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“Noi Siamo Beirut 04.08.2020”: nasce un Comitato spontaneo di cooperazione per aiutare la capitale del Libano

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Nasce tutto dalla riflessione pubblicata l’11 Agosto scorso da questa testata:Il Libano merita la felicità” e nel quale, non a caso, si parlava del sentimento di fratellanza e vicinanza con i cittadini di Beirut. Già pochi minuti dopo la pubblicazione molti amici e conoscenti mi contattavano per rappresentarmi tutta la loro commozione per questo popolo martoriato da guerre e sofferenze e garantire la massima disponibilità per attivare subito una cooperazione  con i nostri amici Libanesi. Così l’idea di un comitato o gruppo di lavoro, che potesse collaborare con i canali istituzionali e associazioni accreditate, ha preso forma in modo spontaneo e naturale, fluido, il che avviene solo quando una cosa la senti di fare davvero, in un modo giusto e al momento giusto. Dalla mia personale esperienza, maturata in un ventennio quale volontario nei territori di Bosnia, Slovenia e Croazia, all’indomanidella sanguinosa guerra civile Balcanica ho imparato grazie soprattutto a don Ermanno D’Onofrio, nostra giuda ed ispiratoredella Fondazione Internazionale il Giardino delle Rose blu che tutt’ora opera i quei territori – che tutto il bene che si dona al prossimo viene ripagato da un senso di serenità ed accrescimento umano senza pari.

Nasce così, proprio grazie a Juorno.it, il Comitato di cooperazione umanitaria internazionale Noi Siamo Beirut 04.08.2020, di cui ho avuto l’onore e l’onere della presidenza. Il nostro obiettivo è quello di ripartire proprio da questa data, che ci auguriamo un giorno non sarà più ricordata solo per la devastante deflagrazione di quel maledetto martedì, ma potrà rappresentare una tappa importante di rinascita e collaborazione, di rispetto e di attualizzata speranza, così come nelle parole della coraggiosa e tenace diplomatica Abir Alì, che da Beirut, a pochi istanti dall’esplosione che si è abbattuta con tutta la sua furia anche contro la sua abitazione, non ha esitato a scrivere:”Non ho avuto il tempo di piangere. Ma Beirut non sarà mai in lutto. Beirut vivrà e sarà sempre la mia amata città”.

Così dopo il confronto del 14 Agosto 2020, ultimo di una serie di fitti incontri avviati a poche ore dall’esplosione, siamo formalmente e materialmente partiti per questa nuova avventura.

Ringrazio fin d’ora tutti gli amici che hanno dato la loro immediata disponibilità personale, come la dott.ssa Adele Vairo, quindi nominata Responsabile del Progetto di interscambio internazionale per la Cultura, valutata in particolare la sua nota esperienza come attivissimo Preside del Liceo Manzoni di Caserta, Assessore Comunale della Città di Caserta con delega alla Scuola ed Istruzione, fattivo membro Rotary, ed il carissimo amico dott. Giovanni Lavornia, imprenditore e già Amministratore pubblico, nominato Responsabile del Progetto di interscambio internazionale per l’Impresa, valutata in particolare sua particolare esperienza maturata come presidente di Confindustria Caserta Settore Terziario e presidente dell’associazione di rilancio territoriale Patto Casertano.

Abbiamo anche chiesto un ulteriore apporto ad esperti del settore internazionale, e così creato un Comitato Consultivo ad hoc che sarà composto da: dott.ssa Silvana Virgilio, dato il suo fitto impegno personale ed amministrativo da sempre profuso nel mondo culturale d’eccellenza e nell’istituzione scolastica, e valutata la vastissima esperienza maturata quale membro attivo di Confinternational e componente del direttivo ExpoAfrica2021; avv. Andrea Torino, Console Onorario di San Marino in Napoli, esperto in Diritto Comunitario ed Internazionale, amministratore e consulente di importanti Enti e Società; dott. don Ermanno D’Onofrio, docente universitario, psicoterapeuta e consulente familiare,  fondatore ed amministratore dell’organismo di volontariato internazionale Fondazione Internazionale Il Giardino Delle Rose Blu, operante nei territori della ex Jugoslavia fin dagli anni della guerra civile balcanica, fondatore e coordinatore di centri formazione e di ascolto di eccellenza dediti alla consulenza familiare, dipendenza, bullismo ed abusi, presenti sull’intero territorio nazionale, Croato e Bosniaco.  

La sede legale è stata fissata presso lo Studio Legale Mastroianni, alla via Ricciardi n. 20 in Caserta.

Per ogni info: noisiamobeirut2020@gmail.com

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Informazioni e notizie legali inerenti il Comitato estratte dall’ Atto Costitutivo

Il Comitato nasce <<…per favorire aiuti e azioni di collaborazione umanitaria, culturale ed economica, ai cittadini di Beirut, tanto ciò a seguito della violentissima esplosione del 4 Agosto appena trascorso, che ha provocato centinaia di morti, migliaia di feriti e devastato il tessuto urbano ed infrastrutturale della capitale Libanese. Tutta l’attività è incentrata ai principi del volontariato ed è quinti completamente priva di qualsivogliascopo di lucro. Parimenti i membri del Comitato dichiarano espressamente di impegnarsi a prestare la propria opera in modo gratuito>>

<<…Il Comitato, essendo improntato essenzialmente su attività di partecipazione e lavoro volontario, collabora con altre Associazioni, Enti ed Istituzioni ed in caso di raccolta fondi coinvolgerà direttamente i soggetti beneficiari, in modo da evitare aggravi di costi e così garantire la massima trasparenza, efficacia ed efficienza dello sforzo umanitario.>>

<<… Il Comitato Promotore, in modo indicativo ma non necessariamente esaustivo, con riferimento alle conseguenze dell’esplosione che ha devastato la capitale Beirut in data 04/08/2020, si prefigge di:

– avviare attività di interscambio culturale con particolare riguardo ai settori dell’arte in tutte le sue forme e manifestazioni, della  formazione scolastica e della ricerca;

– favorire e rafforzare la cooperazione economica, lo sviluppo edil rilancio delle imprese di Beirut o ad esse collegate;

– organizzare raccolta di fondi ed avviare attività per attività sanitarie e cure mediche, da favorire in capo ai cittadini di Beirut sia in Libano che in Italia o altri Paese UE, tanto ciò anche attraverso l’organizzazione di cordoni umanitari ed azioni mirate, tese quindi anche al ricovero presso strutture mediche italiane o europee;

– favorire azioni volte alla ricostruzione della città di Beirut;

– nominare il Presidente e Coordinatore dei Progetti Umanitari;

– nominare il Responsabile del Progetto di collaborazione internazionale per la Cultura;

– nominare il Responsabile del Progetto di collaborazione internazionale per l’Impresa;

– nominare il Segretario del Comitato con compiti di generale amministrazione;

– nominare il Tesoriere;

– nominare il Revisore;

– predisporre tutti i programmi di aiuti ed interscambio che saranno ritenuti compatibili con lo spirito associativo;

– organizzare la raccolta fondi e mettere a disposizione, compatibilmente con i propri vincoli di bilancio, le risorse umane e finanziarie per la realizzazione dei singoli progetti umanitari edattività collaterali indicati nel presente atto. Le risorse ed i contributi raccolti non potranno per nessun motivo essere distolti dallo scopo di cui al presente atto costitutivo>>

Sono Organi del Comitato:

– Il Presidente, anche Coordinatore di tutti i Progetti Umanitari;

– Il Responsabile del Progetto di collaborazione internazionale per la Cultura;

– Il Responsabile del Progetto di collaborazione internazionale per l’Impresa;

– Il Comitato consultivo;

– il Tesoriere;

– il Revisore;

Verbale di primo incontro del 14/08/2020

Addì 14 Agosto 2020, letto e condiviso l’atto costitutivo, i presenti dichiarano di aderire al Comitato Promotore “Noi Siamo Beirut 04.08.2020” o anche denominato “Noi Siamo Beirut”.

All’unanimità vengono eletti:

Alla carica di Presidente, l’avv. Giovanni Mastroianni, ideatore del presente Comitato, valutata anche la sua esperienza di legale specializzato in Diritto Ammnistrativo, Comunitario ed Internazionale, già assistente di Diritto Internazionale dell’Economia presso l’Università La Sapienza di Roma, già Amministratore pubblico, esperto di volontariato internazionale data la decennale esperienza maturata in seno alla “Fondazione Internazionale in Giardino delle Rose Blu” , operante nei territori della ex Jugoslavia (Bosnia, Croazia, Slovenia) all’indomani della sanguinosa guerra civile.

Alla carica di Responsabile del Progetto di interscambio internazionale per la Cultura, la dott.ssa Adele Vairo, valutata anche la nota esperienza come attivissimo Preside del Liceo Manzoni di Caserta, Assessore Comunale della Città di Caserta con delega alla Scuola ed Istruzione, attivissimo membro Rotary, redattrice e coordinatrice di progetti europei ed nazionali tesi in particolare alla valorizzazione culturale degli studenti nell’eraglobale, alla lotta ai fenomeni di: bullismo, razzismo e marginalizzazione sociale.

Alla carica di Responsabile del Progetto di interscambio internazionale per l’Impresa, il dott. Giovanni Lavornia, valutata anche l’esperienza maturata come Imprenditore, Amministratore pubblico, presidente di Confindustria Caserta Settore Terziario, presidente dell’Associazione Patto Casertano, redattore e coordinatore di progetti europei e nazionali tesi in particolare alla valorizzazione territoriale ed al potenziamento infrastrutturale.

Membri del Comitato Consultivo: la dott.ssa Silvana Virgilio, dato il suo fitto impegno personale ed amministrativo da sempre profuso nel mondo culturale d’eccellenza e nell’istituzione scolastica, e valutata la vastissima esperienza maturata in ambito associazionistico anche in campo internazionale, quale membro attivo di Confinternational e componente del direttivo ExpoAfrica2021; l’ avv. Andrea Torino, Console Onorario di San Marino in Napoli, esperto in Diritto Amministrativo, Dottorato di ricerca in Diritto Comunitario ed Internazionale, amministratore e consulente di rinomate Società ed Enti Pubblici e Privati; dott. don Ermanno D’Onofrio, docente universitario, psicoterapeuta e consulente familiare,  fondatore ed amministratore dell’organismo di volontariato internazionale Fondazione Internazionale Il Giardino Delle Rose Blu, operante dagli anni della guerra civile nei territori della ex Jugoslavia, fondatore e coordinatore di centri formazione e di ascolto di eccellenza per la consulenza familiare, dipendenza, bullismo ed abusi, presenti sull’intero territorio nazionale, Croato e Bosniaco.  

Sempre all’unanimità i presenti dichiarano infine la volontà del Comitato “Noi Siamo Beirut 2020” di aderire fin da subito ai seguenti Enti, Istituzioni ed Associazioni:  

Ambasciata d’Italia a Beirut;

Consolato di San Marino in Napoli;

Rotary Club Caserta Distretto 2100;

AfricaExpo2021

Confindustria Caserta;

Confinternational;

Fondazione Internazionale il Giardino delle Rose Blu;

Associazione Patto Casertano;

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Cina, a difesa della giustizia in colloqui con Usa su dazi

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Chat Gpt

La Cina promette di “non sacrificare la sua posizione di principio” e difendere “la giustizia” nei colloqui con gli Usa, assicurando di aver avviato negoziati dopo “appelli dell’industria e dei consumatori americani”, in merito agli incontri sul commercio che il vicepremier He Lifeng, a capo del dossier per conto di Pechino, avrà col segretario al Tesoro americano Scott Bessent nella sua visita in Svizzera del 9-12 maggio. “Se gli Usa vogliono risolvere la questione coi negoziati devono affrontare il grave impatto negativo delle tariffe unilaterali su sé stessi e sul mondo”, ha detto un portavoce del ministero del Commercio cinese.

La nuova amministrazione americana “ha adottato una serie di misure tariffarie irragionevoli e unilaterali, che hanno gravemente compromesso i legami economici e commerciali bilaterali e l’ordine economico e commerciale internazionale, ponendo serie sfide alla ripresa dell’economia globale”. Al fine di difendere i propri diritti e interessi legittimi, la Cina ha adottato contromisure decise, ha aggiunto il portavoce in una nota. Di recente, gli Usa “hanno espresso la volontà di avviare un dialogo sui dazi e sulle questioni correlate attraverso diversi canali”.

Dopo un’attenta valutazione dagli Stati Uniti, la Cina ha deciso di dialogare in scia “ad aspettative globali, interessi nazionali e richieste dell’industria e dei consumatori americani”. Il portavoce ha osservato che “la posizione della Cina è stata coerente: se costretta a combattere, combatterà fino alla fine e, sui colloqui, la porta è aperta. Qualsiasi negoziato deve basarsi sul rispetto reciproco, sull’uguaglianza e sul reciproco vantaggio”.

Pertanto, se gli Stati Uniti “vogliono risolvere i problemi attraverso il dialogo, devono affrontare l’impatto negativo dei loro dazi unilaterali e rispettare le regole del commercio internazionale, l’equità e la giustizia, nonché le voci razionali di tutti i settori”. Il portavoce ha osservato poi che gli Stati Uniti “devono dimostrare sincerità, correggere le proprie pratiche scorrette e venire incontro alla Cina nel tentativo di risolvere le preoccupazioni di entrambe le parti con una consultazione paritaria”, mettendo in guardia “contro qualsiasi tentativo di usare il dialogo come copertura per coercizione o ricatto”.

La Cina “non cercherà di raggiungere alcun accordo sacrificando i propri principi o la causa dell’equità e della giustizia internazionale”. Sui negoziati in corso tra Washington e altre economie, il portavoce ha notato che “il compromesso non guadagna rispetto”, mentre solo attenendosi con fermezza “a principi, equità e giustizia i Paesi possono salvaguardare i propri interessi”. Per questo, Pechino resta impegnata ad ampliare l’apertura e a difendere il sistema commerciale multilaterale incentrato sull’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).

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Caracas, i 5 dell’ambasciata liberi grazie a Usa e Italia

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Il giornalista venezuelano David Placer riferisce che le cinque persone che da oltre 14 mesi avevano ottenuto lo status di rifugiati da Buenos Aires nell’ambasciata argentina a Caracas sono state liberate da un’operazione congiunta di Stati Uniti e Italia. I cinque sono già arrivati “in salvo in territorio statunitense”, ha confermato poco fa l’account ufficiale del Dipartimento di Stato americano in lingua spagnola. Si sarebbe trattato dunque di una vera e propria fuga e non, come riportato inizialmente dal sito venezuelano AlbertoNews, di una liberazione dopo la concessione dei lasciapassare da parte del governo di Maduro.

“Gli Stati Uniti accolgono con favore il successo del salvataggio di tutti gli ostaggi trattenuti dal regime presso l’ambasciata argentina a Caracas. Dopo un’operazione precisa, tutti gli ostaggi sono ora sani e salvi sul suolo statunitense. L’illegittimo regime di Maduro ha minato le istituzioni venezuelane, violato i diritti umani e messo a repentaglio la nostra sicurezza regionale. Esprimiamo la nostra gratitudine a tutto il personale coinvolto in questa operazione e ai nostri partner che hanno contribuito alla liberazione sicura di questi eroi venezuelani”, ha scritto su X il segretario di Stato americano Marco Rubio.

Da parte sua, la leader dell’opposizione venezuelana María Corina Machado ha definito “impeccabile ed epica” l’operazione guidata dagli Stati Uniti. “Un’operazione impeccabile ed epica per la Libertà di cinque eroi del Venezuela. Il mio riconoscimento e infinito ringraziamento a tutti coloro che l’hanno resa possibile”, ha scritto la Machado sul suo profilo di X promettendo che “libereremo ciascuno dei nostri 900 eroi imprigionati da questa tirannia e 30 milioni di venezuelani. E con la libertà verrà il cambiamento irreversibile verso una Venezuela di prosperità, giustizia e pace”.

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Kashmir, l’India attacca e il Pakistan parla di “atto di guerra”

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Dopo settimane di tensioni seguite all’attentato in Kashmir del 22 aprile scorso, lo scontro tra India e Pakistan si fa aperto. L’esercito indiano ha avviato un’operazione contro obiettivi definiti terroristici con lancio di missili che hanno colpito il territorio pakistano del Punjab e infrastrutture nel Kashmir controllato dal Pakistan. Islamabad riferisce di avere abbattuto almeno cinque jet indiani e il portavoce dell’esercito pakistano, il tenente generale Ahmed Chaudhry, parla di otto civili uccisi, tra cui una bambina di tre anni, in 24 raid indiani in sei localita’ del Pakistan.

L’attacco indiano e’ un “atto di guerra al quale reagiremo in maniera forte”, ha fatto sapere il portavoce pakistano. Secondo l’esercito di Nuova Delhi tre civili indiani sono stati uccisi dai raid pakistani. La comunita’ internazionale e’ in allarme per un altro fronte di guerra che potrebbe aprirsi tra due potenze nucleari: gli Stati Uniti chiedono una ricomposizione della crisi, il Segretario di Stato Marco Rubio ha parlato con i consiglieri per la sicurezza nazionale dell’India e del Pakistan. Ha esortato entrambi a mantenere aperte le linee di comunicazione ed evitare l’escalation”. L’Iran si propone come mediatore: il ministro degli Esteri di Teheran, dopo una visita a Islamabad ieri sara’ in giornata a Nuova Delhi. “Il mondo non puo’ permettersi una guerra tra Inia e Pakistan”, dice il portavoce del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

Le tensioni tra India e Pakistan, da sempre presenti, sono aumentate dopo il massacro di 25 turisti indiani e un cittadino nepalese avvenuto nella contesa regione himalayana del Kashmir il 22 aprile scorso. Un gruppo militante islamico sconosciuto, che si autodefinisce Fronte della Resistenza, ha rivendicato la responsabilita’ dell’attacco. L’India ha immediatamente accusato il Pakistan di fiancheggiare i terroristi senza fornire pubblicamente alcuna prova. Il Pakistan ha negato qualsiasi coinvolgimento ma le accuse reciproche tra Delhi e Islamabad sono andate avanti per giorni, con l’India che ha messo in atto una serie di misure punitive declassando i rapporti diplomatici, sospendendo un trattato fondamentale sulla condivisione delle acque e revocando tutti i visti rilasciati ai cittadini pakistani.

Per rappresaglia, il Pakistan ha chiuso il suo spazio aereo a tutte le compagnie aeree di proprieta’ indiana o gestite da indiani e ha sospeso tutti gli scambi commerciali con l’India, compresi quelli da e verso qualsiasi paese terzo. La regione del Kashmir e’ contesa dai due Paesi fin dalla sua istituzione nel 1947. Entrambe la rivendicano interamente, ma ciascuna controlla una porzione del territorio, separata da uno dei confini piu’ militarizzati al mondo: la cosiddetta “linea di controllo”, basata su un confine di cessate il fuoco stabilito dopo la guerra del 1947-48. La Cina controlla un’altra parte a est. L’India e il Pakistan sono entrati in guerra altre due volte per il Kashmir, l’ultima delle quali nel 1999.

La disputa ha origine dalla divisione dell’India coloniale nel 1947, quando piccoli “stati principeschi” semi-autonomi del subcontinente vennero annessi all’India o al Pakistan e il sovrano locale scelse di diventare parte dell’India nonostante la zona fosse a maggioranza musulmana. Gli insorti armati in Kashmir resistono a Delhi da decenni, con molti musulmani del Kashmir che sostengono l’obiettivo dei ribelli di unificare il territorio sotto il controllo pakistano o come stato indipendente.

L’India accusa il Pakistan di sostenere i militanti, un’accusa che il Pakistan nega. Nel 2019 il governo di Narendra Modi ha avviato una dura repressione della sicurezza nel Kashmir amministrato dall’India e ha revocato lo status speciale della regione, che le garantiva un’autonomia limitata dal 1949. L’iniziativa ha rispettato una promessa nazionalista indu’ di lunga data ed e’ stata accolta con favore in tutta l’India ma ha suscitato l’ira di molti nel territorio stesso. In un contesto di diffusa repressione, la violenza degli insorti si e’ attenuata e i turisti sono tornati nella regione. Fino all’attentato del 22 aprile che ha riacceso il conflitto tra le due potenze nucleari.

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