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Messi-Psg, è fatta: il fenomeno argentino è già a Parigi per visite e firma

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Messi-Paris Saint-Germain, è cosa fatta. Concluse le visite mediche manca solo firma del contratto e l’annuncio ufficiale. Dallo choc e le lacrime per l’addio al Barcellona all’acclamazione in aeroporto a Parigi sono passate poco piu’ di 48 ore. La nuova stella ai piedi della Tour Eiffel sara’ presentata domani al Parco dei Principi, in una conferenza stampa fissata alle ore 11. Con l’arrivo di quello da piu’ parti e’ definito come il piu’ forte calciatore al mondo, ora il Paris Saint-Germain non ha piu’ alibi per non puntare dritto alla Champions League. La scritta nera ‘Ici c’est Paris’ su una t-shirt bianca, mascherina in mano, sorrisi e saluti ai tanti tifosi che l’hanno accolto al suo arrivo al Paris – Le Bourget. Fuori dallo scalo lo aspettavano ormai da domenica pomeriggio. Poi subito in auto, direzione ospedale americano di Parigi, per avere l’ok dei medici. Messi e’ arrivato da Barcellona insieme alla sua famiglia.

“Verso un nuova avventura, tutti insieme i cinque”, ha scritto su Instagram la moglie, Antonela Roccuzzo, a corredo di un selfie che vede la coppia sorridente, a bordo dell’aereo privato atterrato nella capitale francese a meta’ pomeriggio. Le voci di un loro arrivo imminente si rincorrevano da subito dopo la conferenza stampa del Camp Nou. Ma solo oggi il trasferimento si e’ concretizzato, dopo l’accordo raggiunto con il club dell’emiro del Qatar. Un contratto biennale, secondo i media francesi, da circa 40 milioni di euro a stagione, con opzione per un terzo anno. Al Psg la ‘pulce’ ritrova il suo storico compagno di reparto in blaugrana.

“Di nuovo insieme” ha postato su Instagram Neymar. I due attaccanti sono di nuovo insieme quattro anni dopo l’addio al Barca del brasiliano. Nella capitale francese Messi fara’ crescere la rappresentanza argentina: Mauro Icardi, Angel Di Maria e Leandro Paredes, oltre al mister, Mauricio Pochettino.

E sara’ il nuovo “diamante” (come lo ha definito lo stesso club in un video) di una campagna acquisti faraonica: da Gianluigi Donnarumma (a parametro zero dal Milan) ad Hakimi (dall’Inter) passando per Danilo Pereira (dal Porto) sino agli svincolati Sergio Ramos (dopo 16 anni al Real Madrid) e Wijnaldum (dal Liverpool). L’ingaggio del sei volte pallone d’oro e’ stato possibile dall’alleggerimento delle regole del Fair-play finanziario (che dal 2010 impediscono ai club di spendere piu’ di quanto guadagnato) da parte del Uefa nel periodo post-pandemico. Un contratto che pero’ il Barcellona, sommerso dai debiti (per quasi mezzo miliardo di euro), non avrebbe potuto permettersi. Anche per questo la societa’ catalana vuole dimenticare in fretta la stella che per 17 anni ha brillato in prima squadra. Al Camp Nou e’ gia’ stata rimossa la gigantografia che su una parete raffigurava l’argentino di Rosario insieme ai blaugrana Griezmann, Ter Stegen e Pique’. E’ il suo ex compagno di squadra Iniesta a rendere l’idea di un sentimento diffuso tra i tifosi del Barca: “Fa male vederlo con un’altra maglia” perche’ “era tutto. E’ un giocatore che trascende una squadra. Non ho mai visto un giocatore come lui e non credo che ne vedro’ un altro”.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

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“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

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Tifosi del Napoli in silenzio 17′: poi cori contro De Laurentiis, Calzona e squadra

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Un’atmosfera insolita ha avvolto lo stadio Diego Armando Maradona durante l’ultimo incontro di Serie A tra il Napoli e la Roma. I tifosi del Napoli, in particolare quelli delle curve, hanno scelto una forma di protesta silenziosa per esprimere il loro dissenso verso la direzione del club in una stagione che si sta rivelando particolarmente difficile.

L’incontro è iniziato in questo clima quasi surreale. Il Napoli, attualmente ottavo in classifica, sta vivendo una delle sue stagioni più turbolente, segnata da risultati deludenti come l’ultima sconfitta contro l’Empoli. La scelta di non cantare è stata un modo per i tifosi di evidenziare il loro malcontento e la loro insoddisfazione per come le cose stanno procedendo sia sul campo sia fuori.

Il silenzio dei tifosi è stato interrotto solo al 17esimo minuto, quando è scaturito un coro contro il presidente Aurelio De Laurentiis.Questo tipo di manifestazione pacifica, ma estremamente eloquente, evidenzia la frattura crescente tra la base dei tifosi e la leadership del Napoli.

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