Collegati con noi

Politica

Meloni: senza difesa si vuole Ue come comunità hippie

Pubblicato

del

Arriva puntualissima, una rarità. E prende la parola davanti a una platea tutt’altro che ostile. Giorgia Meloni si presenta al congresso di Azione e tocca, nei 25 minuti del suo intervento piuttosto applaudito, molti dei temi che scaldano quelli che chiama “avversari”, con i quali “è possibile” poter aprire un “confronto”. Senza che questo significhi prepararsi a “sostituire i miei alleati”, precisa subito la presidente del Consiglio dopo che la sua presenza all’assise calendiana aveva suscitato le più varie ricostruzioni. Tra queste, quella secondo la quale voleva concedersi “una scorribanda tra i moderati”. “Dopo aver sentito Calenda però”, incalza scherzando con la platea, “dovrò portare io un po’ di moderazione…”.

La sua è una scelta politica, certo. Utile, secondo la premier, anche a chiarire altre polemiche come quelle sulla postura del governo rispetto a Usa e Ue dopo una intervista al Financial Times che ha fatto rumore. E anche per tornare a puntare il dito su quelle che per lei sono le contraddizioni del centrosinistra perché ci sono leder, dice Meloni rivolgendosi a Elly Schlein che “invocano la rottura con gli Stati Uniti” e altri che “sostengono che l’Europa non debba spendere risorse per la propria sicurezza”. Si vuole che gli Usa “non più alleati continuino comunque a difenderci” o, si domanda la premier, si pensa “che l’Europa diventi una grande comunità hippie demilitarizzata che spera nella buona fede delle altre potenze straniere?”.

Meloni lancia così la sua nuova provocazione, che scatena immediatamente l’indignazione dei dem. La segretaria parla di “governo improvvisato” che non avendo “altri argomenti sulla politica estera attacca l’opposizione”. Si tratta di un governo “in stato confusionale”, affonda Schlein, mentre Francesco Boccia, anche lui al congresso, parlando di attacco “grave” al pacifismo, ironizza chiedendosi se la premier abbia dato “dell’hippie anche al Papa”. “Nella maggioranza ci sono divisioni e incongruenze”, reagiscono le opposizioni, M5S compreso, puntando il dito sulle dichiarazioni di Matteo Salvini circa dazi e riarmo ribadite anche nel prequel del congresso leghista a Padova.

“Salvini la pensa come me, che bisogna investire in difesa”, un po’ scherza e un po’ no il ministro Guido Crosetto, altro ospite della kermesse di Calenda. Lui insiste “da mesi” sulla necessità che a Bruxelles si allentino le maglie del Patto per consentire ai paesi di aumentare la spesa nel comparto. Ma per “20-30 anni”, non solo per i 4 appena annunciati, perché si tratta di investimenti a lungo termine che, solo spalmati, non avrebbero impatto su bilanci appesantiti dal debito come quello italiano.

La Germania invece “ha cambiato la Costituzione in due giorni” e ora è pronta a spendere, ma “non ha” il nostro fardello, osserva Crosetto, che dal palco ricorda come l’Italia dovrà comunque spingere sull’acceleratore perché “presumo che Rutte” all’assemblea Nato di inizio estate “proporrà il 3,5%” di spese per la Difesa. Mentre l’Italia ancora non ha raggiunto nemmeno il target del 2% del Pil previsto finora. Un impegno, ricorda Meloni, che aveva sottoscritto Giuseppe Conte quando era al governo, salvo poi “scendere in piazza oggi” contro le armi. La premier torna anche su quanto detto a FT, sottolineando di non aver mai dichiarato di stare “con Trump contro l’Europa”. “Ho detto – precisa – che sto sempre con l’Italia, che l’Italia è in Europa e il suo ruolo deve essere anche quello di difendere l’unità dell’Occidente”.

Certo, ammette, “ci sono temi divisivi” tra le due sponde dell’Atlantico a partire dai dazi, ma “proprio per questo penso che non si possa agire per impulso, ma con equilibrio”. I tempi sono difficili e se l’economia è solida bisogna comunque “prepararsi a tanti scenari diversi”, avverte la premier, assicurando, con citazione finale del filosofo Schumacher, che il suo obiettivo resta quello di “consegnare un’Italia migliore di quella che abbiamo ereditato noi” grazie alle riforme su Giustizia, Autonomia e Premierato.

Advertisement

In Evidenza

Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

Pubblicato

del

Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

Continua a leggere

In Evidenza

Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

Pubblicato

del

Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

Continua a leggere

Politica

L’ex ministro De Lorenzo torna a percepire il vitalizio: sono stato un perseguitato politico

Pubblicato

del

Francesco De Lorenzo (foto Imagoeconomica in evidenza), 87 anni, ex ministro della Sanità della Prima Repubblica, torna a percepire il vitalizio parlamentare grazie alla riabilitazione concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. Una cifra importante tra arretrati e pensione, che giunge 31 anni dopo l’arresto per Tangentopoli e una condanna definitiva a 5 anni per associazione a delinquere e corruzione.

«Ho pagato più di tutti, ho subito una persecuzione»

«Sono stato il capro espiatorio perfetto» ha dichiarato De Lorenzo al Corriere del Mezzogiorno, rivendicando la correttezza del proprio operato. Secondo l’ex ministro, i magistrati dell’epoca avrebbero voluto colpire un simbolo e lui si prestava bene al ruolo, specie dopo la riforma della sanità che vietava il doppio lavoro ai medici. «Non ho mai preso una lira per me – ha aggiunto – la Cassazione ha riconosciuto che i soldi finivano interamente al Partito Liberale».

«Vitalizio? È un diritto, come stabilito dalla Boldrini»

De Lorenzo ha ribadito che la richiesta del vitalizio è legittima: «La delibera del 2015 firmata da Laura Boldrini prevede la restituzione in caso di riabilitazione. Io l’ho ottenuta, come altri prima di me». A pesare sulla sua memoria, anche la condanna della Corte dei Conti per danno d’immagine: «Ho dovuto vendere la mia casa di Napoli per affrontare le conseguenze economiche di quella sentenza, pur non avendo causato alcun danno erariale».

Tangentopoli e il crollo della Prima Repubblica

Arrestato a Napoli nel 1994, De Lorenzo fu al centro di uno dei più noti scandali di Tangentopoli. «Durante la stagione giudiziaria serviva un terzo nome dopo Craxi e Andreotti, e io ero perfetto», ha detto. Ricorda con amarezza il clima di quegli anni: «Mi ritrovai contro i medici per la riforma e contro i malati per i tagli alla sanità. Il bersaglio ideale».

«Non ho mai tradito per salvarmi»

«Mi venne chiesto di accusare altri ministri, anche Berlusconi – racconta – ma non l’ho mai fatto». Critico nei confronti della magistratura, De Lorenzo ha sottolineato le irregolarità nel suo arresto e nella gestione del processo. «I miei coimputati si avvalevano della facoltà di non rispondere. Il mio processo è stato un coro di muti».

Rapporti con il passato: «Non sento più nessuno»

Con i vecchi compagni di partito come Paolo Cirino Pomicino e Giulio Di Donato i contatti si sono interrotti: «Ho chiuso ogni rapporto con loro», ha ammesso De Lorenzo. Nonostante l’età, conserva ancora una voce lucida e battagliera: «Sono malato di giustizia, non dimentico quello che ho subito».

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto