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Napoli in strada fa festa a metà, testa già a Udine

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Le 16 e 39 di una domenica di festa annunciata. Trombette e fuochi d’artificio tacciono di colpo e tutta Napoli, dal Maradona alle periferie, si zittisce in un silenzio irreale per qualche minuto. E’ l’ora in cui Boulaye Dia, con un sinistro a giro di rara precisione, ha appena messo nel sacco il pallone dell’1-1 della Salernitana che trasforma la festa annunciata in una delusione collettiva. Lo scudetto che a cinque minuti dalla fine era già cucito sul petto degli azzurri resta lì a un passo, e con ogni probabilità verrà matematicamente aggiudicato giovedì in occasione della trasferta infrasettimanale di Udine, ma per i tifosi – pronti a fare le ore piccole in città per una notte di festa – il pari di oggi ha un sapore amaro. La delusione per l’urlo strozzato in gola c’è e si avverte forte non solo allo stadio ma anche per le strade e nelle case, dove in tanti si sono riuniti per vedere assieme la partita. Niente festa tra le proprie mura: per celebrare il terzo scudetto della sua storia, i tifosi del Napoli dovranno attendere Udine e per molti non è la stessa cosa.

E pensare che il coro Napoli campione – come testimonia un video riproposto da Corriere Tv – era stato intonato finanche nel corso di una funzione religiosa tenutasi in mattinata nella chiesa di San Vitale, poco lontano dallo stadio, sotto la direzione del parroco. E invece, ammainate le bandiere, in tanti hanno imboccato la via di casa rinunciando agli iniziali programmi di festa. Delusione anche tra i tanti turisti che avevano scelto questo week end e il ponte del primo maggio per fare visita al capoluogo partenopeo e godersi così lo spettacolo del trionfo rovinato quando il finale all’insegna dell’happy end sembrava già scritto.

Musi lunghi e qualche recriminazione nei discorsi che si fanno tra chi transita sul lungomare di via Caracciolo. “Abbiamo fatto tanto per gufare la Lazio – sbotta un giovane – e poi non siamo capaci di battere la Salernitana”. Eppure c’è chi, in omaggio al proverbiale buonumore partenopeo, non perde l’ironia neanche oggi: “Ho vissuto i primi due scudetti del Napoli – spiega Vincenzo Re, un veterano del tifo azzurro originario della Torretta – e mai avrei immaginato di essere ancora vivo per vederne un terzo. Ecco perché l’amarezza c’è ma sono contento lo stesso.

L’appuntamento è solo rinviato, basta un punto a Udine. E pazienza per le sei batterie di fuochi artificiali che avevo allestito per illuminare a festa la Riviera di Chiaia. Brilleranno giovedì. Forza Napoli”. Fuochi a cui qualcuno non ha voluto rinunciare. Come quei tifosi reduci dallo stadio che hanno fatto esplodere alcuni petardi a piazza Sannazaro, all’uscita della Galleria Laziale all’interno della quale sono stati accesi anche alcuni fumogeni rendendo irrespirabile l’aria. Delusione anche a piazza Plebiscito dove in migliaia si erano radunati sin dalla mattina per festeggiare lo scudetto. Ore di cori, di festa, di bandiere sventolate (con qualche malumore per la mancata installazione di un maxischermo), poi la doccia gelata del pareggio e la conseguente delusione. In serata c’erano ancora 3/400 persone a sventolare le loro bandiere malgrado la beffa. Festa rinviata anche per la console Usa Tracy Roberts Pounds ritratta con la maglia degli azzurri a srotolare personalmente la coreografia che ha ricoperto il quartier generale statunitense di piazza della Repubblica.

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Sinner, cresce l’attesa, coach ‘lo stop non è vantaggio’

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Jannik Sinner e Carlos Alcaraz sono di nuovo insieme, anche se per vederli l’uno contro l’altro servirà la finale degli Internazionali, ma nel frattempo il tennis mondiale riacquista, seppur a distanza, la sua rivalità. E se il n.1 del mondo si allena allo stadio dei Marmi dedicato a Mennea con Lorenzo Sonego, lo spagnolo è a pochi metri da lui, nel suo primo allenamento da quando è a Roma. A fargli da sparring partner è il tennista romano, Flavio Cobolli, sul campo sette; ma la maggior parte dei curiosi è alla SuperTennis Arena per Jannik. Cresce, infatti, l’attesa intorno al rientro in campo dell’altoatesino, con il debutto agli Internazionali in programma per sabato 10 maggio. Nelle prossime ore, invece, scoprirà chi sarà il suo avversario, se la giovane promessa azzurra Federico Cinà o l’argentino Mariano Navone.

Nel frattempo restano le domande su come Sinner potrà rientrare dopo i tre mesi di stop forzato, ma il suo coach, Simone Vagnozzi, assicura: “La pausa non è stata un vantaggio”. Poi prosegue: “Ho sentito addirittura che può beneficiarne, ma se fosse così perché nessuno si è mai fermato così tanto? Poi come tutte le cose proviamo a prendere gli aspetti migliori, ma sappiamo di arrivare qui senza partite. Negli ultimi 5 mesi abbiamo giocato appena due tornei, non è un vantaggio questo”. L’obiettivo, poi, è lo stesso dichiarato anche da Jannik: “Giocare più incontri possibili, per riprendere il ritmo partite e arrivare al meglio a Parigi”. Intanto Sinner, in questi primi due giorni a Roma, sta anche riacquistando le giuste sensazioni con il pubblico e con i diversi campi del Foro Italico: ieri il Centrale contro Lehecka, poi la SuperTennis Arena con l’amico e compagno di Davis, Sonego.

“Gli fa bene per riacquistare feeling”, spiega Vagnozzi che non vede un giocatore emozionato per il ritorno in campo. “Gestire il rientro è una passeggiata rispetto a quello che ha passato nell’ultimo anno – le parole ancora dell’allenatore -. Aveva un peso enorme sulle spalle, ma finalmente ora è tutto archiviato”. Un caso destinato a fare giurisprudenza visto che la stessa WADA è già al lavoro per modificare un regolamento molto rigido anche nel caso delle contaminazioni. “Sono cose che possono succedere – dice Vagnozzi -. E sono difficili da controllare, è stato ingiusto fermare Jannik per un qualcosa di involontario”.

Ma Sinner ora non vuole più pensarci, la testa è tutta sull’esordio e si gusta ogni scambio in allenamento, accompagnato da cori e applausi, e le passeggiate per il Foro Italico, sempre scortato dalla security dell’evento. Come quando dopo l’allenamento con Sonego si ferma a firmare autografi e scattare selfie con i fan accorsi in massa a vederlo. Nessuno, però, può toccarlo. Lui non si nega a nessuno, andando incontro alle centinaia di richieste che gli arrivano, ma la ‘scorta’ che lo segue allontana braccia e mani di chi prova ad abbracciarlo per una pacca sulla spalla o semplicemente per scattare un selfie migliore. Un tentativo per contenere la ‘Sinner-mania’ di questi giorni che troverà sfogo sabato nel giorno del debutto. Il countdown di tutti, e di Jannik soprattutto, è già cominciato.

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Internazionali al via, Musetti da big ‘qui magic moment’

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La truppa azzurra va alla conquista degli Internazionali. Se il protagonista del Masters romano è senza dubbio Jannik Sinner, numero uno al mondo e beniamino del pubblico che sta animando il Foro Italico, dietro di lui la schiera dei tennisti che puntano a ritagliarsi il proprio spazio è più che nutrita. A partire da quel Lorenzo Musetti che arriva dalla semifinale a Madrid e prima ancora dalla finale, persa, contro Alcaraz a Montecarlo. “Sto esprimendo il mio miglior tennis e sono a Roma per confermare questo bel momento. La mia mentalità deve essere quella di avere l’obiettivo di vincere su qualsiasi superficie, sarebbe da stupidi non pensarlo” ha ammesso il numero 9 al mondo, entrato in top 10 alla vigilia del torneo romano e deciso a salire ancora grazie alle prestazioni all’ombra del Colosseo.

Così come Matteo Berrettini, fresco di Collare d’Oro ricevuto dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, nella Sala delle Fiaccole per la vittoria dello scorso anno in Coppa Davis, che potrebbe incontrare sul proprio cammino Fabio Fognini per un derby tricolore che potrebbe essere solo il primo di questi Internazionali sempre più tinti d’azzurro. Oggi, però, ha preso il via il torneo femminile col supporto di un tocco glamour – insieme all’opening dei locali Lea e 60 Foro Italico che coloreranno le notti romane – e permettendo all’Italia di partire con il successo di Lucia Bronzetti, che in due set ha avuto la meglio sulla lettone Anastasija Sevastova, col punteggio di 6-3, 6-4. Meno bene è andata, invece, a Nuria Brancaccio, eliminata al primo turno dalla statunitense Peyton Stearn con il punteggio di 6-3, 6-2, e a Giorgia Pedone che dopo tre set molto combattuti contro Lulu Sun si è dovuta arrendersi alla neozelandese col punteggio di 3-6, 6-1, 6-3 in un’ora e 45 minuti di gioco.

Niente derby con Jasmine Paolini, che se la vedrà quindi con Sun al secondo turno. “Sono felice di essere qui in Italia, questo è un torneo dove tutti noi italiani vogliamo far bene, è bello giocare davanti al nostro pubblico. Spero di fare più partite dell’anno scorso, di essere cambiata in meglio. Arrivo qui con un bagaglio di esperienza in più, ma il tennis è strano, e spero di migliorare il risultato dell’anno scorso”, le sue parole in conferenza prima di dimostrare la propria solidarietà a Sinner sottolineando come “la sospensione sia stata ingiusta, essere stato tre mesi fuori non ha aiutato nessuno. Jannik è un giocatore incredibile, non si meritava questo ed è bello riaverlo qui”, confermando la voglia della rappresentanza italiana di fare gruppo puntando, tutti insieme, verso il successo.

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Zverev e il diabete: non ho mai lasciato che mi fermasse

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“Avere una vita normale per chi ha il diabete è possibile. Ed è possibile anche diventare dei campioni sportivi. È importante che genitori e bambini sappiano che non ci sono limiti. Non ho mai lasciato che il diabete mi fermasse. Se riuscirò a ispirare altre persone nella mia condizione a continuare a inseguire i propri sogni e a realizzare tutto ciò di cui sono capaci, avrò fatto una piccola differenza”. A raccontarlo è il campione di tennis Alexander Zverev, intervenuto durante l’evento ‘Ridurre il peso del diabete e semplificarne la gestione attraverso la tecnologia’, promosso da Medtronic a Roma. Sul palco insieme al campione c’è Davide, bimbo di 8 anni che vive a Torino e condivide con il suo beniamino la passione per il tennis e la malattia, accompagnato dal papà Gianni.

Sacha, nato ad Amburgo nel 1997, ha ricevuto a soli quattro anni la diagnosi di diabete di tipo 1, malattia autoimmune in cui il sistema immunitario distrugge le cellule del pancreas che producono insulina, causando una carenza di questo ormone fondamentale per il metabolismo dello zucchero.

“Quando mi è stato diagnosticato, circa venti anni fa era diversa e praticare uno sport come il tennis era considerato impossibile – spiega il numero due del ranking Atp, in questi giorni a Roma per partecipare agli Internazionali 2025 -. La tecnologia e i farmaci hanno fatto enormi passi avanti. Quindi io sto vivendo il mio sogno ma non sono l’unico esempio di atleta con diabete. E oggi non c’è motivo per cui bambini e adulti con diabete non possano vivere al meglio la propria vita”.

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