Parla Armida Filippelli, candidata alle primarie del Pd in Campania: vorrei discutere di lavoro, sicurezza, decoro delle città, qualità della vita, immigrazione e tanto altro, non di chiacchiere in politichese
L’hanno voluta quelli dell’area che fa riferimento a Nicola Zingaretti. È piaciuta ed è assai stimata anche dall’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando che a Napoli è rappresentato dal giovane ancorché bravo dirigente, Marco Sarracino. O meglio, è stato Nicola Zingaretti che in Campania, al fine di evitare il pantano di un correntismo sfrenato, ha provato ad aprire il partito a personalità esterne sì ma con sentimenti e sensibilità che fanno da sfondo alla storia dei Democrat, persone che siano non legate alla vecchia nomenclatura di partito ma che siano capaci di intercettare quel voto a sinistra e a centro di un elettorato che non ne può più della politica usata come potere.
Così, Armida Filippelli, si è ritrovata ad essere, fors’anche suo malgrado, la candidata in Campania di più alto profilo dal punto di vista dell’apertura del partito verso l’esterno, verso quella che pomposamente viene definita società civile.
La preside Filippelli per anni è stata la dirigente della scuola pubblica maggiormente impegnata in battaglie coraggiose contro la dispersione scolastica, per riportare a scuola ragazzi in zone di Napoli difficili, provenienti da famiglie che di formazione e istruzione se ne infischiavano. Lei è tra le promotrici del progetto Chance – maestri di strada – e di mille altri progetti per la legalità che hanno sempre messo al centro di ogni politica di recupero di Napoli, della Campania e del Sud non la repressione poliziesca (che pure ha da avere un suo ruolo) ma lo schieramento di un esercito di maestri. La scuola, ha sempre ragionato questa donna che oggi è scesa in campo per fare politica nel Pd, è l’unica medicina per combattere il cancro della criminalità, le ingiustizie, le diseguaglianze, la mancanza di lavoro. Basta sentirla rispondere con candore alla prima domanda per capire che lei non ha nulla a che vedere con tutto il vecchiume partitocratico. Non del Pd, per carità. Del sistema dei partiti tutto.
Allora preside Filippelli, lei dunque sarà la candidata della corrente di Nicola Zingaretti e di Orlando alle primarie in Campania?
Nicola Zingaretti mi ha chiesto di candidarmi, e però io sono candidata alla segreteria regionale del Pd. Dunque mi candido a rappresentare l’intera comunità del Pd e non di una corrente o di un pezzo. Sia Zingaretti che l’onorevole Orlando hanno sempre dimostrato con i fatti che l’unità del Pd veniva e viene prima delle legittime ambizioni personali di chiunque.Vorrei che fosse chiara una cosa anche a lei che mi fa delle domande e per questo la ringrazio.
Prego..
Io voglio parlare di cose da fare, problemi della gente, questioni che toccano la qualità della vita, la nostra istruzione, il valore della scuola come ascensore sociale, la sicurezza, il fenomeno migratorio, la difesa dello Stato sociale, l’occupazione. Se lei intende farmi domande su queste cose forse sono capace di risponderle usando anche la mia esperienza di dirigente scolastico.Di correnti, camarille o di chi comanda e che cosa, mi sa che ha sbagliato persona. Glielo dico senza offesa: non le capisco queste cose. Proprio non saprei che cosa dirle.
Bene, chi l’ha chiamata nel partito quando si è saputo della sua candidatura?
Tante persone che mi vogliono bene e che vogliono bene al Pd e che vorrebbero vedere tornare protagonista questa forza politica. Ma non solo militanti o dirigenti del partito, anche tante altre persone che non hanno un grande feeling con i partiti in genere.
Nicola Zingaretti. Si candida a riunire un partito litigioso e sfilacciato. In Campania lui e Orlando hanno puntato su Armida Filippelli
Le avranno fatto una telefonata almeno quei dirigenti del partito legati a Zingaretti o ad Orlando?
Mi hanno chiamato miei ex alunni, insegnanti, amiche, amici, fratelli, parenti, il farmacista sotto casa, il salumiere e anche persone che hanno fatto la storia del Pd in Campania. Mi hanno spronata. Sono persone che sono stanche proprio del bla bla bla della politica cui mi sta costringendo anche lei che mi vuole far discutere di correnti, boss, tessere. Ma davvero lei crede che oggi la gente del Pd s’interessi di queste cose?
Mi dica una cosa: le farebbe piacere se Vincenzo De Luca votasse per lei e desse indicazioni di voto per lei?
Guardi, il Presidente De Luca ha da fare un lavoro importante: governare la Regione Campania. E temo che non sia la cosa più semplice di questo mondo. Ciò detto, qualunque cosa scelga di fare il presidente, per me è importante che si possa restituire al Pd il centro della scena politica del Paese parlando di persone, di problemi da risolvere e non di questioni in politichese che non capisce nessuno. Spero sia finita questa parte dell’intervista di cui non si riesce a fare a meno nel giornalismo. A me non piace e davvero non capisco.
Vincenzo De Luca. Il presidente della giunta regionale della Campania è considerato vicino alla mozione di Maurizio Martina
La gente vuole capire che cosa accade nel Pd…
Accade che si fanno le primarie. Accade che una forza politica invece di scegliersi i dirigenti per cooptazione, “tengo famiglia” o per ortodossia se li sceglie con le primarie. Si chiama democrazia. Praticarla è un bene. E poi, se mi permette, davvero credo che alla maggioranza delle persone che andranno a votare alle primarie non interessi nulla di queste cose sulle correnti, le questioni personali. Le persone vogliono parlare, vogliono contare, vogliono capire che cosa pensiamo rispetto a temi cruciali come lavoro, previdenza, sicurezza, istruzione, decoro, lotta alla criminalità organizzata e comune etc etc etc.
Ah, bene. Allora le faccio una domanda marzullesca. Si faccia una domanda e si dia una risposta!
Bene, allora le faccio io delle domande.
Pure…?
Lei crede che a Napoli si possa parlare di come è ridotta la stragrande maggioranza delle aree verdi, dei parchi cittadini? Lei crede che si possa e si debba parlare delle scuole pubbliche e in quali condizioni sono tenute e dove mandiamo per diverse ore al giorno i nostri figli? Lei pensa forse che sia il caso di occuparci del decoro urbano, della sporcizia, del fatto che dovremmo presentare alle migliaia di turisti che sono tornati a Napoli una città efficiente, bella, pulita, a misura di turista? Lei crede che sia il caso di occuparci di qualità della vita in una città che è in fondo a tutte le classifiche quanto a vivibilità? Lei crede che sia importante provare a rimettere al centro del dibattito politico nazionale la questione occupazione a Napoli? Lei crede che Bagnoli sia davvero una questione da risolvere o vogliamo lasciare uno dei quartieri più belli di Napoli in quella situazione di penoso abbandono? Lei crede che sia il caso di rivedere tutta l’organizzazione dei trasporti su gomme, su ferro, funicolari già che la mobilità in una città come Napoli è cruciale?
Credo sia essenziale che ne parliate…
Bene. Io vorrei parlare di queste cose e di tante altre, come ad esempio del Porto di Napoli, una volta la più grande azienda economica della città. Non possiamo più sopportare le tempeste di smog che le navi ci lasciano in regalo perchè non siamo mai stati capaci di elettrificare questo pezzo così importante di Napoli. Vorrei parlare della costa campana ma anche e soprattutto di quello straordinario patrimonio che si chiama agricoltura, boschi, paesaggio, biodiversità rappresentato da città come Caserta, Avellino, Benevento, Salerno che non sono enormi città come Napoli ma danno un contributo enorme alla Campania sotto il profilo economico, culturale, commerciale.
Bene, ha un sacco di idee. Farà tutto lei?
Assolutamente no. Io sono solo una delle tante persone che daranno vita ad un programma fatto di punti concreti di cose da fare. Ci saranno gruppo tematici che si occuperanno di problemi e soluzioni. Perchè, come lei stesso ammetterà, nessuna di queste cose che le ho accennato rappresenta un momento edificante della politica di Napoli che è la capitale del Mediterraneo e del Sud. Se riusciamo a tornare a parlare di politica abbiamo già vinto la sfida. E io vorrei poterlo fare nel Pd, un partito davvero democratico. Perchè nel Pd si discute, si vota.
E poi si litiga sempre.
È una provocazione la sua. Non si litiga sempre. Si litiga anche. L’importante poi è fare il bene comune e non i propri interessi di bottega.
Il Napoli approfitta dello scivolone dell’Inter e si riprende la vetta solitaria della classifica a quattro giornate dalla fine. Gli uomini di Antonio Conte superano 2-0 il Torino nel match del Maradona: decide la doppietta di Scott McTominay.
I padroni di casa partono subito forte, creando grosse difficoltà ai granata prima con un batti e ribatti nell’area avversaria e poi con un errore di Milinkovic-Savic sulla pressione di Lukaku, su cui è decisivo il salvataggio di Maripan. Al 7′ ci pensa il solito Scott McTominay a sbloccare la contesa: lo scozzese si avventa su un cross basso di Anguissa ed infila la sfera alle spalle di Milinkovic-Savic.
Tifosi scozzesi. Presenza fissa al Maradona
All’11’ i ragazzi di Paolo Vanoli provano a reagire con una conclusione di Adams, che però viene successivamente fermato per fuorigioco. Qualche minuto più tardi il Torino si spinge in avanti con l’ex Elmas, il cui tiro viene deviato sui piedi di Biraghi che fallisce il cross. Gli ospiti fanno possesso palla, ma ad andare a segno è ancora il Napoli: al 42′ Scott McTominay realizza la sua personale doppietta, trovando la deviazione vincente sul traversone di Politano.
Nella ripresa la squadra granata cerca di accelerare le operazioni per riaprire la sfida, ma fa fatica a rendersi pericolosa dalle parte di Meret. Nel frattempo Antonio Conte deve fare i conti con gli infortuni di Buongiorno ed Anguissa, che vengono rispettivamente rilevati da Marin e Billing. Quest’ultimo è subito protagonista poiché al 61′ colpisce una clamorosa traversa su cross di Spinazzola. Al 78′ il neo-entrato Karamoh lascia partire un traversone insidioso, ma Olivera è attento e lo prolunga in calcio d’angolo.
Il secondo tempo del Napoli non è affatto fortunato sotto il punto di vista degli infortuni, dato che anche Lobotka accusa qualche problema fisico: lo slovacco viene sostituito a pochi minuti dal termine. Nel finale gli azzurri amministrano il 2-0 e portano a casa una vittoria fondamentale in ottica Scudetto. In virtù di questo successo, infatti, il Napoli torna in testa alla classifica salendo a 74 punti, a +3 sull’Inter. Nel prossimo turno i campani saranno impegnati nella trasferta del Via del Mare contro il Lecce, in programma sabato.
Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti
Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.
Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).
Il cordoglio della città e della comunità filippina
La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.
Le drammatiche immagini dell’incidente
Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.
Il dolore delle autorità
Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.
Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.
Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.
Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.
Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.
“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.
Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.