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Cronache

Papa: indagine su diocesi Colonia dopo dossier abusi

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Papa Francesco ha ordinato una visita apostolica all’arcidiocesi di Colonia per fare luce sugli “errori commessi” nella gestione dei casi di abusi sessuali sui minori. A tal fine, ha reso noto oggi la stessa arcidiocesi tedesca dopo l’annuncio dato con una lettera dalla Nunziatura di Berlino, il Pontefice ha nominato visitatori apostolici il cardinale Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma, e monsignor Johannes van den Hende, vescovo di Rotterdam e presidente della Conferenza episcopale olandese, i quali indagheranno sui casi di abuso portati alla luce dal recente dossier indipendente promosso dalla curia di Colonia e sulle relative coperture. “Durante la prima meta’ di giugno, gli ambasciatori della Santa Sede avranno un quadro completo della complessa situazione pastorale nell’arcidiocesi”, ha fatto sapere l’arcivescovado, e allo stesso tempo “degli errori commessi” dal cardinale Rainer Maria Woelki e dall’arcivescovo di Amburgo (attualmente sospeso dal Papa) mons. Stefan Hesse, gia’ vicario a Colonia, e dai vescovi ausiliari mons. Dominikus Schwaderlapp e mons. Ansgar Puff (entrambi esonerati nel marzo scorso dal card. Woelki) nel trattare casi di abuso sessuale. “Ho gia’ informato in modo esauriente il Santo Padre a Roma sulla situazione nella nostra arcidiocesi a febbraio – ha spiegato il card. Woelki in una nota -. Accolgo con favore il fatto che il Papa si stia facendo un’immagine dell’indagine indipendente e delle sue conseguenze con la visita apostolica. Sosterro’ con piena convinzione il cardinale Arborelius e il vescovo Van den Hende nel loro lavoro”. Era stato presentato il 18 marzo scorso il “Rapporto indipendente sulla lotta agli abusi sessuali nell’Arcidiocesi di Colonia”, commissionato ad ottobre 2020 dallo stesso arcivescovo Woelki, e frutto di un’indagine svolta dallo studio legale Gercke & Wollschlager. Il documento, ampio oltre 800 pagine, copre il periodo che va dal 1975 al 2018 con l’obiettivo di identificare eventuali mancanze e violazioni legali esistenti, nonche’ i responsabili. In particolare, il Rapporto riferisce di 314 vittime di abusi sessuali, tutti minori tranne uno, e di 202 aggressori, di cui quasi due terzi appartenenti al clero. L’indagine ha profondamente scosso quella che e’ tra le maggiori diocesi tedesche (si pensi solo che il bilancio dell’arcidiocesi di Colonia supera quello della Santa Sede), gettando pesanti ombre anche sulle responsabilita’ del precedente arcivescovo, il cardinale Joachim Meisner, morto nel 2017, gia’ amico fraterno di papa Benedetto XVI. Intanto, un altro vescovo polacco, mons. Tadeusz Rakoczy, 83 anni, e’ stato punito dalla Santa Sede a causa dell’insabbiamento di casi di pedofilia da parte dei preti della sua ex diocesi di Bielsko, nel sud della Polonia. Lo ha reso noto il comunicato pubblicato oggi dalla metropoli ecclesiale di Cracovia, di cui la diocesi di Bielsko fa parte. A mons. Rakoczy, vescovo a Bieslko fra 1992 e il 2013 (dopo aver lavorato per 14 anni presso la Segreteria di Stato vaticana) e’ stato vietato di partecipare alle celebrazioni religiose e agli incontri pubblici nonche’ alle sedute dell’episcopato, a seguito del procedimento avviato in base al Motu Proprio di papa Francesco ‘Vos estis lux mundi’. Il prelato dovrebbe invece dedicarsi “alla preghiera e alla penitenza” e versare una somma per la fondazione dei vescovi polacchi che assiste le vittime della pedofilia. La decisione della Santa Sede segue la denuncia di una delle vittime, Janusz Szymik, che oggi ha 49 anni, che ha accusato mons. Rakoczy insieme con il cardinale Stanislaw Dziwisz, ex segretario di Giovanni Paolo II e a capo dell’Arcidiocesi di Cracovia fra il 2005 e il 2016, di aver coperto per anni il suo parroco, nella diocesi di Bielsko, colpevole degli atti pedofili nei suoi confronti compiuti fra il 1984 e il 1989. Oltre a mons. Rakoczy finora sono stati puniti dal Vaticano per insabbiamento o pedofilia diversi vescovi polacchi: il cardinale Henryk Gulbinowicz, mons. Edward Janiak, mons. Slawoj Leszek Glodz. Il 12 maggio scorso per lo stesso motivo ha rinunciato all’incarico mons. Jan Tyrawa. I media ricordano che dopo la recente udienza col Pontefice del nunzio apostolico a Varsavia (ricevuto in Vaticano il 15 aprile scorso), l’intero episcopato polacco e’ stato invitato dal Papa a recarsi in Vaticano con la visita “ad limina apostolorum” a cavallo fra settembre e ottobre prossimi.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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