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Cronache

Paura in Molise, ritrovata viva la bimba di 5 anni scomparsa per 15 ore

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E’ da poco passato mezzogiorno quando, dopo quasi 15 ore di angoscia, arriva la svolta. La piccola Nicole Del Gobbo, 5 anni, sta bene. Infreddolita, con qualche graffio, ma sta bene. La ritrovano a circa due chilometri da casa, dall’abitazione di famiglia nelle campagne di Sant’Angelo Limosano, piccolo comune della provincia di Campobasso. La casa dalla quale la bambina si era allontanata ieri sera intorno alle 21.30 si trova in una zona molto isolata, in una contrada a una decina di minuti di macchina dal paese, ed e’ accanto ad un bosco. Siamo a quasi 900 metri di altitudine, un posto dove, nonostante il calendario e’ ad aprile, in queste ore e’ caduto ancora qualche fiocco di neve e la temperature di notte e’ scesa sotto zero. Nicole, stando a quanto hanno riferito i familiari, si sarebbe allontanata da casa dopo un rimprovero della mamma. La donna dopo aver alzato la voce con la piccola, l’ha lasciata in cucina davanti alla tv per andare in un’altra stanza dell’edificio per allattare l’altro figlio neonato. Quando e’ tornata, una ventina di minuti piu’ tardi, ha trovato la finestra del piano terra aperta con una sedia accostata al termosifone che e’ proprio sotto la finestra. La bambina era svanita nel nulla. La donna ha dato subito l’allarme e pochi minuti dopo e’ stata fatta denuncia di scomparsa nella caserma dei carabinieri del paese. E’ scattata cosi’ una drammatica notte di ricerche, ricerche al freddo che sono proseguite poi anche al mattino con un impressionante dispiegamento: hanno partecipato centinaia di persone tra forze dell’ordine e volontari; si sono mobilitati gli abitanti di tutti i paesi della zona, l’intero Molise e’ rimasto con il fiato sospeso per ore in attesa di notizie.

 

Quelle notizie, che ridanno la gioia a tutti, che sono arrivate poco dopo mezzogiorno quando la piccola e’ stata localizzata grazie a un rilevatore termico dall’elicottero della Polizia. Era tra la vegetazione. Subito e’ stata avvolta in una coperta termica, rifocillata e messa sull’elicottero che poco dopo e’ atterrato nel vicino campo sportivo di Sant’Angelo. Ed e’ li’ che si e’ concentrato in pochi istanti tutto il paese tra lacrime e abbracci. La bambina e’ stata visitata da un medico e poi trasferita all’ospedale Cardarelli di Campobasso per accertamenti. Il primo familiare a riabbracciarla e’ stato il nonno. “Mia nipote sta bene, ha solo qualche graffio – ha raccontato l’uomo pochi istanti dopo -, era tra i cespugli a due chilometri da casa. Ci ho parlato, appena mi ha visto mi ha subito riconosciuto e mi ha sorriso. E’ viva per miracolo – ha aggiunto – visto il freddo di questa notte”.

Ritrovata la bimba scomparsa in Molise

Per ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto sono ora in corso le indagini della Procura e delle forze dell’ordine che prima del ritrovamento della bambina hanno sentito a lungo i genitori e altri parenti. Dopo l’esito positivo delle ricerche la Prefettura di Campobasso ha fatto sapere che in mattinata, prima del ritrovamento, si e’ tenuto un vertice al Palazzo di Governo. Con il Piano di ricerca delle persone scomparse, scattato nella notte, alle operazioni hanno partecipato Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Stradale, Vigili del Fuoco, Protezione civile, 118, Corpo nazionale del Soccorso Alpino.

Nei pressi dell’abitazione della bambina e’ stato istituito un “Posto di Comando Avanzato” da parte dei Vigili del fuoco che e’ rimasto in costante contatto con le forze dell’ordine, i volontari, la Prefettura e il sindaco del paese William Ciarallo. “La macchina dei soccorsi messa a punto dalla notte scorsa, anche attraverso squadre di volontari e con l’ausilio di droni, unita’ cinofile e elicotteri – hanno evidenziato i vertici del Palazzo di Governo – ha consentito di fronteggiare in maniera corale la complessa situazione”.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cronache

Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Cronache

Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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