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Cronache

Mps, la morte “sospetta” di Rossi: “atti a procura di Genova e Csm”

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Gli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del capo comunicazione Mps David Rossi nel marzo 2013 a Siena saranno probabilmente spediti alla procura di Genova, che e’ competente a indagare sui magistrati del distretto toscano, e anche al Csm, che si occupa degli accertamenti disciplinari. Sono gli effetti dell’ultima audizione in Commissione, giovedi’ scorso, quella resa dal colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco. L’ufficiale all’epoca era comandante provinciale di Siena e, rispondendo alle domande dei commissari, ha riferito del sopralluogo fatto nell’ufficio di Rossi poco dopo la morte del manager, insieme agli inquirenti, in particolare con il pm Antonino Nastasi, uno dei tre sostituti senesi, insieme a Nicola Marini e Aldo Natalini, che indagarono. Per la Commissione il resoconto dell’audizione di Aglieco porterebbe a galla un grave inquinamento probatorio della cosiddetta scena criminis sotto vari aspetti: dal rovesciamento del cestino, alla chiusura della finestra da cui precipito’ Rossi in un vicolo sul retro della sede di Mps, dagli effetti personali toccati o mossi nella stanza tra cui il computer, fino ai momenti in cui un pm avrebbe risposto a due telefonate pervenute sul cellulare del manager. “Quanto ha dichiarato il colonnello Pasquale Aglieco appare oggettivamente grave”, ha detto l’onorevole Pierantonio Zanettin, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta, annunciando, appunto, di voler proporre “alla Commissione di inviare il resoconto della seduta alla procura della Repubblica di Genova, competente ex art 11, e al Csm, per ogni competente valutazione sull’operato dei magistrati citati nella audizione”. David Rossi era da poco precipitato dal suo ufficio e secondo Aglieco, ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena, ci fu un sopralluogo nella stanza prima della polizia scientifica. Sarebbe stato toccato il pc, rovesciato sulla scrivania il contenuto del cestino dove c’erano pure fazzolettini intrisi di sangue, chiusa la finestra e risposto al cellulare di Rossi. Azioni che sarebbero state fatte senza usare guanti e altre precauzioni per non mischiare le proprie impronte con altre e senza alterare le posizioni degli oggetti per un loro eventuale e veritiero esame scientifico. L’ufficiale ha ricordato anche che un magistrato si sedette sulla sedia di Rossi e rovisto’ nel cestino con una penna prima di rovesciarlo. Ai commissari che hanno sollevato dubbi sul modo di condurre il sopralluogo, Aglieco ha risposto: “Il pubblico ministero e’ padrone della scena del delitto”, “e’ il titolare dell’inchiesta”. Cosi’, anche sull’ultima telefonata al cellulare di Rossi trovato nell’ufficio. “Chi rispose al cellulare di Rossi quando ha telefonato l’on. Santanche’ (telefonata di 38 secondi negli atti, ndr) ?”, e’ stato chiesto. “Mi sembra di ricordare il dottor Nastasi”, ha risposto Aglieco. Sul fatto se sia normale che un pm risponda a un telefono su luogo di indagine l’ufficiale ha poi risposto: “Francamente non so se sia normale perche’ non e’ previsto da nessuna parte, ne’ si’ ne’ no…”. A Corriere.it Daniela Santanche’ afferma oggi: “Ricordo bene quella chiamata. Telefonai a David, qualcuno alzo’ la cornetta, senza pero’ interloquire. Dicevo “pronto David, mi senti?”. Poi la linea fu messa giu’ dall’altra parte”. Santanche’, che con Rossi aveva rapporti di lavoro, aggiunge di aver appreso dalle dichiarazioni di Aglieco che a rispondere al cellulare di Rossi sarebbe stato il pm Nastasi. “Si’ – sempre a Corriere.it – . E devo dire che mi si e’ gelato il sangue. David aveva sicuramente il mio numero registrato e quindi chi ha risposto vedeva chiaramente l’identita’ del chiamante”. Sui giornali oggi la vedova di David Rossi, Antonella Tognazzi parla di “ennesimo colpo, sono sbalordita da atteggiamenti superficiali”, mentre la figlia Carolina afferma: “Il vento cambia. La nostra caparbieta’ dara’ frutti”, mentre il leader di Iv, Matteo Renzi, chiosa: “Un pm, o piu’ di uno entra nella scena del chiamiamolo delitto o crimine (se e’ un suicidio non e’ un delitto): e’ cosa enorme. Siccome quel pm (Nastasi oggi sostituto a Firenze, ndr) e’ lo stesso di Open, io non posso attaccare. Ma in un Paese normale direi: vi rendete conto chi e’ che mi fa l’indagine?”. 

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Italia prima in Ue per vittime amianto, 7 mila in un anno

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La strage dell’amianto continua, 7 mila vittime lo scorso anno in Italia, 60 mila in 10 anni. E il nostro paese, superando Germania e Francia, ha il triste record europeo per decessi da mesotelioma, il male invisibile. Più di 200 mila mila sono i decessi per malattie correlate nel mondo, dati rilevati con preoccupazione dall’Onu che secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto possono essere sottostimati perché non considerano gli Stati ‘canaglia’ che omettono di segnalare e registrare i casi di malattia e morte per amianto, e dei decessi per esposizione ambientali. Domani si celebra la giornata per ricordare le vittime di questa sostanza ed Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, riferisce: “Sono stati 7 mila i morti solo nel nostro paese nell’ultimo anno, e il bando globale dell’amianto che semina morte è ancora una utopia. Sono numeri che non appartengono al passato. Sono volti, storie, famiglie spezzate oggi.

Molti non sapevano, altri sono stati ignorati. Troppi sono stati sacrificati nel nome del profitto. Non è più ammissibile che ci governi la lobby dei produttori del minerale killer e che le bonifiche vadano a rilento, nonostante la chiara presa d’atto di tutte le Istituzioni”. Il mesotelioma maligno è un tumore raro che colpisce prevalentemente gli uomini. In Italia rappresenta lo 0,8 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo e lo 0,3 per cento di quelli diagnosticati nelle donne. Il 90 per cento dei mesoteliomi è dovuto all’esposizione ad amianto, materiale utilizzato soprattutto negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Poiché intercorrono di solito alcuni decenni tra l’esposizione e l’eventuale insorgenza del mesotelioma, ci si attende che il numero di diagnosi continuerà a salire nei prossimi anni per raggiungere il picco tra la seconda e la terza decade degli anni Duemila. Tutti i casi di mesotelioma vengono segnalati al Registro nazionale mesoteliomi. L’Italia ha messo al bando l’amianto nel 1992. “Ma l’amianto non ha ancora messo al bando l’Italia – aggiunge Bonanni -. Questa giornata nazionale non è solo memoria. È un grido. Un richiamo alla responsabilità, alla bonifica, alla giustizia per le vittime e alla tutela di chi oggi vive, lavora, studia in luoghi contaminati. In questa giornata, ricordiamo i caduti invisibili dell’amianto. E riaffermiamo un impegno: mai più profitto sulla pelle delle persone. Mai più silenzio. Mai più vittime”.

L’indice di mortalità è di circa il 93% dei casi. Ogni anno ci sono 10mila nuove diagnosi, in prevalenza uomini, per motivi professionali, operai negli stabilimenti o nei siti militari e in particolare nelle regioni a maggior rischio. Lombardia, Piemonte, Liguria e Lazio che rappresentano oltre il 56% dei casi segnalati. Secondo le statistiche dell’Oms sono circa 125 milioni i lavoratori in tutto il mondo ancora esposti alla sostanza cancerogena, e più di 107mila che muoiono ogni anno a causa dell’amianto. Per quanto riguarda l’Italia nel 2024, sono presenti “40 milioni di tonnellate di amianto all’interno di un milione di siti e micrositi, di cui 50mila industriali, e 42 di interesse nazionale.

La situazione è ancora più drammatica – aggiunge l’Osservatorio – in quanto il pericoloso cancerogeno è presente anche negli edifici di 2.500 scuole (stima 2023), all’interno delle quali sono esposti più di 352.000 alunni e 50.000 soggetti del personale docente e non docente. Ancora, 1.500 biblioteche ed edifici culturali compresi almeno 500 ospedali (stima per difetto perché la mappatura Ona è ancora in corso), hanno componenti in amianto nelle strutture e negli impianti tecnici, in particolare termici, elettrici e termoidraulici”.

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Borrelli: corse clandestine ad Afragola, intervenire subito

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“Auto e moto che sfrecciano a tutta velocità, impennate, drift e acrobazie folli si ripetono nelle notti di Afragola, in particolare nella zona dell’Ipercoop”. E’ quanto hanno segnalato diversi residenti al deputato Francesco Emilio Borrelli. “I cittadini sono esasperati e terrorizzati. Non possiamo aspettare che si verifichi una tragedia per intervenire. Raduni illegali, corse clandestine, manovre pericolosissime con auto, moto e scooter sono ormai un’abitudine inaccettabile nelle notti afragolesi – sottolineano in una nota il deputato Francesco Emilio Borrelli, e i consiglieri comunali di Afragola e Casoria, per Europa Verde, Antonio Iazzetta e Salvatore Iavarone – Chiederemo alle autorità competenti di rafforzare immediatamente i controlli nella zona, predisponendo presidi fissi e monitoraggi mirati nelle ore notturne. Servono identificazioni, multe e sequestri dei mezzi. Non si può tollerare che il diritto alla sicurezza dei cittadini venga messo a rischio dall’incoscienza di chi pensa di poter trasformare le nostre strade in piste di velocità”.

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Presidente Eav, Umberto De Gregorio: su morti del Faito se qualcuno ha sbagliato pagherà

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“La verità e le eventuali responsabilità le definirà la magistratura nella quale ho massima fiducia. Se qualcuno ha sbagliato pagherà. Ma le eventuali responsabilità vanno ricercate scientificamente e dimostrate giuridicamente. Chi si occupava della funivia lo faceva con dedizione ed amore, sino a prova contraria. Vi sono stati errori, omissioni, superficialità? Vengano fuori, sia fatta giustizia”. Lo scrive Umberto De Gregorio, presidente Eav, la società di gestione della Funivia del Faito ritornando sulla caduta della cabina verificatasi lo scorso 17 aprile con la morte di quattro persone e il ferimento di un’altra. Nelle parole di De Gregorio nessun cenno diretto a quanto accaduto durante i funerali di ieri del macchinista Eav, Carmine Parlato. La moglie, Elvira, ha preso la parola dall’altare sottolineando che quanto accaduto “non è stata una fatalità” chiedendo che “chi ha messo a repentaglio al vita di esseri umani, ne risponda”.

Il presidente Eav sottolinea che “giustizia è cosa diversa dal giustizialismo , secondo cui ‘qualcuno comunque deve pagare’. Per quanto mi riguarda il mio compito è assicurare le risorse finanziarie per garantire la sicurezza: sotto questo aspetto ho la coscienza pulita in merito all’incidente sulla funivia: mai lesinato sulle risorse. La coscienza è a posto, il cuore è a pezzi”. Poche ore prima, De Gregorio aveva lanciato la proposta di un premio alla memoria di Carmine Parlato aggiungendo che l’inchiesta della Procura di Torre Annunziata che vede indagate 4 persone tra dirigenti e dipendenti Eav con le ipotesi di omicidio colposo plurimo e disastro colposo “si preannuncia complessa vista anche la zona impervia in cui la cabina della funivia improvvisamente è precipata”.

Oggi a Castellammare è arrivata per il riconoscimento delle salme che si trovano in obitorio la sorella del 65enne Derek Winn e cognata di Elaine Margaret, 58 annni, coppia britannica morta nel crollo della cabina. Momenti di commozione per la donna che si è recata nella stazione da dove partiva la Funivia, deponendo dei fiori, poi ha incontrato il sindaco Luigi Vicinanza. Con i due inglesi e con Parlato è morta la 25enne israelo palestinese Janan Suliman mentre il fratello Thabet, di 23 anni, con il quale stava viaggiando in Italia, unico sopravvissuto della tragedia, ancora ricoverato nella terapia intensiva nell’ospedale del Mare di Napoli, sta migliorando: in ripresa i parametri della respirazione del ragazzo, dopo la sospensione della sedazione.

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