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Cronache

Papa, gente senza etica strumentalizza morte Ratzinger 

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Il Papa lascia l’Africa e in particolare due Paesi insanguinati, per ragioni diverse, dalla guerra. In Congo e in Sud Sudan ha visto la tragedia umanitaria legata a decenni di conflitti e quindi, con lo sguardo al pianeta intero, lancia un allarme: “Il mondo è in autodistruzione, fermiamoci in tempo” perché se si asseconda “l’escalation non sai dove vai a finire”. Il riferimento è all’Ucraina ma non solo. Francesco cita Siria, Yemen, Myanmar e i tanti conflitti in America Latina. Il Pontefice – che ha incontrato i giornalisti insieme all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e al Moderatore della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields – non si sottrae alle domande sui veleni in Vaticano e dice che “la morte di Benedetto è stata strumentalizzata”. 

Torna a parlare anche di omosessualità e dice che è “un peccato” condannare i gay. Infine annuncia i suoi prossimi viaggi: Lisbona e Marsiglia ma nei suoi desideri c’è anche la Mongolia, forse a fine settembre, e l’India il prossimo anno. Il Papa – mentre le grandi potenze sono inviano armi in Ucraina e pensao di rafforzare i loro arsenali – torna a condannare il commercio di armi e “l’escalation”, con la quale si va “di bomba in bomba e non si sa dove va a finire”. 

“Oggi credo che nel mondo questa sia la peste, la peste più grande, l’affare, la vendita delle armi”, ha ribadito. Quanto alla guerra in Ucraina (tra meno di venti giorni sarà un anno dall’inizio), “io sono aperto ad incontrare ambedue i presidenti, quello dell’Ucraina e quello della Russia, sono aperto per l’incontro. Se io non sono andato a Kiev è perché non è possibile per il momento andare a Mosca ma chiedo il dialogo”. Non è possibile perché Putin non ha voluto aprire neanche quella “finestrina negoziale” che il Papa chiese immediatamente attraverso l’ambasciata russa in Vaticano. “Ma non è l’unica guerra, io vorrei fare giustizia”, aggiunge snocciolando tutti i principali terreni toccati dai conflitti. Poi passa alle polemiche ‘in casa’: coloro che lo attaccano e per questo “strumentalizzano Benedetto sono senza etica, è gente di partito, non di Chiesa”. “Io lascio perdere, queste cose cadranno da sole, alcune non cadranno e si andrà avanti, come nella storia della Chiesa succede”, ha detto ai giornalisti in volo. 

“Alcune storie che si dicono, che Benedetto era amareggiato per questo o quell’altro, sono storie cinesi”, ha detto il Papa argentino traducendo in italiano un modo di dire della lingua spagnola riferito a cose inventate. E a usare quell’aggettivo, “amareggiato”, era stato mons. Georg Gaenswein, il segretario di Ratzinger, che dopo quello strappo con Papa Francesco vive praticamente in un ‘limbo’, con la sua carica di Prefetto che non esercita da due anni. Parlando con affetto di Benedetto, “una persona così brava, così di Dio, un Santo Padre della Chiesa”, rivela un aneddoto.

“Una volta io ho parlato del matrimonio delle persone omosessuali, che il matrimonio è un sacramento che noi non possiamo fare un sacramento ma c’è una possibilità” che siano tutelati per i beni o per la pensione con “la legge civile”. “Una persona, che si crede un grande teologo, tramite un amico di Papa Benedetto, è andato da lui e ha fatto la denuncia contro di me. Benedetto non si è spaventato, ha chiamato quattro cardinali teologi di primo livello e ha detto ‘spiegatemi questo’ e loro gliel’hanno spiegato e così è finita la storia”. Ratzinger dunque gli ha dato ragione. E sull’omosessualità ribadisce che “è peccato” condannare queste persone e “una ingiustizia” criminalizzarle, come oggi accade in una cinquantina di Paesi al mondo. Infine svela i suoi prossimi viaggi e a chi gli chiede se ancora sia in grado di fare visite così impegnative, come quella in Africa di questi giorni, risponde con una battuta: “L’erba cattiva non muore mai”. 

 

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Milano, diciottenne ucciso a colpi di pistola nella notte

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Nella notte scorsa assurdo delitto alla periferia di Milano. Un giovane diciottenne, di origine slava, è stato brutalmente ucciso con tre colpi d’arma da fuoco al torace in via Varsavia, vicino all’ortomercato. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione, il ragazzo si trovava a bordo di un furgone quando è stato avvicinato da un gruppo di individui che hanno aperto il fuoco.

I dettagli dell’aggressione dipingono un quadro di violenza e paura. La vittima, evidentemente ignara del pericolo, stava riposando all’interno del mezzo insieme a una donna, forse la sua compagna. Gli assassini hanno infranto i vetri del furgone per accertarsi della presenza di persone all’interno, prima di aprire il fuoco. Il giovane è stato soccorso tempestivamente dagli operatori del 118, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani: è spirato poco dopo il suo arrivo all’ospedale Policlinico.

La compagna del ragazzo, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco, ma è stata portata in ospedale in stato di choc, testimone impotente della tragedia che si è consumata sotto i loro occhi.

Le indagini sono ora nelle mani degli agenti della Polizia di Stato, impegnati a cercare di gettare luce su questo terribile crimine. La zona intorno all’ortomercato, come riportato dalle autorità, è nota per essere frequentata da roulotte e furgoni abitati, soprattutto da comunità nomadi. Tuttavia, quanto accaduto stanotte ha scosso la comunità locale e ha sollevato interrogativi su quanto sicure siano realmente queste aree.

Mentre la città si ritrova a piangere la perdita di un giovane vita spezzata troppo presto, ci si interroga anche su quali misure possano essere prese per prevenire simili tragedie in futuro. In un momento in cui la sicurezza pubblica è al centro delle preoccupazioni di tutti, è fondamentale che le autorità agiscano con fermezza per garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro abitudini di vita.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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