commercio, fisco – è Vincenzo Celeste (foto in evidenza di Imagoeconomica), ambasciatore permanente presso l’Unione Europea dal 17 aprile 2023. Napoletano, con un profilo istituzionale di altissimo livello, Celeste è un profondo conoscitore dei meccanismi europei e delle dinamiche brussellesi.

Il suo percorso inizia già nel cuore della Rappresentanza italiana a Bruxelles, dove è stato primo consigliere d’ambasciata dal 2005 al 2010. Successivamente ha assunto il ruolo di coordinatore a Palazzo Chigi per le procedure di infrazione Ue, maturando una visione precisa della dialettica tra istituzioni italiane ed europee.

Ha poi affiancato Enzo Moavero Milanesi come consigliere diplomatico e vicecapo di gabinetto alla Farnesinadurante il mandato da ministro per gli Affari europei, consolidando ulteriormente il suo profilo tecnico-politico.

Dal 2019 al 2023 è stato direttore generale per l’Europa e la politica commerciale internazionale al Ministero degli Esteri, un incarico cruciale in anni dominati da trasformazioni geopolitiche e guerre commerciali.

Un ruolo strategico per l’Italia

Celeste non è solo un esperto tecnico. In un’Europa in continua ridefinizione, la sua figura rappresenta la capacità dell’Italia di contribuire alle scelte più complesse con autorevolezza e competenza. Il Coreper è infatti il luogo dove si forgia il compromesso, dove i Paesi negoziano le decisioni prima che arrivino sul tavolo dei ministri o del Consiglio europeo.

L’esperienza e il radicamento europeo dell’ambasciatore Celeste permettono all’Italia di avere una voce solida, capace di incidere nelle trattative su dossier sensibili come dazi, sicurezza energetica, difesa comune e aiuti di Stato.

In un’epoca in cui i cittadini chiedono all’Europa risposte più rapide ed efficaci, il lavoro quotidiano di figure come Celeste è ciò che rende possibile la costruzione di un’Unione coesa e reattiva.

Continua a leggere

Economia

Unicredit contro il governo: uso illegittimo del golden power sull’Ops Banco Bpm

Unicredit attacca il governo per l’uso del golden power sull’offerta pubblica di scambio per Banco Bpm. Attesa una risposta da Roma e dalla Commissione Ue.

Pubblicato

del

Il giorno dopo la decisione del Tar del Lazio che ha parzialmente accolto il ricorso di Unicredit, la banca guidata da Andrea Orcel (nella foto Imagoeconomica in evidenza) alza i toni contro il governo. Al centro dello scontro c’è l’uso del golden power sull’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Unicredit per acquisire Banco Bpm. Secondo l’istituto di piazza Gae Aulenti, il governo avrebbe esercitato un “uso illegittimo” dello strumento e promosso “comunicazioni e campagne ingiustificatamente aggressive e spesso fuorvianti”.

Le accuse di Unicredit

L’istituto contesta il clima creatosi intorno all’operazione, che avrebbe danneggiato gli azionisti di Banco Bpm e ostacolato un confronto ordinato. Unicredit precisa che, in condizioni normali, l’offerta avrebbe potuto essere migliorata, anche se non si fa riferimento diretto a un rialzo del prezzo, quanto piuttosto a parametri tecnici come i concambi. Si attende ora la reazione del governo, che potrebbe modificare il Dpcm oggetto della sentenza del Tar.

Le mosse attese

Il Consiglio di amministrazione di Unicredit non è ancora stato convocato, ma si ipotizza una riunione nei prossimi giorni, anche alla luce della lettera attesa dalla Commissione Ue. Anche la Consob è in attesa della missiva europea per poter avere un quadro più chiaro della situazione e definire l’eventuale proseguimento dell’operazione.

Secondo osservatori di mercato, la decisione del Tar consente comunque a Unicredit di procedere con l’offerta, dal momento che sono stati annullati i due punti più critici sul piano della sostenibilità economica dell’operazione.

Il nodo Russia e il ruolo della Bce

Unicredit ha colto l’occasione anche per chiarire la propria posizione sul nodo della controllata in Russia, altro tema sensibile agli occhi del governo. La banca precisa che la competenza in materia è della Bce e che già sta ottemperando alle richieste dell’autorità bancaria europea. Il disimpegno dalla Russia, evidenzia l’istituto, non è semplice, in quanto vincolato a decisioni unilaterali della presidenza russa.

Conclusione amara

Il comunicato di Unicredit si chiude con parole pesanti: “Gli azionisti di Banco Bpm sono stati esposti non solo all’uso illegittimo del golden power, ma anche a comunicazioni fuorvianti che hanno screditato offerta e offerente”. Una dura stoccata all’esecutivo, mentre il mercato e le autorità attendono ora le prossime mosse per capire se l’Ops potrà andare avanti oppure sarà bloccata da nuovi ostacoli istituzionali.

Continua a leggere

Economia

Dai controdazi al ‘bazooka’, l’arsenale europeo

Pubblicato

del

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parla di un “doppio binario” sui dazi, tra la diplomazia delle trattative e l’esibizione muscolare delle possibili contromisure. Tra dazi, contro-dazi, pacchetti pronti e sospesi e pacchetti in preparazione, la guerra commerciale appare un intricato labirinto. E, per stare al linguaggio bellico, include anche un ‘bazooka’ che potrebbe colpire le Big Tech Usa, e l’ ‘arma nucleare’ o ‘bomba atomica’ dello strumento anti-coercizione, chiesto dal presidente francese Emmanuel Macron.

* CONTRODAZI DA 21 MILIARDI CONTRO I DAZI SULL’ACCIAIO. Le prime risposte Ue ai dazi mirati di Trump valgono poco meno di 21 miliardi di euro. Tutto è cominciato lo scorso 12 marzo, quando l’amministrazione Usa ha reintrodotto dazi del 25% sia sull’acciaio che sull’alluminio europeo. In risposta, l’Ue ha approvato un pacchetto articolato in tre fasi, pensato per colpire simboli e settori politicamente sensibili per Washington: un primo scaglione da 3,9 miliardi prende di mira prodotti iconici come le moto Harley-Davidson, i jeans Levi’s, il burro d’arachidi, il tabacco e una selezione di articoli per la cura della persona. Si aggiungono dazi su acciaio, elettrodomestici e tech leggero. Una seconda e una terza tranche (da 13,5 e 3,5 miliardi) si spingono più a fondo: colpiscono carni e pollame dal Midwest, legname del Sud, cereali, fast-food, moda, cosmetici, e perfino la soia della Louisiana. Il pacchetto è congelato fino alla mezzanotte del 14 luglio, ma von der Leyen ha già chiarito che lo stop sarà prorogato.

* I CONTRODAZI DA 72 MILIARDI CONTRO I DAZI ‘UNIVERSALI’. Un secondo pacchetto Ue da 72 miliardi di euro è la risposta ai dazi “universali” del 10% annunciati dalla Casa Bianca tra il 5 e il 9 aprile. Le contromisure, inizialmente valutate in 95 miliardi di euro e poi limate, riguardano un mix di beni industriali, prodotti agroalimentari di alta gamma, dal bourbon del Kentucky alle aragoste del Maine, passando per agrumi, cosmetici e moda. La lista è in fase avanzata di approvazione da parte degli Stati Ue.

* IL BAZOOKA SULLE BIG TECH. Vero e proprio spauracchio per la Corporate America è l’ipotesi che l’Ue vada a colpire i servizi digitali, dove le Big Tech Usa la fanno da padrone. Di volta in volta si parla di accise digitali su pubblicità o intermediazioni, di una digital service tax comunitaria (esiste già in diversi Paesi). Le grandi piattaforme online americane però temono soprattutto che Bruxelles applichi fino alle estreme conseguenze le recenti riforme del Digital Service Act e Digital Markets Act: impongono obblighi su trasparenza, concorrenza e moderazione dei contenuti e, in caso di violazioni, fioccano multe fino al 10% del fatturato globale annuo o l’esclusione dal mercato europeo.

* IL MECCANISMO ANTI-COERCIZIONE. C’è poi l’arma estrema, il Meccanismo anti-coercizione (Aci), invocato da Parigi come lo scudo definitivo dell’Unione. Nato sull’onda delle ritorsioni cinesi contro la Lituania per le sue relazioni con Taiwan, consente all’Ue di reagire a pressioni economiche esterne con misure rapide e proporzionate: dazi, restrizioni su investimenti e servizi, esclusione da appalti pubblici, perfino la revoca di diritti di proprietà intellettuale. Serve a difendere l’autonomia strategica europea ed è già operativo dal 2023.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto