Papa Francesco è morto questa mattina, lunedì 21 aprile, alle 7.35. Il Pontefice si trovava a Roma, a Casa Santa Marta, dove era stato trasferito dopo il recente ricovero al Policlinico Gemelli. A dare l’annuncio è stato il cardinale Kevin Farrell: «Alle 7.35 il Vescovo di Roma è tornato alla casa del Padre».
Un pontificato iniziato nel segno di Francesco d’Assisi
Quando il 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio fu eletto Papa, la sua scelta di chiamarsi “Francesco” fu un segnale potente: mai nessun Pontefice aveva scelto il nome del santo di Assisi. «Non dimenticarti dei poveri», gli sussurrò il francescano Hummes subito dopo l’elezione. Lui accolse quell’invito nel cuore: «Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri».
Il Papa gesuita e “di strada”
Nato a Buenos Aires da una famiglia di origini piemontesi, cresciuto nel barrio Flores, Bergoglio era un prete di periferia, che prendeva il bus per andare nelle villas miserias, le baraccopoli argentine. Con un passato da perito chimico, a 21 anni entrò nel noviziato dei gesuiti. Lì maturò quella che lui stesso definì una profonda distanza dal “clericalismo elitario” e una predilezione per «le periferie esistenziali».
Un magistero dal Sud del mondo
Il suo pontificato ha rappresentato una rivoluzione nella visione del ruolo papale. Scelse di non vivere nell’Appartamento pontificio, restando nella sua camera a Santa Marta. Portava da solo la valigia e andava a cambiare gli occhiali nei negozi. Simboli di uno stile sobrio, normale, che rompeva con l’immagine imperiale del passato.
Il dialogo con l’Islam, l’Oriente e i dimenticati
Francesco ha allargato l’orizzonte del dialogo interreligioso, firmando il Documento di Abu Dhabi con il Grande Imam di Al-Azhar e incontrando il patriarca ortodosso di Mosca. È stato il primo Papa a visitare l’Iraq, a chiedere perdono ai Rohingya in Bangladesh, a sostenere i Mapuche e i popoli amazzonici. Il suo primo viaggio fu a Lampedusa, simbolo della “globalizzazione dell’indifferenza”.
Le riforme e la lotta agli abusi
Bergoglio ha avviato una profonda riforma della Curia e delle finanze vaticane, con un impulso forte alla sinodalità. Ha proseguito con fermezza la linea della “tolleranza zero” contro gli abusi, arrivando a ridurre allo stato laicale figure di alto rango come McCarrick e Becciu.
La forza del Vangelo senza sconti
Francesco ha riportato il cristianesimo all’essenziale, alle Beatitudini e al capitolo 25 di Matteo: fame, sete, povertà, malattia, emarginazione. Una visione profonda e inclusiva, che nel 2013 lo portò a dire: «Se una persona è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicare?».
La spiritualità delle viscere e della compassione
Nei momenti più alti del suo pontificato, Francesco ha mostrato la tenerezza delle viscere materne di Dio, come quando sotto la pioggia a Tacoblan, nelle Filippine, lasciò da parte il testo scritto e disse: «Io non so cosa dirvi. Il Signore sì, sa che cosa dirvi».
L’eredità di un Papa che ha aperto processi
«Il tempo è superiore allo spazio», ripeteva spesso Francesco. La sua missione non era quella di occupare, ma di aprire strade, come un altro Francesco gesuita: Saverio, morto guardando la Cina, sogno mai realizzato in vita. Bergoglio non è riuscito ad andare in Cina, ma come Saverio ha seminato per chi verrà. Perché – diceva – «Dio ci primerea», ci anticipa sempre.