Un capitolo, l’ennesimo, della parabola del magistrato Luca Palamara. Lo racconta il quotidiano la Repubblica. L’ultima su Palamara ha poco a che vedere con la sua espulsione dall’Anm o le rivelazioni dei suoi rapporti incestuosi con la politica. No, l’ultima storia è quella di un chiosco su un lido in Sardegna. Il magistrato sarebbe proprietario di quote di una società titolare di una spiaggia. Questo è quanto riporta il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e diretto oggi da Maurizio Molinari. Questa storia del chiosco sarebbe stata raccontata alla Guardia di Finanza dal suo presunto “prestanome”, il commercialista Andrea De Giorgio. “Ho sottoscritto le quote di una società, la Kando Beach, che gestisce un bar-chiosco situato su una spiaggia in Sardegna dove sia io sia Luca Palamara trascorriamo da anni le vacanze estive. Abbiamo questa società con Federico Aureli e Federico Crotti che, in particolare, gestisce le strutture della spiaggia (sdraio e ombrelloni). La società è stata costituita nel 2016 da me, Aureli e Crotti ma io sono il prestanome di Palamara (intestatario formale in via fiduciaria) (…). Ho versato un capitale di mille euro e poi ho corrisposto una somma per rilevare il ramo d’ azienda: 23 mila euro. Ho anticipato questa somma e Palamara sinora mi ha restituito circa 13-14 mila euro facendosi carico di alcune mie spese personali. Io ho sottoscritto la costituzione della società per andare incontro al suo desiderio e gli accordi erano che alla maggiore età della figlia le avrei ceduto le quote”. Quella raccontata da De Giorgio sarebbe la storia del Kando Beach, chiosco e spiaggia di fronte a Tavolara, di proprietà di Luca Palamara. A rendere però credibile il racconto del “fiduciario” di Palamara c’è anche il racconto dell’altro socio, Federico Aureli. Che cosa dice Aureli? “lo penso – dunque è una sua idea – che le quote sono state formalmente acquistate da De Giorgio con il quale ho stipulato il contratto assieme a Crotti. Ma ritengo che l’interessamento alla società fosse di Palamara, nel senso che penso che De Giorgio figurasse al posto di Palamara”. Un modo gentile per dire “prestanome”. Ma a prescindere da queste due confessioni, la Finanza aveva agli atti dei messaggi che certificherebbero il ruolo del magistrato nella gestione della società. Per ora non c’è nulla di rilevante sotto il profilo penale, certo dal punto di vista disciplinare la storia ha una sua rilevanza. La versione della difesa di Palamara su questa storia? Palamara ha acquistato nell’interesse di una figlia una piccola quota di un chiosco di bibite e panini. Non ha la proprietà di un lido. Non solo: la legge consente di acquisire quote societarie. Dunque perchè si indaga su una cosa che non ha nessuna rilevanza penale? Per la scelta di Palamara di aver scelto come “intestatario formale e fiduciario” il commercialista De Giorgio. Questo professionista, forse per puro caso, fu poi nominato custode giudiziario in due procedimenti nel tribunale di Roma. Ad affidargli un incarico era stato il pm Stefano Fava, indagato a Perugia per favoreggiamento proprio di Palamara. De Giorgio è un eccellente professionista ed ha ottenuto incarichi dal tribunale per suoi meriti, è la tesi dei legali di Palamara. Ed è probabile che sia così. C’è agli atti della Gdf un messaggio di De Giorgio che ringraziava “Luca per l’incarico ottenuto da Stefano”. Per i finanzieri Luca è Palamara, Stefano è il pm Fava.
Durissima la controffensiva dei legali di Palamara nei confronti di Repubblica. “Il dottor Palamara non è titolare di alcun lido ne’ in Sardegna ne’ in altre località” scrivono in una nota gli avvocati del pm romano. Gli avvocati parlano di notizie “non vere” e chiedeno al quotidiano di “pubblicare a norma di legge la smentita”. “Duole constatare il perdurante attacco alla persona del dottor Palamara da parte di ‘Repubblica’ per ragioni di cui e’ difficile comprendere il fine” scrivono i legali ricordando che “non è stato dato alcun risalto alla nostra richiesta di rettifica relativa all’articolo del 6 luglio dal titolo “operazione confusione. Le manovre dell’ex pm” ed in particolare della circostanza che in data 10 maggio 2019 il Pm della Procura di Perugia intimava al colonnello Mastrodomenico del Gico della Gdf di spegnere il microfono laddove il dott. Palamara avesse incontrato dei parlamentari in ossequio a quanto stabilito dall’art.68 della Costituzione. Spegnimento che non è mai avvenuto”. Per quanto riguarda invece l’articolo di oggi, proseguono gli avvocati, si afferma che agli atti “vi sarebbero una serie di messaggi che certificano il ruolo attivo del magistrato nella gestione della societa’”. “Un minimo approfondimento che si richiede all’attivita’ del giornalista avrebbe evitato un clamoroso fraintendimento per il giornale: infatti il messaggio nel quale il dott. Palamara afferma “e’ uno sconforto…una spiaggia vergognosa” si riferisce non alla gestione del chiosco ma alla distinta e del tutto autonoma gestione della spiaggia cui ogni anno il dott. Palamara corrisponde il prezzo dell’abbonamento per lettini ed ombrellone attraverso bonifici che si allegano in copia”. Lamentale che, dicono ancora gli avvocati, “riguardavano quindi non la gestione del chiosco ma al contrario il dispiacere per la gestione della spiaggia e delle condizioni igienico sanitarie della stessa, ovvero semplici lamentele che ogni privato cittadino e’ nel diritto di formulare in caso di disservizio. Siamo certi che questo clamoroso fraintendimento verra’ in questo modo totalmente chiarito”. Infine, quanto “al rapporto con il sig. Aureli e della vicenda giudiziaria che riguarda la propria moglie, si deve ribadire come non vi sia stato alcun interessamento tantomeno con il Pm titolare delle indagini che si e’ autonomamente determinato per il rinvio a giudizio”.