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Esteri

Mosca vuole arrestare il presidente della Cpi

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La Russia continua il suo braccio di ferro con la Corte penale internazionale. Il ministero dell’Interno ha fatto sapere di aver inserito nella lista dei ricercati il presidente dell’organo giudiziario internazionale, il polacco Piotr Hofmanski. “Ricercato in base a un articolo del Codice penale russo”, si legge nell’informativa inserita nel sito del dicastero, anche se questo articolo non viene specificato. Non ci sono dubbi, comunque, che si tratti di una risposta all’ordine di arresto spiccato dalla Cpi nel marzo scorso nei confronti di Vladimir Putin con l’accusa di crimini di guerra. Oltre che nei confronti di Hofmanski, le autorità russe hanno emesso ordini di cattura per due suoi vice: i giudici Luz del Carmen Ibanez Carranza e Bertram Schmitt.

Ma uguali misure erano state prese in primavera contro altri magistrati della Cpi, compreso il procuratore, Karim Ahmad Khan. Il conflitto tra Mosca e la Cpi è cominciato il 17 marzo scorso, quando la Corte internazionale, di cui la Russia non riconosce la giurisdizione (come del resto gli Stati Uniti), ha emesso un ordine di arresto nei confronti del presidente russo e della commissaria per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, accusandoli del “crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia”.

Imputazioni respinte dalle autorità di Mosca, secondo le quali i bambini trasferiti dall’Ucraina non sono stati spostati contro il volere dei parenti ma sono stati portati in salvo venendo fatti evacuare da aree soggette a bombardamenti o altre violenze conseguenza del conflitto. L’ordine di arresto nei suoi confronti ha limitato le possibilità di Putin di viaggiare all’estero per partecipare ad eventi internazionali. Il presidente tra l’altro non ha potuto recarsi in Sudafrica per partecipare il mese scorso al vertice dei Paesi Brics. Ma nel mese di ottobre è in programma la prima missione fuori dai confini nazionali dopo la misura restrittiva, con una visita in Cina, altro Paese che non aderisce al tribunale internazionale. Sebbene le accuse di Mosca nei confronti del presidente Hofmanski e dei suoi due vice non siano state rese note, è lecito aspettarsi che non si scosteranno di molto da quelle già mosse al procuratore Karim Khan e a due giudici inseriti come lui nella lista dei ricercati dalla magistratura russa. Tra queste, “attacco a un rappresentante di uno Stato estero sotto tutela internazionale con lo scopo di complicare le relazioni internazionali” e l’incriminazione di “una persona che si sa innocente”.

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Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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