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Minacce e proiettili a Bentivogli, vita sotto scorta

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Altre minacce di morte e proiettili inviati a Marco Bentivogli, ex segretario della Fim Cisl. L’ex sindacalista, ora coordinatore dell’Associazione Base Italia, dal dicembre 2017 vive sotto scorta a seguito di due aggressioni e altre gravissime minacce nell’ambito delle vertenze Ilva e Fiat-Fca. L’ultimo episodio oggi alle 6.40 quando una lettera e’ stata rinvenuta presso l’abitazione di Ancona di Bentivogli: all’interno minacce di morte anche nei confronti della sua famiglia e degli agenti della scorta, con riferimenti all’Ilva. Nella busta c’erano dieci proiettili carichi, cinque per fucile a pallettoni e cinque per pistola 7.65. Per questo, verra’ intensificato il dispositivo di tutela gia’ assegnato alla sicurezza di Bentivogli. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine e la polizia scientifica per tutti gli accertamenti. Sotto choc l’ex sindacalista, la moglie e la figlia. Gia’ nel giugno 2020 Bentivogli aveva subito un’analoga intimidazione: nella propria abitazione di Roma era arrivata una lettera contenente gravissime minacce con riferimenti alla ricorrenza dei dieci anni dall’accordo per la Fiat di Pomigliano, oltre a due cartucce di pistola calibro 38 e due calibro 9. “Festeggeremo insieme l’accordo di Pomigliano ovunque, a Roma o ad Ancona, non bastano le dimissioni…”, le inquietanti parole scritte allora. “Noi non dimentichiamo Ilva”, una delle frasi dell’ultima lettera. Nel 2017, l’escalation di minacce e aggressioni, avevano portato l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale a dare la scorta a Bentivogli. Tanti i messaggi di solidarieta’ dal mondo politico, in prima linea i parlamentari del Pd, e da quello sindacale, all’ex leader dei metalmeccanici Cisl, 51 anni, in passato anche segretario provinciale Fim Cisl a Bologna e poi ad Ancona. Il leader della Cisl Luigi Sbarra esprime vicinanza a lui e alla sua famiglia, parla di “fatto grave ed inquietante”, auspicando che vengano accertate le responsabilita’” e “bisogna contrastare questo clima di odio e intimidazione che c’e’ nel Paese”. Un episodio “gravissimo, inaccettabile in un Paese democratico”, secondo Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl che nel 2020 succedette a Bentivogli. “Dobbiamo respingere con determinazione – afferma il ministro del Lavoro Andrea Orlando – ogni attacco al pluralismo e ogni tentativo di condizionare il libero confronto democratico”. “Solidarieta’ a Marco Bentivogli per le gravi minacce. Ti siamo tutti vicini, vai avanti con la stessa determinazione!”, scrive Lorenzo Guerini, ministro della Difesa. “Siamo tutti con Marco Bentivogli senza se e senza ma”, il messaggio di Carlo Calenda, leader di Azione e candidato a sindaco di Roma. Di “atto spregevole”, parlano i sindaci di Bergamo e Brescia, Giorgio Gori ed Emilio Del Bono. Si tratta, rimarca la presidente dei senatore di FI Anna Maria Bernini, di un “gravissimo segnale d’allarme sul clima di tensione alimentato dagli stessi settori eversivi che hanno sempre avuto come principale bersaglio i riformisti e Bentivogli – al quale va la mia piena solidarieta’ – in questi anni difficili e’ sempre stato un coraggioso esponente dell’anima riformista e modernizzatrice dei rapporti sindacali”. Quando accaduto “ricorda i tempi bui di questo Paese – secondo i senatori M5s della Commissione lavoro del Senato – e va condannato con tutte le nostre forze, al di la’ dei distinguo e colori politici”. “Solidarieta’ a Bentivogli, basta con l’odio dei vigliacchi”, scrive Nicola Fratoianni (Si).

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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