“Osserviamo un incremento di malattie batteriche invasive da meningococco e da pneumococco, infezioni che hanno circolato poco in pandemia, facendo venire a mancare l’immunità naturale nella popolazione generale. Di qui la recrudescenza dei casi che vediamo negli ultimi mesi”.
A mettere in guardia è Giancarlo Icardi, coordinatore Comitato Scientifico della Società Italiana d’Igiene e medicina della Prevenzione (SItI), che precisa: “fortunatamente abbiamo dei vaccini, ma le coperture non sono ancora sufficienti e sono calate a causa dell’effetto-Covid”. Per le patologie batteriche invasive esiste un sistema di sorveglianza a cura dell’Istituto Superiore di Sanità che nel triennio della pandemia, spiega Icardi, “ha rilevato una diminuzione dei casi, come visto anche per altri virus, perché le misure protettive messe in campo contro il Covid-19 funzionavano anche per altre patologie a trasmissione aerea”: di malattie invasive da menigococco sono stati registrati 170 casi nel 2018, 190 nel 2019 e 74 nel 2020. Di quelle da pneumococco 1.547 nel 2018, 1.679 nel 2019 solo 499 nel 2020. “Queste malattie, come atteso, si sono ripresentate in modo più intenso ora che il Sars-Cov-2 è in ritirata, come si vede anche dai casi di cronaca sulle pagine dei giornali, come quello della 27enne romana morta per una meningite batterica”.
Normalmente i batteri restano in gola, come avviene nei ‘portatori sani’ non provocando particolari conseguenze. Se però arrivano in circolo nel sangue, provocano sepsi e se superano la barriere cerebrale, causano encefalite. Febbre alta, dolore o rigidità del collo, forte mal di testa, vomito, convulsioni sono i sintomi che dovrebbero allertare. “In questi casi, pur se non frequentissimi, le conseguenze possono essere gravi: il decorso è molto rapido e chi si ammala spesso muore o ne porta conseguenze per tutta la vita, come nel caso di Bebe Vio”, precisa. I contagi sono più frequenti “nei bimbi piccoli e negli adolescenti (veniva chiamata la ‘malattie delle caserme’, perché legata a luoghi sovraffollati), popolazioni per le quali è raccomandato il vaccino”.
Il vaccino contro meningococco è offerto in tutte le Regioni per tutti i nuovi nati dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 e dal Piano 2023-25: ne esiste uno per il meningococco di tipo B e uno tetravalente contro i ceppi A, C, W e Y. Per i bimbi nel primo anno di vita le coperture sono intorno al 70%, soddisfacenti anche se non ottimali. Il vaccino non dà immunità permanente, per questo si prevede una seconda immunizzazione anche in età adolescenziale. Ma tra gli adolescenti le coperture sono molto basse: pre pandemia non raggiungevano il 45% e dal 2020 c’è stato un deciso calo”, spiega Icardi.
Chiunque, però, anche se non presenta condizioni di rischio, può farlo a pagamento. Un caso a parte è la Toscana dove, dal 2015, c’è stato un aumento dei casi di meningococco C anche tra gli adulti, che ha richiesto misure mirate. Anche per lo pneumococco è disponibile un vaccino offerto gratuitamente a tutti i nuovi nati e, in questo caso, anche agli over 65, agli immunodepressi e ai malati cronici (di diabete, malattie respiratorie o cardiache), soggetti nei quali questo batterio è una delle più frequenti cause di polmonite.