Collegati con noi

Economia

Palenzona, disarmo in Generali e fusioni tra banche

Pubblicato

del

Il nuovo presidente della Fondazione Crt, Fabrizio Palenzona, auspica che le Generali possano recuperare la “tranquillità” che è mancata in occasione del rinnovo del cda lo scorso anno, quando i soci Mediobanca da una parte e Caltagirone-Delfin dall’altra, con l’appoggio dell’ente torinese allora guidato da Giovanni Quaglia, si sono date battaglia sulla riconferma del ceo Philippe Donnet.

“Il principio della tranquillità è sempre un principio sano” per la stabilità e la crescita delle imprese, ha dichiarato prima di intervenire a un convegno di Bain sul sistema bancario, dicendosi “contento” per la cedola appena staccata dal Leone, 1,16 euro per un rendimento del 6,4%. “Le fondazioni sono un elemento fondamentale per il terzo settore e traggono le capacità di essere efficaci dalle partecipazioni che hanno. Il buon andamento di queste attività – ha aggiunto durante il suo intervento – diventa un volano per il loro sviluppo”.

Ma Crt, oltre a Generali (1,61%), ha in portafoglio anche tante banche: UniCredit (1,9%) e Banco Bpm (1,8%), dove ha siglato un patto con altri enti e casse previdenziali, a cui si aggiunge una piccolissima quota in Mps, derivante dal salvagente gettato a Siena in occasione dell’aumento di ottobre. Così sul risiko bancario, dove il Banco viene visto un giorno come preda di Unicredit e l’altro come acquirente di Mps, dice: “le banche in cui siamo azionisti hanno dei manager che devono decidere e fare delle proposte. Io parlo da cittadino e dico che nel sistema ci sono ancora possibilità di aggregazione”.

Per ora uno dei ‘suoi’ manager, il ceo di Banco Bpm Giuseppe Castagna, ritiene che “la rotta stand alone” sia quella “migliore”, come dimostrerà anche l’aggiornamento del piano “a fine anno”: “abbiamo buoni risultati dopo tanta fatica e tanta riorganizzazione” mentre “quando fai operazioni va a finire che ti distrai”. Smentite, invece, le voci di una moral suasion del governo per un abbraccio con Siena: “no, oggettivamente no”.

Palenzona, che da presidente di Prelios vede “a buon punto” la cessione del gestore di credito deteriorato al gruppo Ion, promette, da parte delle fondazioni, “un grande supporto” a tutte le partecipate: “siamo investitori di medio e lungo periodo che non scappano quando ci sono difficoltà”. E momenti complessi potrebbero non mancare: se lo scenario macro è meno fosco di quanto apparisse a fine 2022, quando la recessione era data per scontata, ora, afferma Castagna, il rischio principale è quello di una “stretta creditizia” causata dell’impennata del costo del denaro e dalla “continua” richiesta di capitale da parte della Bce. “Stiamo facendo -30% sui mutui residenziali” e “lo stesso fanno le imprese che rallentano”, avverte Castagna. Che sugli extraprofitti delle banche dice no alla remunerazione del conto corrente: “non è un investimento”, se i clienti cercano rendimenti “la banca offre tutto”.

Advertisement

Economia

Dichiarazione dei redditi al via, dal 30 la precompilata

Pubblicato

del

Parte la stagione della dichiarazione dei redditi. Da mercoledì pomeriggio la precompilata 2025 sarà disponibile in modalità consultazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate. I modelli già predisposti contengono i dati in possesso del fisco oppure inviati dagli enti esterni, come datori di lavoro, farmacie e banche. Sono complessivamente circa 1,3 miliardi le informazioni trasmesse per la stagione dichiarativa in corso. Dal 15 maggio sarà poi possibile modificare e inviare i modelli dichiarativi. I contribuenti potranno anche quest’anno optare per il 730 semplificato, che nel 2024 è stato scelto da oltre metà della platea. Con questa modalità la compilazione è facilitata e il il cittadino non deve più conoscere quadri, righi e codici ma viene guidato fino all’invio della dichiarazione.

Nella sezione “casa” si potranno quindi trovare i dati relativi all’abitazione (rendita, eventuali contratti di locazione, interessi sul mutuo ecc.), in quella “spese sostenute” gli oneri, e nella sezione “famiglia” le informazioni su coniuge e figli. Una volta accettato o modificato i dati, sarà il sistema ad inserire automaticamente i dati all’interno del modello. Per inviare la dichiarazione ci sarà tempo fino al 30 settembre 2025.

Per chi invece presenta il modello Redditi (il modello alternativo per lavoratori dipendenti e pensionati con la differenza che il debito non viene trattenuto in busta paga, ma va pagato tramite il modello F24) la scadenza è il 31 ottobre. Nelle dichiarazioni precompilate sono già precaricati i 1.298.784.152 dati ricevuti dal Fisco. Le spese sanitarie si confermano in testa alla classifica con oltre 1 miliardo di documenti fiscali trasmessi. Seguono i premi assicurativi (più di 98 milioni di dati), le certificazioni uniche di dipendenti e autonomi (quasi 75 milioni) e i bonifici per ristrutturazioni (10,5 milioni).

In forte aumento rispetto al 2024 i dati sulle ristrutturazioni condominiali (quasi 7,5 milioni, +32%), quelli sulle erogazioni liberali (2,8 milioni, +13%) e quelli relativi alle spese scolastiche (8,5 milioni), universitarie (4 milioni) e gli asili nido (oltre mezzo milione). Per rendere ancora più agevole l’adempimento dichiarativo quest’anno sono state riviste e migliorate alcune funzionalità: ad esempio, la scelta del sostituto d’imposta e il passaggio dalla compilazione con la modalità semplificata a quella con il metodo ordinario.

Inoltre sono stati introdotti due nuovi quadri (M e T) che consentono alle persone fisiche non titolari di partita Iva di utilizzare la dichiarazione semplificata anche in relazione ai redditi soggetti a tassazione separata, a imposta sostitutiva o derivati da plusvalenze di natura finanziaria. Novità anche per gli eredi: da quest’anno il servizio web per la gestione delle autorizzazioni in capo all’erede è stato reso fruibile anche a tutori, amministratori di sostegno e genitori abilitati.

Continua a leggere

Economia

Mediobanca lancia offerta su Banca Generali: nasce un colosso del Wealth Management

Mediobanca offre la propria partecipazione in Generali per acquisire Banca Generali e rafforzarsi nel Wealth Management con 210 miliardi di attivi in gestione.

Pubblicato

del

Mediobanca ha ufficialmente lanciato un’offerta pubblica di scambio sul 100% di Banca Generali, proponendo al Leone di Trieste la propria partecipazione azionaria in cambio della controllata specializzata nel settore del risparmio gestito. L’operazione, annunciata attraverso una nota ufficiale, comporta per Mediobanca la cessione della sua quota in Generali e un simultaneo investimento in Banca Generali per un valore complessivo di 6,3 miliardi di euro.

Evoluzione del rapporto tra Mediobanca e Generali

Secondo quanto precisato da Piazzetta Cuccia, questa mossa rappresenta un cambiamento strategico nei rapporti tra Mediobanca e Generali: da un semplice legame finanziario si passa a una “forte partnership industriale”, segnando una nuova fase di collaborazione tra i due gruppi.

Obiettivo: la leadership nel Wealth Management

L’operazione permetterà a Mediobanca di rafforzare notevolmente la propria presenza nel settore del Wealth Management. Una volta completata l’aggregazione, il gruppo potrà contare su attivi in gestione pari a 210 miliardi di euro, ricavi per circa 2 miliardi e una capacità di crescita stimata in oltre 15 miliardi annui. Un passo decisivo che conferma la volontà di Mediobanca di posizionarsi come leader di mercato in un settore strategico e in forte espansione.

Continua a leggere

Economia

Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

Pubblicato

del

In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Una percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). E’ quanto emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023 .

In Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al 2,2%. Per chi lavora part time la percentuale di chi risulta povero in Italia nel 2024 risulta in calo dal 16,9% al 15,7%. La povertà lavorativa sale in Italia soprattutto per i lavoratori indipendenti, tra i quali il 17,2% ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023) mentre per i dipendenti la quota sale all’,8,4% dall’8,3% precedente. In Germania la quota degli occupati over 18 in una situazione di povertà è diminuita dal 6,6% al 6,5% mentre in Spagna è diminuita dall’11,3% all’11,2%. Soffrono in Italia di questa condizione soprattutto i giovani: tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3%. Nella povertà lavorativa conta il livello di istruzione.

Tra i lavoratori che hanno fatto la sola scuola dell’obbligo in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023) mentre la percentuale crolla tra i lavoratori laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Ma in questo caso si registra un importante aumento, visto che la percentuale era al 3,6% nel 2023. Si registra invece un lieve calo della povertà tra gli occupati che hanno un diploma con il 9,1% in difficoltà nel 2024 a fronte del 9,2% dell’anno precedente.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto