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Economia

Onu, ‘in 8 Paesi la metà della crescita globale entro il 2050’

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La demografia globale sta cambiando rapidamente: due terzi delle persone vivono in contesti di bassa fertilità, mentre otto Paesi rappresenteranno la metà della crescita prevista della popolazione mondiale entro il 2050, ossia Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania, riordinando drasticamente la classifica mondiale dei paesi più popolosi. Lo rivela il rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2023 di Unfpa, il Fondo dell’Onu per la popolazione dal titolo ‘Otto miliardi di vite, infinite possibilità: una questione di scelte e diritti’.

Nel novembre 2022 le Nazioni Unite hanno annunciato che la popolazione aveva superato gli 8 miliardi di persone e che due terzi delle persone vivevano in luoghi in cui i tassi di fertilità erano scesi al di sotto del cosiddetto “livello di sostituzione” di 2,1 nascite per donna. Nella maggior parte dei contesti di bassa fertilità, le donne dichiarano preferenze per famiglie di dimensioni maggiori rispetto a quelle che effettivamente raggiungono. Le prove attuali indicano che in Europa e negli Stati Uniti, ad esempio, se le donne che si avvicinavano alla fine dei loro anni riproduttivi fossero state in grado di raggiungere i loro ideali di fertilità, avrebbero avuto in media poco più di due figli ciascuno. Questo anche nei paesi dell’Europa meridionale e orientale, come Italia, Grecia, Spagna e Bulgaria, dove la fecondità realizzata è pari o inferiore a 1,5 figli per donna. In questi paesi, il divario tra la dimensione ideale e reale della famiglia era in media di 0,3 figli per donna.

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L’assessore al Bilancio del Comue di Napoli, Pier Paolo Baretta: patrimonio è asset strategico, va valorizzato

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“Il patrimonio del Comune di Napoli per la sua dimensione che conta circa 67mila unità, di cui 23mila alloggi popolari, locali commerciali, immobili di pregio e monumentali, per il suo valore simbolico ed economico pari a oltre 6 miliardi di euro è un asset decisivo di una strategia di rilancio”. Lo ha detto l’assessore al Bilancio, Pier Paolo Baretta, nel suo intervento per illustrare la delibera relativa al passaggio a Invimit, società del Mef, di una parte di immobili per migliorarne la gestione. Un’operazione che – ha ricordato l’assessore – rientra tra gli impegni presi dall’amministrazione nell’ambito del Patto per Napoli.

Baretta ha posto l’accento sul fatto che tale operazione è volta “alla valorizzazione” dei beni che si traduce nel mettere in campo “un intervento di responsabilità che abbia cura dei beni pubblici, li tuteli, persegue le finalità loro assegnate e prevede un’adeguata redditività. Lo scopo primario non è fare cassa, ma fare patrimonio”. Tra i beni che compongono un primo lotto di patrimonio che sarà affidato a Invimit per essere valorizzato figurano: alcuni appartamenti di Palazzo Cavalcanti (esclusa la sede dell’ufficio Cultura dell’amministrazione comunale); il Garittone; il deposito Anm di Posillipo; un immobili abbandonato in via Marechiaro; il palazzo di Egiziaca a Pizzofalcone, nei mesi scorsi oggetto di un intervento di sgombero di abusivi, e la Galleria Principe di Napoli.

Per quanto riguarda la Galleria Principe, l’assessore Baretta ha sottolineato che “è evidente l’assoluta inalienabilità di un bene come la Galleria Principe per cui qualsiasi valutazione economica è solo convenzionale, essendo il suo valore civico e artistico inestimabile e perchè in essa sono presenti alcune destinazione di carattere sociale che intendiamo confermare”. Il Fondo che viene costituito vede il Comune con una quota di maggioranza del 70 per cento e un 30 per cento a Invimit.

Il fondo sarà gestito da un comitato costituito da 5 persone di cui 3 nominate dall’amministrazione comunale “con il compito di valorizzare gli immobili consegnati e valutare le destinazioni d’uso che saranno sottoposte ai dettami del Piano regolatore in via di revisione e dunque – ha evidenziato Baretta – è un’operazione che rientra in una nuova visione complessiva della città e non separata dalle scelte del Comune ma è un tassello di una prospettiva più generale che spetta a noi decidere”.

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Lagarde, vigilanza banche step significativo per integrazione Ue

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“Dieci anni fa, il 15 ottobre 2013, il Consiglio Ue approvava il regolamento che istituiva il Meccanismo di vigilanza Unico. È stato il passo più significativo verso l’integrazione Europea dall’introduzione dell’euro”. Lo ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, aprendo il Forum sulla vigilanza bancaria ‘Europe: banking on resilience’.

Lagarde ha detto che ci sono due motivi per questo: “In primo luogo, avrebbe portato ad una vigilanza più rigorosa e più omogenea: un unico supervisore che avrebbe applicato un unico insieme di regole per un mercato bancario unico. Ciò, a sua volta, avrebbe consentito di istituire una vera unione bancaria, con una rete di sicurezza in comune. E un’unione bancaria avrebbe rafforzato l’unione monetaria garantendo che i depositi bancari fossero considerati ugualmente sicuri ovunque”. E in secondo luogo, “la vigilanza unica avrebbe aiutato a rendere la politica monetaria più efficace, perché un sistema bancario debole può complicare il nostro compito di stabilizzare l’inflazione – in entrambe le direzioni”, ha spiegato ancora la presidente della Bce.

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Economia

Domani il tax day per autonomi, conto da 50 miliardi

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Un conto di tutto rispetto quello che imprese e autonomi si vedranno recapitare domani: 50 miliardi tra Irpef, Ires e imposte sostitutive. E’ il “tax day”, ricorda Confesercenti che fornisce i dati dell’esborso. Un esborso che potrebbe però essere anche maggiore se, ad esempio, i contribuenti avessero aderito anche alla nuova rottamazione: per pagare la nuova rata (la seconda) c’è infatti tempo fino a domani. Ma grazie alla “tolleranza” accordata in questi casi l’ultimo pagamento utile potrà essere fatto entro il 5 dicembre ed essere considerato valido. Insomma un bel salasso e per questo l’Anc, l’associazione nazionale commercialisti, torna alla carica chiedendo una proroga per le rate della pace fiscale. Con il pagamento di domani – calcola Confesercenti – si salda circa il 60% del gettito complessivo dell’anno. Più in dettaglio le partite Iva – stima l’Ufficio tributario Confesercenti – andranno a versare, come secondo acconto annuale Irpef, circa 12,5 miliardi di euro.

Un computo che non include le addizionali già versate a saldo lo scorso giugno. Per l’Ires, imposta sui redditi per le società, si verseranno circa 28,32 miliardi. L’Irap, imposta regionale sulle attività produttive, invece, graverà su autonomi e imprese per 10,58 miliardi. Nello stesso giorno anche il versamento di diverse imposte sostitutive che vedrà coinvolti, tra le diverse tipologie di contribuenti interessati, anche gli autonomi e le imprese in regime forfetario: per loro previsto un versamento di circa 1 miliardo. “È giunto il momento – spiega Confesercenti – di rivedere il sistema di liquidazione delle imposte e del versamento degli acconti, in particolare del secondo, al fine di rendere più sostenibile l’impatto finanziario sulle imprese. Lo abbiamo già proposto durante i tavoli di confronto sulla delega fiscale con l’Amministrazione finanziaria e le parti politiche.

L’attuale sistema di possibile rateizzazione del primo acconto, con una maggiorazione a carico dei contribuenti, ed un posticipo con possibile dilazione del secondo, esclusivamente prevista per l’anno in corso, non sono assolutamente sufficienti a dare respiro ed a permettere una corretta pianificazione finanziaria alle imprese dell’esborso fiscale nel corso dell’anno. Basta Tax day – conclude Confesercenti – ma appuntamenti con il Fisco più dilazionati per evitare carichi eccessivi per imprenditori e imprese”. Anche i commercialisti intervengono di nuovo: “ci rendiamo conto che il pagamento delle rottamazioni andrebbe a beneficio delle risorse disponibili per la legge di bilancio, ma occorre tenere presente che non si può pensare di soffocare le aziende per incassare una rata, compromettendo così il futuro di molte realtà produttive. Per questo torniamo a chiedere una necessaria proroga”, dichiara il presidente dell’Anc Marco Cuchel.

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