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Cronache

Muore soffocato da un boccone di bistecca in campeggio

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Tragica cena in un campeggio nel territorio di Orbetello (Grosseto). Un 51enne, Luca Cecchi, di Firenze, geometra, è morto domenica sera rimanendo soffocato da un boccone di bistecca. Subito sono scattati i soccorsi, è stata tentata la manovra di Heimlich, ma quando è arrivata l’ambulanza l’uomo era già in arresto cardiaco e non è stato possibile salvarlo.

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Cronache

Caso israeliani Napoli, manifestazione pro-Palestina in piazza

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Mille napoletani in Piazza Municipio, a dare la loro “forte solidarietà” al popolo palestinese, dopo quanto avvenuto l’altro giorno in un ristorante del centro storico, la Taverna Santa Chiara, dove c’è stato uno scontro verbale tra la titolare del locale, Nives Monda, e una coppia di turisti israeliani, che alla fine sono stati allontanati dalla taverna. Un caso che dopo 48 ore ha portato numerosi cittadini a raccogliersi spontaneamente sotto la sede principale del Comune, accusato dalla folla di aver aperto un dialogo considerato di sostegno alla coppia di israeliani. Una critica che si è manifestata in cori di “dimissioni”, rivolti all’intera giunta comunale. In piazza anche striscioni polemici, uno contro Gaetano Manfredi e la scritta: “Sindaco di Napoli, 2 anni di genocidio, 2 anni di silenzio”.

Il sindaco, si apprende da Palazzo San Giacomo, domani incontrerà Nives Monda, la proprietaria della Taverna Santa Chiara – ristorante che aderisce alla “campagna contro l’apartheid israeliano e il genocidio palestinese” – insieme a una delegazione dei cittadini che hanno oggi manifestato dicendosi “molto delusi” della vicinanza dell’amministrazione alla coppia di turisti israeliani e criticando anche Teresa Armato, l’assessore al Turismo che ha incontrato la coppia e ha poi chiesto anche a Nives Monda di avere un incontro.

In piazza, a protestare, una folla di funzionari pubblici, liberi professionisti, impiegati, docenti, che hanno voluto manifestare così la vicinanza della città ai palestinesi. Tra i manifestanti anche Padre Alex Zanotelli, il consigliere comunale Sergio D’Angelo, Claudio De Magistris, fratello dell’ex sindaco Luigi, Tommaso Sodano, ex vicesindaco di De Magistris a Napoli, e anche un gruppo dell’Anpi, oltre ad alcune decine di giovani che fanno parte dei movimenti di Napoli.

“Oggi Napoli dà una risposta molto forte, partendo da quanto accaduto a Nives Munda nella Taverna, per dire in maniera netta che Israele sta commettendo un genocidio nei confronti di una popolazione, perché questa non è una guerra. La guerra si fa tra due eserciti, questo è una genocidio che si sta portando avanti”, dice Bruno Santoro, uno dei manifestanti.

“Il motivo per cui siamo qui oggi – spiega – è anche legato al silenzio dei media rispetto a quello che sta avvenendo, perché non è possibile che Netanyahu continui a portare avanti la sua idea di prendersi tutta Gaza, come ieri ha dichiarato apertamente. Siamo insofferenti rispetto a quello che sta avvenendo e che ha già portato all’uccisione di 50-70.000 palestinesi, di cui 20.000 bambini. Assistiamo a questo massacro questo tutti i giorni, la comunità internazionale cincischia, non prende una posizione netta rispetto a dei crimini contro l’umanità. Quello che successo al ristorante poi alla fine ci ha fatto scattare, ha fatto esplodere come una pentola a pressione noi napoletani”.

Secondo padre Alex Zanotelli – presente alla manifestazione, cui ha preso parte verso la fine anche la stessa ristoratrice Nives Monda – “è un miracolo che ci sia oggi così tanta gente comune in piazza. Io da giorni sono davvero angosciato. Quello che mi fa più impressione è vedere un occidente che si proclama cristiano, ma poi è indifferente a quello che accade a un popolo che viene massacrato. Napoli di tutto questo ha sofferto e in questo periodo stavamo pensando di organizzare una manifestazione importante pro palestinesi, riempiendo questa enorme piazza per invitare le altre città italiane a fare lo stesso. Oggi questa manifestazione è invece nata da sola ed è una buona occasione per chiamare tutta l’Italia a scendere in piazza”.

In piazza anche l’Anpi. “Ci dispiace – dice Maurizio De Stefano – che il Comune abbia preso l’iniziativa di appoggiare questi turisti israeliani senza fare un preventivo passaggio con la signora Nives, perché sarebbe stato normale sentire prima la sua versione. C’è un brutto clima: pensiamo alle aggressioni mediatiche sui social che hanno ricevuto la Taverna e la stessa Nives, ma altrettanto grande e forte è stata la risposta dei cittadini di Napolioggi in Piazza”.

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Cronache

L’omicidio di Fausto e Iaio, il gip riapre le indagini

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Si riparte, dopo 47 anni, seguendo la pista della destra eversiva romana e da una nuova comparazione di volantini che ha portato a collegamenti con attentati dinamitardi a Roma, nelle nuove indagini sul duplice omicidio mai risolto di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, conosciuti come Fausto e Iaio, i due giovani uccisi il 18 marzo del ’78 vicino al centro sociale Leoncavallo, a Milano. La gip Maria Idria Gurgo di Castelmenardo, il 29 aprile scorso dopo una decina di giorni di valutazioni, ha deciso di riaprire, come chiesto dai pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti, il fascicolo archiviato nel 2000 a carico dell’ex Nar ed esperto di esplosivi Massimo Carminati, del cognato Claudio Bracci e di Mario Corsi, detto ‘Marione’, pure lei ex militante dei Nuclei Armati Rivoluzionari e negli ultimi anni noto nella Capitale per le radiocronache delle partite della Roma.

“Dopo 50 anni si è deciso che si può fare, ma gli atti sono sempre stati lì, vuol dire che i tempi son maturi, la verità storica c’è sempre stata ed è che due ragazzi sono stati uccisi da mano identificata e rivendicata come fascista”, ha commentato Maria, sorella di Iaio. Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è detto “contento che la magistratura abbia deciso di riaprire le indagini per fare chiarezza e individuare i colpevoli degli omicidi di Fausto e Iaio”. Già 25 anni fa la gip Clementina Forleo, archiviando l’indagine, aveva messo nero su bianco “significativi elementi” a “carico della destra eversiva e in particolare degli indagati” Carminati, Bracci e Corsi. Che restavano, però, indizi senza diventare prove.

La Procura, poi, nel gennaio 2024, prima di arrivare all’istanza di riapertura, ha iscritto un nuovo fascicolo conoscitivo, dopo una lettera inviata dal sindaco Sala, e ha delegato una serie di approfondimenti. Si è arrivati a nuove analisi dattilografiche, ossia su tecnica di scrittura e macchine per scrivere, tra il volantino che venne fatto trovare a Roma il giorno dopo i funerali dei due ragazzi e un altro che rivendicava un attentato contro la sezione del Pci del quartiere Balduina a Roma, il 29 maggio 1978. Entrambi erano siglati “Esercito nazionale rivoluzionario-Brigata combattente Franco Anselmi”.

Un altro legame era già comparso in un provvedimento del ’97 dell’allora giudice istruttore Guido Salvini, che ha sempre ribadito che si può indagare ancora, e riguardava “l’attentato all’Armeria Centofanti” di Roma, sempre del maggio ’78. Proprio durante una rapina a quell’armeria, tra l’altro, dodici giorni prima dell’uccisione dei due leoncavallini, era stato colpito a morte il Nar Franco Anselmi. “Il volantino di rivendicazione dell’attentato all’armeria – si legge negli atti dell’epoca – è analogo, per toni e semplicità dell’impostazione, a quelli con cui vennero rivendicati il duplice omicidio di Milano”, commesso mentre era in corso il rapimento Moro, “e l’attentato alla Sezione del Pci”. Il giudice descriveva quella sigla, mai più comparsa nel mondo dell’estremismo di destra, come “aggregazione temporanea di persone senza formare un vero e proprio gruppo e finalizzata alla commissione di singole azioni di ritorsione”.

Elementi, si legge, “dell’estrema destra romana in ‘trasferta’ a Milano, mossi dall’intento di vendicare alcuni loro camerati caduti, colpendo due giovani non personalmente conosciuti ma comunque sicuramente appartenenti all’area dell’estrema sinistra”. L’inchiesta ricomincia da qua, puntando non direttamente sui Nar, pare, ma sulla galassia collegata. Formalmente i pm devono iscrivere un nuovo procedimento ripartendo, di fatto, da quei tre nomi. Dai documenti acquisiti, tra cui il materiale cartaceo dei vecchi archivi e carte di recente desegretate e una rilettura di tutte le testimonianze. Gli investigatori hanno già effettuato ricerche, con scarso esito, per recuperare reperti dell’epoca, come gli otto proiettili che erano stati trovati sui corpi. Sul luogo dell’omicidio era stato rinvenuto un berretto blu che, però, non fu mai sottoposto ad accertamenti e non venne più ritrovato. Si punta a nuovi accertamenti balistici e di altro genere, con nuove tecniche scientifiche. “Questa è l’ultima occasione”, ha detto il legale dei familiari, Nicola Brigida, che ha dato impulso alla nuova inchiesta, depositando documenti.

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Cronache

Arresti per rissa stadio di Bari, anche padre bimbo

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Le immagini dell’uomo picchiato davanti al figlio piccolo all’uscita delle stadio di Bari domenica scorsa raccontavano solo il secondo tempo di una storia violenta. Il primo tempo si era consumato pochi minuti prima, quando lo stesso uomo aveva picchiato un’altra persona. Per questo oggi in tre, e tra loro il padre del bimbo, sono stati arrestati in flagranza differita dalla polizia dopo che la digos ha ricostruito grazie alle immagini delle telecamere di sicurezza, tutta la sequenza della violenta rissa verificatasi in occasione della partita di Serie B Bari-Pisa.

I tre arrestati di 33, 41 e 49 anni sono finiti in carcere ed erano stati immortalati nel video divenuto virale sui social. Pochi minuti prima di quella sequenza, però, in un’area del parcheggio della curva nord le immagini mostrano un’altra lite in cui sono coinvolti due dei tre arrestati di oggi, il padre del bambino poi picchiato e un altro tifoso. Il primo, secondo quanto ricostruito dalla Digos che ha visualizzato le immagini delle telecamere della zona, avrebbe colpito il secondo con un violento pugno al viso, continuando a picchiarlo anche mentre era a terra e fermandosi solo dopo l’intervento di alcuni presenti.

Circa due minuti dopo, l’aggressore sarebbe stato circondato da un gruppetto di almeno quattro persone e a sua volta picchiato con calci e pugni. Un’aggressione di pochi secondi, dalla quale l’uomo si libera quasi subito e si avvicina al figlio, come si vede dalle immagini diffuse sui social. Poi, viene nuovamente aggredito con calci e pugni da altre due persone, tra cui il tifoso picchiato in precedenza. La rissa si ferma solo dopo l’intervento della polizia che ha dovuto usare anche i manganelli per fermare i violenti. Ma altre fasi di violenza si sono susseguite, tanto che le indagini continuano e ci sono almeno altre due persone da identificare.

Il tutto era cominciato dopo la decisione dei gruppi organizzati del tifo barese, da tempo in polemica con la proprietà dei De Laurentiis per gli scarsi risultati della squadra, di abbandonare la curva nord in segno di protesta. Le aggressioni avvenute senza remore dinanzi a bimbi piccoli che assistevano atterriti alle violenze, sono state immortalate in video che subito sono stati diffusi sul web. Dopo la diffusione delle immagini, il sindaco di Bari, Vito Leccese, ha definito i responsabili della “sconcertante aggressione” persone “ignobili”.

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