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Pallavolo: l’Italia abdica, Polonia campione d’Europa

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All’Italia non riesce il bis agli Europei, ma esce comunque tra gli applausi del PalaEur. L’oro va alla Polonia dopo una finale mai veramente in discussione con il punteggio di 3-0 (25-20; 25-21; 25-23) per la squadra di Grbic che, a distanza di un anno, serve la sua vendetta dopo che l’11 settembre scorso era stata sconfitta in casa propria nella finale del mondiale. I polacchi ripagano gli azzurri, finiti stremati e in lacrime, con la stessa moneta, costringendoli ad accontentarsi di un argento che comunque non intacca il percorso fatto dai ragazzi di Fefé De Giorgi da dopo l’Olimpiade di Tokyo.

All’appuntamento, poi, non è voluto mancare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, arrivato pochi minuti prima dell’inizio del match e accolto dal ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, dal presidente Coni, Giovanni Malagò, dal presidente della CEV, Aleksandar Boricic e dal presidente FIPAV Giuseppe Manfredi. Punto dopo punto ha seguito la finale dallo sky box dell’impianto, insieme agli altri 11.300 spettatori che hanno mandato sold out il palazzetto, riempiendolo di striscioni e tricolori, ma anche rispettando, con assoluto silenzio, il minuto di raccoglimento in memoria della bambina scomparsa in seguito allo schianto della Freccia Tricolore a Torino.

Poi a prendersi la scena è stato il campo con gli azzurri costretti ad arrendersi in tre set e a veder festeggiare la Polonia che porta a casa il secondo titolo europeo della sua storia dopo quello vinto nel 2009 contro la Francia in Turchia. Un successo costruito già a partire dal primo set dove Leon (sontuoso per tutta la gara) e compagni non sono mai andati in affanno, imprimendo il proprio gioco fin da subito e portandosi immediatamente sul 4-1 e mantenendo il vantaggio fino alla fine quando al primo colpo hanno capitalizzato i 4 set point a disposizione.

A poco è servito anche il recupero lampo di Russo, mandato in campo dopo il problema alla caviglia accusato nel primo set contro l’Olanda ai quarti. A ogni salto è una smorfia di sofferenza, ma l’azzurro ha stretto i denti fino alla fine. Così come i suoi compagni, ai quali è bastato poco per capire che sarebbe stata una serata difficile. De Giorgi chiede di non perdere la calma, mentre più volte lo speaker del palazzetto invita i tifosi italiani a non fischiare i turni di battuta polacchi, per un annuncio rispettato a fasi alterne. Decisivo è poi il secondo set dove per la prima volta l’Italia riesce a mettere la testa avanti e con la partita che si trasforma in una battaglia di nervi fino al 15-15, quando poi la nazionale polacca conquista un mini vantaggio di tre punti che mantiene fino al 25-21 finale, chiudendo grazie all’errore in battuta di Michieletto.

Nel terzo e ultimo set, invece, sono tanti i rimpianti azzurri che sciupano un vantaggio di 4 punti sul 10-6, cedendo 25-23, nonostante un match point annullato eroicamente. A festeggiare, dunque, è la Polonia che riceve il trofeo direttamente dalle mani di Mattarella, mentre a completare il podio sono l’Italia (argento) e la Slovenia, vincendo il bronzo contro la Francia, superata al tie-break (15-11). Un risultato che consente alla nazionale di Cretu di restare sul podio per la terza edizione continentale di fila. La finale 3° e 4° posto ha anche contribuito all’incasso totale di 831.090 euro, il più alto di sempre per la pallavolo italiana.

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Tonali stop anche in Inghilterra, ma da agosto in campo

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Niente prolungamento di squalifica per Sandro Tonali, che potrà tornare a giocare a fine agosto, come inizialmente stabilito dalla Federcalcio italiana. La FA, la federcalcio inglese, ha dunque deciso di non allungare la sospensione del centrocampista italiano, limitandosi a comminargli uno stop di due mesi con la condizionale per la violazione delle regole anti-scommesse. Una sospensione che Tonali non dovrà scontare se non commetterà nuovamente il reato in questione.

Le autorità inglesi avevano aperto un procedimento a carico del nazionale italiano per una serie di scommesse illecite, all’incirca 50, effettuate tra il 12 agosto, ovvero il giorno del suo debutto in Premier League con la maglia del Newcastle, e il 12 ottobre, quando gli inquirenti italiani lo avevano interrogato a Coverciano, dove si trovava in ritiro con la nazionale. Oltre allo stop di due mesi, che verrà cancellato al termine del prossimo campionato se il reato non verrà commesso di nuovo, la Fa ha inflitto al centrocampista una multa di circa 25mila euro. Una sanzione tutto sommato leggera, favorita dalla confessione dello stesso Tonali che di fatto si era auto-denunciato alla procura sportiva inglese una volta emersa la violazione.

Una ricostruzione dei fatti confermata dalla stessa Fa nel notificare le motivazioni della sentenza: “Tonali ha sempre collaborato con le indagini e ha fornito anche il suo cellulare in modo da dare alla FA tutti gli elementi per trarre le proprie conclusioni. La federazione inglese ha basato la propria indagine sull’autodenuncia di Tonali, segnalando come attenuanti l’esistenza di una squalifica già in essere, quella stabilita dalla Figc, per violazioni che – se commesse in Inghilterra – avrebbero portato ad una squalifica massima di 6 mesi”. Nel corso della sua auto-denuncia, l’ex Milan aveva confessato di aver scommesso anche su quattro partite del suo Newcastle, puntando sempre sulla vittoria, e di aver sempre giocato non per vincere o guadagnare denaro, bensì perché affetto da ludopatia.

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Mercato: su Conte ora c’è il Chelsea, Milan ecco Martinez

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Sono sempre gli allenatori i protagonisti, almeno per ora, del calciomercato in Italia. Ha tenuto banco, per giorni, la questione di LOPETEGUI al Milan, con tanto di hashtag dei tifosi rossoneri contrari all’arrivo dell’ex ct della Spagna. Il quale ha fatto sapere di essere molto contrariato per l’accaduto e ora riflette sulla proposta del Manchester United, mentre al Milan salgono le quotazioni di MARTINEZ, attuale ct del Portogallo, FONSECA e DE ZERBI, che però ha una clausola rescissoria di 14 milioni con il Brighton. E a proposito di club inglesi: il Chelsea avrebbe deciso di esonerare Pochettino a fine stagione, e la prima scelta del patron del club, Todd Boehly, sarebbe CONTE.

Ci sarebbero già stato contatti con l’entourage dell’ex ct azzurro, che con il Chelsea ha vinto il titolo della Premier League nel 2017. Se il ritorno del tecnico leccese ai Blues si concretizzasse, potrebbe tornare a Londra per rimanerci LUKAKU, molto stimato da Conte. Il quale è nei piani anche del Napoli, che però ora potrebbe orientarsi su altri, in primis PIOLI, stimato da De Laurentiis.

Sulla scena è tornato anche MOURINHO, con uno spot in cui allude a Londra, forse non solo come sede della finale di Champions ma anche per un suo possibile futuro (il West Ham cerca un manager per la prossima stagione). A Bologna si registra il crescente interessamento del Tottenham per CALAFIORI e si cerca di risolvere i rebus THIAGO MOTTA, sempre in pole per la Juventus se andrà via ALLEGRI, e ZIRKZEE, per il quale si è rifatta sotto la Juventus. I bianconeri, con il ds Giuntoli, guardano anche a ZHEGORVA, 25enne esterno offensivo della nazionale kossovaro che gioca in Francia nel Lilla. Fonti vicine al giocatore riferiscono dell’interesse della Roma per CHIESA, mentre in casa Lazio si tenterà l’approccio con il Monza per COLPANI. IMMOBILE potrebbe rimanere a Formello, mentre al Milan, che per la difesa segue DIEGO CARLOS dell’Aston Villa (BUONGIORNO del Torino costa troppo), c’è Ibrahimovic che in prima persona sta cercando di risolvere la grana CAMARDA, giovanissimo bomber che ha appena compiuto 16 anni e quindi deve firmare il primo contratto.

L’agente Beppe Riso ha fatto delle richieste che il Milan ritiene troppo elevate, ‘Ibra’ si è arrabbiato, il Borussia Dortmund segue la questione a fari spenti ma con grande interesse. Il Napoli, che cederà OSIMHEN (il Paris SG è la destinazione più probabile), si sta invece muovendo per prendere DAVID dal Lilla e FERGUSON dal Bologna, Quest’ultimo però potrebbe rimanere dov’è perché vorrebbe giocare la Champions. KVARATSKHELIA avrà un adeguamento dell’ingaggio, pare a 4 milioni all’anno, così da poter respingere le lusinghe del Barcellona, al quale è stato proposto VERRATTI, già stanco del calcio del Qatar. Si è mossa anche l’Inter, che ha chiesto al Frosinone informazioni su BRESCIANINI.

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Ayrton Senna, trent’anni dopo: un mito e una bella persona

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Scusate il ritardo ma dopo trent’anni parlare di Ayrton che non c’è più a me fa ancora male. Soprattutto non mi piace celebrare una scomparsa. Per questo arrivo solo il giorno dopo.
L’ho conosciuto che correva in Formula Ford, si chiamava Ayrton Senna da Silva ma poi ha scelto di portare solo il cognome di sua madre, di origini napoletane e l’ho seguito durante la sua carriera, mi ha regalato molti scoop emozionanti ma il giorno che è morto non ero a Imola perché avevo l’esame di subacquea. E chi se la dimentica quella giornata: ero appena uscita dall’acqua per la prova per il brevetto open, ero a Sant’Angelo, nella mia Ischia. I miei colleghi sub mi dissero: vedi che Senna ha avuto un brutto incidente. Tornai di corsa a casa di mio fratello dove stavo in quei giorni ed accesi la tv giusto quando annunciarono che Ayrton era morto. E da allora io non me la sento di vedere la Formula 1.

Senna

Ogni volta ci provo ma troppi ricordi affollano la mia mente: Ayrton che pulisce il casco mentre siamo seduti sulle gomme nella prima intervista. Che mi fa entrare mentre sta girando uno spot pubblicitario a dispetto dello sponsor. Che si concede alle mie domande per l’Europeo mentre non parla con gli altri. Che telefona con me al mio direttore di allora, Marcello Sabbatini. E quando mi offre un suo pass per entrare al GP di Francia… E l’ultima intervista quando tutti dicevano che si sarebbe ritirato… E poi ai box suo fratello, mamma Joanna, l’impegno nel sociale per aiutare i bimbi sfortunati, la pastasciutta e quel messaggio registrato per un ragazzino ricoverato in coma all’ospedale di Imola . “Ana, non lo scrivere”, mi disse allora: pudico sempre quando faceva qualcosa per aiutare gli altri. Faceva tanto bene ma non lo diceva a nessuno. Una perdita vera, non solo per l’ automobilismo (un mondo al quale stava diventando scomodo quale paladino della sicurezza) e per la sua famiglia, ma per tutti, perché era un esempio positivo. Addio, Ayrton. Trent’anni dopo, un ricordo immutato.

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