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Cronache

Morì a 17 anni per la leucemia dopo avere rifiutato chemio, genitori condannati

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La giustizia mette un punto fermo nella straziante storia di Eleonora Bottaro, morta a 17 anni per leucemia, stabilendo che i suoi genitori hanno avuto dirette responsabilita’ nella scelta della figlia di rifiutare la chemioterapia, affidandosi al metodo ‘Hamer’. Il Tribunale di Padova ha condannato a due anni ciascuno Lino e Rita Bottaro, genitori di Eleonora. La ragazza si ammalo’ tra il 2015 e il 2016 di una grave forma di leucemia, e decise di non curarsi con la chemioterapia, accogliendo in pieno la tesi dei familiari. Basandosi sul metodo Hamer, si curo’ con vitamine e cortisone, morendo in breve tempo. La vicenda scateno’ polemiche fortissime, preludio a quello che sarebbe stato lo scontro altrettanto forte sulle tesi ‘no vax’. Tra i piu’ duri c’era stato il virologo Roberto Burioni, che su Facebook si disse convinto fosse “una barbarie lasciare i genitori a giocare alla roulette russa con la salute dei figli”.

Secondo la procuratrice aggiunta Valeria Sanzari, Eleonora non ebbe mai modo di costruirsi una liberta’ di scelta delle cure, perche’ iperprotetta e “plagiata” da papa’ e mamma: “Eleonora si sentiva nelle mani del padre, che decideva ogni terapia, precludendole l’unica che le avrebbe potuto salvare la vita. Fino a pochi giorni prima di morire era convinta di guarire, di compiere i suoi 18 anni e andare in vacanza al mare”. Altro elemento emerso nel processo, il fatto che la coppia fosse in rapporti con il medico di base Paolo Rossaro, condannato per la morte di un paziente e radiato dall’Ordine per i suoi metodi ‘alternativi’ di cura dei tumori. Sanzari ha chiesto l’acquisizione degli atti per un’eventuale nuova imputazione di Rossaro. Dura la reazione della mamma di Eleonora alla lettura della sentenza: “credo nella giustizia divina, non ho sbagliato nulla, rifarei tutto quello che ho fatto, solo Dio sa quanto ha sofferto mia figlia”. Il percorso giudiziario era iniziato subito dopo la morte della ragazza, il 29 agosto 2016, con l’iscrizione dei genitori nel registro degli indagati, omicidio colposo aggravato dalla prevedibilita’ degli eventi. Tuttavia il Gup, nel 2017, si pronuncio’ per il non luogo a procedere, perche’ “il fatto non costituisce reato”. Cosi’ l’accusa ricorse in Corte d’Appello, che sposo’ la linea della Procura, rinviando il procedimento in primo grado. Oggi la sentenza di condanna, che non cancella l’amarezza per la tragica fine di Eleonora.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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