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Mosca: abbattuti 42 droni ucraini in Crimea

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Mosca ha affermato di aver abbattuto 42 droni ucraini in Crimea, descrivendo un massiccio attacco alla penisola annessa dove Kiev ha dichiarato ieri di aver effettuato una rara operazione di commando. “Nove droni sono stati distrutti in seguito all’impatto del fuoco sul territorio della Repubblica di Crimea. Trentatre droni sono stati neutralizzati a distanza e si sono schiantati senza raggiungere il (loro) obiettivo”, ha indicato la Difesa russa su Telegram. Il ministero non ha fornito informazioni su eventuali danni o vittime a seguito della distruzione dei dispositivi.

Il governatore di Sebastopoli Mikhail Razvojayev aveva riferito in precedenza che diversi aerei erano stati abbattuti “nella zona di Capo Chersoneso” situata nel sud-ovest della penisola, a circa 10 km da Sebastopoli, porto d’origine delle navi russe. I servizi di emergenza non hanno riscontrato “nessun danno alle infrastrutture civili”, ha affermato Razvojayev. Dal lancio dell’offensiva contro l’Ucraina nel febbraio 2022, la Crimea è stata obiettivo frequente di attacchi ad aerei e navi con droni. Alla fine di luglio, 25 di questi apparecchi diretti contro la penisola erano stati abbattuti da Mosca senza provocare vittime. Altri ventotto avevano subito la stessa sorte a metà luglio.

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Tutti contro il veto Usa all’Onu, Israele ringrazia

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E’ stato accolto da una pioggia di critiche il veto degli Usa al Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha bloccato una risoluzione a favore di un cessate il fuoco a Gaza. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha definito “immorale e aggressiva” la decisione americana, che rende gli Stati Uniti “responsabili dello spargimento di sangue di bambini, donne e anziani palestinesi”. Al contrario è stata una scelta “giusta”, invece, per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo il quale il mondo “deve capire che non si può voler eliminare Hamas e al tempo stesso chiedere lo stop alla guerra che ne impedirebbe la distruzione”.

Per questo, “la guerra è giustificata” e “proseguirà”, ha dichiarato mentre nella Striscia si continua a combattere, da nord a sud. Israele ha quindi ringraziato Washington, con il ministro degli Esteri Eli Cohen che è tornato ad attaccare la posizione del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres definendola “una vergogna, un marchio di Caino sull’Onu”, mentre i Paesi arabi, a cominciare dagli Emirati, pensano a presentare in tempi brevi un nuovo progetto di risoluzione per il cessate il fuoco e l’accesso di aiuti umanitari alla Striscia. Anche l’Iran ha tuonato contro il veto americano mettendo in guardia da una possibile “esplosione incontrollabile” della situazione nella regione, mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha attaccato il Consiglio di sicurezza, diventato dall’attacco di Hamas del 7 ottobre il “Consiglio di protezione israeliano”. Contro gli Usa si sono espresse poi anche le organizzazioni non governative a tutela dei diritti umani, a partire da Human Rights Watch secondo cui gli Stati Uniti rischiano l’accusa di “complicità in crimini di guerra”.

Nelle decisioni dell’amministrazione di Joe Biden a favore dello Stato ebraico, va inoltre segnalata quella di bypassare il periodo di valutazione a disposizione del Congresso per inviare a Israele migliaia di munizioni: si parla della vendita di 45.000 proiettili per i carri armati Merkava. Nella Striscia, intanto, l’esercito israeliano – che in battaglia ha perso finora 97 soldati – continua la sua operazione a tutto campo contro Hamas: i combattimenti più pesanti si sono svolti sia a Jabalya e a Beit Hanun nel nord, sia a Khan Yunis nel sud. Nella pressione, oramai sempre più crescente dell’esercito, accompagnata dagli incessanti raid aerei, “i soldati hanno colpito terroristi che avevano sparato da una scuola dell’Unrwa (agenzia dell’Onu, ndr) e da una moschea” a Beit Hanun, ha riferito il portavoce militare, accusando di nuovo Hamas per l’uso militare delle strutture civili, anche quelle destinate ai bambini. In una scuola – ha spiegato senza precisare quale – i soldati hanno trovato un grande orsacchiotto di peluche contenente “fucili di precisione e munizioni”.

In un’altra vicina, sono state rinvenute “armi nascoste nelle aule, alcune in borse dell’Unrwa”. Lo stesso portavoce ha denunciato inoltre che la salva di razzi di venerdì pomeriggio contro Tel Aviv e il centro di Israele è partita da una “zona umanitaria” approntata nell’estremità sud della Striscia di Gaza per le masse di palestinesi sfollati da altre aree. A Khan Yunis la battaglia contro gli operativi di Hamas ha riguardato una moschea e tunnel, poi distrutti, mentre a Jabalya è stato “individuato un punto di comando della fazione islamica usato dagli operativi per imboscate ai soldati”. A Gaza la situazione è allo stremo e i camion degli aiuti umanitari sono ben al di sotto delle necessità della popolazione. Per il ministero della sanità di Hamas i morti sono ora arrivati a 17.700, per Israele 7.000 sono miliziani. Secondo una ricerca di Haaretz, si tratta della più alta percentuale di civili uccisi di sempre.

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Cittadini stanchi di pagare il pizzo uccidono 11 uomini della gang di narcos nel campo da calcio

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Nel paese di Texcaltitlan, nel centro del Messico, dei cittadini stanchi di pagare il pizzo al cartello locale hanno ucciso a colpi di machete un gruppo di otto narcotrafficanti nel campo da calcio del municipio. L’esito dello scontro ha lasciato 11 morti, otto dei quali vincolati al cartello Familia Michoacana. Secondo quanto riportato dalla stampa messicana, gli abitanti del paese erano stati convocati nel campo sportivo per pagare la quota settimanale alla criminalità del posto. Dopo esser scesi dai loro pick-up i narcos sono stati attaccati dalla folla con pietre, colpi di machete e pugni. La polizia è arrivata poco dopo sulla scena del massacro e sta ricostruendo l’accaduto attraverso dei video postati sui social.

 

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Guatemala, Arévalo denuncia “un colpo di stato assurdo”

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Il presidente eletto guatemalteco Bernardo Arévalo ha denunciato che le indagini svolte dall’Ufficio del Pubblico ministero della Procura, secondo cui le elezioni generali tenute quest’anno, e da lui vinte, dovrebbero essere annullate, non sono altro che un “colpo di stato assurdo, ridicolo e perverso”.


Nel corso di una conferenza stampa ieri sera Arévalo, che dovrebbe insediarsi nella massima carica dello Stato il 14 gennaio 2024 succedendo a Alejandro Giammattei, ha assicurato che le accuse formulate contro il Tribunale supremo elettorale (Tse) e contro lui stesso, sono infondate, aggiungendo che per quanto lo riguarda, ha prove che dissipano anche il presunto riciclaggio di denaro. Alludendo infine ai settori della magistratura che stanno cercando di bloccare il processo di transizione democratica presidenziale, ha sostenuto che “i golpisti fanno i gesti disperati di chi sta per affogare, e provano a portare a termine un improbabile colpo di stato”.

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