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I Sentieri del Bello

Nikko Ielasi, storia di una vita segnata dalla musica

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Niccolò ovvero Nikko Ielasi, è un giovane ischitano sulla breccia della musica internazionale. Formatosi alla Berklee College of Music di Boston è oggi un apprezzatissimo compositore e produttore. Ricco di entusiasmo e propositività per il futuro, nonostante la vita gli abbia riservato impedimenti importanti per la sua carriera. Nelle sue parole, tutto l’amore per la musica. Vive negli States, l’abbiamo intervistato.

Quando è nata la passione per la musica?

La passione per la musica è nata quando avevo circa sette anni, cominciando, a quell’età, a fare lezioni di musica. E’ nata in maniera simpatica e burrascosa. Sono entrato, per la prima volta, in una scuola di musica ad Ischia Ponte, insieme con mia madre, solo per andare a prendere mia cugina che stava li studiando. Provai per la prima volta con l’insegnante della scuola e, mi raccontano, che il primo approccio con lei non fu un vero e proprio idillio… anzi, fu molto colorito! Mia mamma ne fu molto imbarazzata ed io scappai. Poi, qualche mese dopo, io stesso richiesi di riprovare e da quella seconda volta, la mia storia con la musica non è più finita. Posso anche dire che sebbene nessuno della mia famiglia fosse stato un musicista, i miei genitori sono stati sempre grandi amanti della musica, molto spesso americana, a partire da Stevie Wonder, Dionne Warwick, Whitney Houston ecc. Questa loro passione, certamente mi ha coinvolto.

Quando hai capito che sarebbe stato il tuo futuro e non avresti voluto fare altro?

La  svolta fondamentale è stata la prima volta che sono stato in America a studiare. A quindici anni ho partecipato ad un programma, Umbria Jazz, durante il quale gli insegnanti della Berklee College of Music a Boston, si recarono a Perugia insegnando ai ragazzi Europei alcune cose della loro scuola. Vinsi poi una borsa di studio, sempre a quindici anni, che mi permise di fare, l’anno successivo, nel 2008, cinque settimane di studio a Boston. Li persi completamente la testa. Vidi un mondo completamente diverso; una scuola con più di novanta nazioni rappresentate dai vari studenti; culture diverse, strutture pazzesche con tecnologie all’avanguardia. Da quel giorno mi prefissai l’obiettivo di ritornare a studiare a Boston, dopo la fine del Liceo. Così, nell’ultimo anno di liceo feci una vera e propria audizione per il college a Roma conseguendo una borsa di studio importante anche se non sufficiente a sostenere tutte le spese che poi dovetti affrontare. Per questo, ringrazio la mia famiglia che mi ha sostenuto da subito.

Chi sono stati gli artisti che più ti hanno ispirato?

Di musicisti che mi hanno ispirato ce ne sono davvero tanti. Dal punto di vista strumentale, i pianisti che ho apprezzato di più sono Herbie Hancock che ha cambiato il modo di suonare il pianoforte ed è stato anche uno dei primi innovatori per quanto riguarda l’approccio al midi e alla musica elettronica: ha varcato i confini dei generi musicali. Io mi ritengo un musicista particolarmente versatile. Sebbene sulla mia terra si pensa a me come ad un pianista o tastierista, oggi sono un produttore ed un arrangiatore. In quanto tale, cerco anche io di varcare i confini dei generi musicali ed ogni mio lavoro è influenzato da diversi stili musicali che lascio coesistere: dal Jazz al Gospel al pop. Altri musicisti che mi hanno influenzato sono stati Keith Jarrett, Bill Evans.  Tra i non pianisti, il mio preferito è sempre stato Stevie Wonder che considero tra i più grandi nomi della musica moderna.

Crei la tua musica: da cosa nasce l’idea di una composizione?

Quando creo, l’inizio è sempre il pianoforte. Questo strumento rappresenta oggi la mia seconda natura. Parlare con la bocca o esprimermi con il pianoforte è oggi per me equivalente. Il processo della composizione è poi frutto di una lunga elaborazione. Una volta avuta l’idea, l’ispirazione c’è poi tutta la parte di strutturazione del brano, di orchestrazione, di scelte diverse di produzione e di arrangiamento. L’ispirazione in sé nasce dalla mia profonda convinzione che la vita vada vissuta e bisogna cercare di diventare eccellenti in quello che si ha da fare con studio, dedizione e sacrifici. La scintilla ispiratrice, però, nasce nei momenti di pausa… quando cioè il tuo spirito è immerso nell’acqua durante una nuotata o i tuoi occhi si perdono alla vista di un tramonto. In questo, la mia terra natia, Ischia, è un palcoscenico impareggiabile… ma anche giocare con i propri amici e i propri cari, passare del tempo con i propri cani sono tutte fonti di ispirazione. Magari non direttamente ma creando tutta una serie di suggestioni ed emozioni che poi, a livello interiore, consolidano quello che è il pensiero musicale. Deve esserci sempre un perfetto equilibrio tra il duro lavoro e il vivere le emozioni che la vita preserva. 

Quali sono gli elementi che caratterizzano un tuo brano?

Le cose che scrivo come compositore ma anche come arrangiatore hanno una valenza diversa in base al contesto in cui si trovano. Diverso sarà il risultato se devo arrangiare un pezzo per un trio con  un pianoforte, un basso e la batteria piuttosto che mi cimenti su un pezzo con un cantante ed un’orchestra completa di fiati, violini ecc.  La “mia voce”, l’elemento che caratterizza e firma il mio lavoro, è rappresentata da una profonda conoscenza dell’armonia e la mia predilezione per il suono acustico nonostante quasi tutta la musica moderna sia caratterizzata, invece, dall’elettronico. Anche io implemento i mie lavori con l’uso dell’elettronica ma nulla mi piace di più che andare in uno studio di registrazione e lavorare con musicisti e strumenti. Tendo dunque alla fusione equilibrata tra il digitale e l’acustico che, ripeto, prediligo.

 

Le tue note sono apprezzate in giro per il mondo: raccontaci dove sei stato

Dopo la mia improvvisa perdita dell’udito all’orecchio destro e durante i due anni di covid, ho viaggiato di meno e mi sono focalizzato molto sull’arrangiamento e sulla produzione. Ho comunque suonato in tutti gli Stati Uniti d’America in diversi tour che mi hanno permesso di vedere tutte le principali città. Sono poi fresco di ritorno dalla Malesia dove sono stato invitato a suonare in un festival jazz. Ho suonato poi in Spagna più di una volta. Come arrangiatore e produttore sono comunque interpellato da artisti di tutto il mondo. Ho collaborato a progetti in Germania, in Francia, in Argentina, in Colombia, in Tailandia, in Indonesia. La mia musica, che sia un progetto diretto o sul quale ho collaborato in quanto produttore e arrangiatore, è stata ascoltata in diverse parti del mondo già.

Quale è stata la difficoltà più grande che hai riscontrato nella tua carriera?

La risposta purtroppo è facile: è stata la perdita dell’udito all’orecchio destro nel 2019. Il 15 agosto di quell’anno sono andato a dormire tranquillamente senza alcun tipo di sentore e la mattina del 16 mi sono risvegliato completamente sordo all’orecchio destro. Sento ormai solo delle frequenze molto alte. Tutte le frequenze medio basse che sono il nocciolo di quello che noi ascoltiamo tutti i giorni, dal parlato alle canzoni e tutti i rumori che ci circondano sono completamente scomparse. Per esclusione, si dice che il problema sia dovuto ad un virus che sia riuscito ad arrivare all’interno del cervello e colpire la coclea dell’orecchio interno. Questa diagnosi nasce dal fatto che dopo diversi altri esami si è evinto che non ho avuto eventi ischemici o altri traumi. E’ stato scongiurato anche il tumore del nervo acustico. La scienza è ancora indietro su questo tipo di problemi. Fin quando si parla di orecchio esterno o medio, si riesce ad intervenire ma quando il fenomeno interessa quello interno, purtroppo, siamo ancora all’oscuro di molto. Sono dunque 3 anni che non sento dal lato destro ma sono riuscito ad abituarmi a questa nuova condizione nonostante ad accompagnarmi ci sia il famoso “rumore bianco”, l’acufene, quel continuo ronzio che si avverte 24 ore al giorno, proprio di fenomeni del genere. Inizialmente mi ero scoraggiato e avevo pensato di abbandonare la musica pensando di non aver modo di poter continuare a viverla con questo problema. Sono stato in terapia ed ho fatto anche un percorso psichiatrico per un annetto. Dopo un anno sabbatico che ho deciso di trascorrere ad Ischia, lavorando da casa come produttore ed arrangiatore, tra gli affetti della mia famiglia, sto molto meglio. Sono riuscito a ritrovare quelle giuste energie mentali ed emotive molto forti. Il problema fisico resta ma sono riuscito a gestirlo imparando a fare molte cose con la musica che prima non sapevo fare. Ho imparato a mixare per esempio. Per antonomasia, l’ingegnere del suono è la figura che più di altri deve sentire bene. Io ci sto riuscendo, nello stupore di molti, con un solo orecchio ed ho avuto molti riscontri positivi da grandi esperti del settore. E’ una storia di sofferenza e di paura ma anche di rivalsa e di rivincita con se stesso 

Raccontaci anche quale è stata, fino ad oggi, la tua più grande soddisfazione.

Non c’è stato ancora un premio importante o l’essere arrivato prima in una qualche classifica internazionale ma posso dire che la soddisfazione più grande è, senza dubbio, quella di aver superato il problema che ti ho appena raccontato. E’ una soddisfazione che vivo tutti i giorni poichè la mia musica è quotidianamente apprezzata da mostri sacri della musica. Un’altra grande soddisfazione sta nel fatto che, sebbene io abbia solo 30 anni, ci sono molti giovani musicisti che chiedono di studiare con me. Un’altra grande soddisfazione è quella di sconfiggere ogni giorno la paura di subire all’orecchio sinistro ciò che mi è successo a quello destro e trovare la forza di andare sempre avanti con entusiasmo.

Cosa pensi della musica moderna?

Sono tantissimi i generi musicali che oggi accompagnano la quotidianità. Se vogliamo esaminare  la musica pop e quella commerciale, ci sono tante cose positive ed altrettante negative. Tra le negative risalta senza dubbio il fatto che l’industria musicale sta puntando più sull’apparenza del personaggio che sul contenuto che lo stesso riesce ad esprimere. Si sta andando alla ricerca di soddisfazione visiva e social media piuttosto che la capacità canora o compositiva. Proprio per questa voglia di colpire con il visivo, si sta perdendo la qualità dell’audio. Si sta infatti andando proprio alla ricerca dello standard musicale. Io chiamo questo fenomeno “musica da McDonald”. Questo “appiattimento”, come anche su altri aspetti della quotidianità e della professionalità, va a discapito, anche economico, di quanti tendono alla ricercatezza. Fra quelli positivi, facendo anche io molta musica elettronica, ho scoperto che anche questa può essere un’arte. Quindi, se da un lato molti produttori decidono di utilizzare gli stessi suoni, dall’altro posso asserire che è una scienza molto interessante che può offrire, se interpretata e sviluppata in un certo modo, prospettive davvero notevoli. Nella musica moderna, rispetto anche a quella di cinque o sei anni fa (dal 2005 al 2015, a mio avviso, c’è stata una decade nella quale ci eravamo proprio persi), si sta ritornando alla ricerca dell’armonia riscoprendo l’uso di alcuni accordi che erano stati dimenticati.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Il mio interesse è quello di continuare a lavorare molto come arrangiatore e produttore visto che ne sto avendo enormi soddisfazioni anche se è un lavoro di “retrovia” che non ti permette di presentarti, al pubblico, in quanto personaggio da palco.  Il 6 agosto ritornerò a suonare in America avendo avuto l’incarico di direttore musicale e arrangiatore di un’ artista che dovrà fare un lungo tour. Voglio anche continuare a lavorare a progetti miei nei quali esprimere la “mia” musica. Inutile dire che lavoro, studio e dedico il mio tempo per raggiungere risultati sempre più alti.

Cosa consigli a chi, oggi, sente di avere propensione verso il fascinoso mondo della musica?

Consiglio due cose. La prima è quella di viverla sempre con passione e con amore. Io non ho mai perso l’entusiasmo e quando ero piccolo non sono stato mai condizionato dai miei ma, piuttosto, guidato e supportato. Purtroppo vedo, soprattutto qui ad Ischia, una presenza ingombrante dei genitori che forzano i propri figli ad un approccio che diviene quasi specchio di “una rivalsa sociale”. Per questo, vengono fatti studiare con insegnanti che li standardizzano facendo loro perdere l’essenza del gioco della musica che, invece, non andrebbe mai perso. Il secondo consiglio è quello di rimanere sempre con le orecchie aperte. Viviamo in un mondo, soprattutto in Italia, in cui si ha ancora una incidente fossilizzazione su quella che è la musica classica e sul modo di insegnare la musica fatto in un certo modo. Tutti quelli che mi conoscono, quando poi sanno che sono un musicista, danno per scontato, ad esempio, che io abbia fatto il conservatorio. C’è ancora l’idea che un musicista debba, per forza, incontrare certi tipi di insegnanti, suonare certi tipi di strumenti e percorrere strade ben precise riguardo alla formazione. Non è cosi. Sicuro non esistono scorciatoie. Bisogna studiare e dedicarsi davvero tanto, senza risparmio alcuno ma non esiste una sola strada o un solo metodo e percorso di studio. Io mi vanto di essere un musicista poliedrico e versatile con l’attenzione a svariati generi musicali. Questo non sarebbe mai potuto essere se non avessi incontrato, sul mio percorso, persone che mi avessero permesso di esplorare, sia con l’ascolto ma anche con il modo di studiare e suonare il mio strumento, i diversi generi musicali.

 

https://www.youtube.com/watch?v=h4LxS7gMbYE&ab_channel=NikkoIelasi
 

https://www.youtube.com/watch?v=mvW93pJWRBg&ab_channel=SpectrasonicsVIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=ILZCJuT4lh0&ab_channel=NikkoIelasi

primo link: “Soaring” uno dei pezzi fusion dal mio primo album NikKollective Vol. 1

secondo link: “A Quest 4 Pocket” un pezzo da NikKollective Vol. 2 , questa versione registrata dal vivo per Spectrasonics, una della marche piu’ grandi al mondo di suoni digitali

terzo link: Superstition di Stevie Wonder, in un mio arrangiamento dal vivo fatto ai tempi del college

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