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Meloni indica Fitto per l’Ue: avrà un ruolo adeguato

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“È una scelta dolorosa per me, credo anche per lui, e per il governo, ma è necessaria”. In Consiglio dei ministri Giorgia Meloni conferma che sarà Raffaele Fitto il commissario europeo indicato dal suo esecutivo e spiega di non aver motivo di dubitare che all’Italia sarà riservato “un ruolo adeguato” nella nuova squadra di Ursula von der Leyen, “nonostante molti italiani che tifano contro”. Ma mentre nella sala scatta l’applauso per il ministro, va in scena il cortocircuito sul comunicato stampa congiunto del centrodestra, con la Lega che trasmette (“per errore” assicura il suo ufficio stampa) un testo con un passaggio diverso sull’Ucraina, di fatto insidiando il tentativo di mostrare compattezza dopo il vertice di tre ore fra i leader concluso poco prima. Nella riunione ristretta, la premier, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi rinnovano il “patto di coalizione, garanzia di efficacia e concretezza dell’azione di governo”.

Portare a compimento le riforme, attuare il “programma votato dai cittadini”, una legge di bilancio “seria ed equilibrata” che “confermerà alcune priorità come la riduzione delle tasse, il sostegno a giovani, famiglie e natalità, e interventi per le imprese che assumono”, sono gli impegni snocciolati, con la garanzia di “totale sintonia su tutti i dossier, a partire dalla politica estera”. Al di là del giallo del passaggio sull’Ucraina (“appoggio a Kiev ma contrari a ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini”, nel testo inviato dalla Lega; “condivisione sulla crisi in Medio Oriente e sulla posizione del governo italiano relativamente alla guerra in Ucraina”, in quello corretto), nel comunicato non si fa riferimento ai temi che creano fibrillazioni nel centrodestra, e su cui non è mancato il confronto nel vertice: balneari, nomine Rai (rischiano di slittare oltre metà settembre, manca anche l’accordo con le opposizioni, indispensabile per il voto in Vigilanza), pensioni o cittadinanza, su cui FI conferma l’intenzione di presentare una proposta organica. E nemmeno le Regionali, con la maggioranza che prepara una serie di sondaggi sulla candidatura migliore per la Liguria, e il governo che “raccomanda” alle Regioni un election day autunnale.

Chiuso il vertice, il Cdm è aperto da una lunga introduzione di Meloni. Parte dall’indicazione di Fitto, anticipata poco prima al telefono ai leader delle opposizioni. La partita a Bruxelles non è chiusa, e Meloni (che sabato prossimo volerà a Parigi per le Paralimpiadi, dopo l’intervento a Cernobbio) insiste per una vicepresidenza esecutiva. Non è una questione di “simpatia o antipatia verso il nostro governo”, all’Italia spetta in quanto “nazione fondatrice, seconda manifattura e terza economia europea, terzo Stato membro per popolazione, con primati in tantissimi campi”, che inoltre “oggi può contare anche su una ritrovata stabilità politica e una solidità economica che pochi altri hanno nel resto d’Europa”. Fitto ha un’ultima missione a Roma, la riforma delle concessioni balneari. Si rischia di scontentare gli imprenditori, è il tenore del ragionamento condiviso dalla premier e dal ministro, ma o ci si adegua adesso alla direttiva europea (magari con indennizzi e prelazioni) o poi arriva la sentenza della Corte di giustizia e partono subito le gare. Potrebbe bastare una decina di giorni per un decreto.

Invece la nuova gestione del Pnrr post Fitto si definirà più avanti: ogni soluzione è aperta, dall’interim di Meloni allo spacchettamento delle deleghe, anche se continuano sullo sfondo voci di un rimpasto a novembre. “Andiamo avanti senza paura”, l’esortazione della premier ai ministri, “saranno gli italiani a giudicarci, a fine legislatura”. “Dobbiamo continuare a portare avanti il programma votato dagli italiani”, aggiunge, e suona come un avvertimento agli alleati. Poi non mancano fendenti a “qualche zelante funzionario europeo” che chiede “modifiche folli” all’assegno unico, e alle opposizioni che contestano in modo “pregiudiziale”. La manovra, ribadisce, confermerà che “è finita la stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus”. Prioritario resta il capitolo migranti: Meloni rivendica “l’orgoglio” per il calo di sbarchi e morti in mare, assicura che “nelle prossime settimane” saranno operativi i centri in Albania e ribadisce che sono in arrivo correttivi alle “storture” della legge Bossi-Fini.

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Politica

L’ex ministro De Lorenzo torna a percepire il vitalizio: sono stato un perseguitato politico

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Francesco De Lorenzo (foto Imagoeconomica in evidenza), 87 anni, ex ministro della Sanità della Prima Repubblica, torna a percepire il vitalizio parlamentare grazie alla riabilitazione concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. Una cifra importante tra arretrati e pensione, che giunge 31 anni dopo l’arresto per Tangentopoli e una condanna definitiva a 5 anni per associazione a delinquere e corruzione.

«Ho pagato più di tutti, ho subito una persecuzione»

«Sono stato il capro espiatorio perfetto» ha dichiarato De Lorenzo al Corriere del Mezzogiorno, rivendicando la correttezza del proprio operato. Secondo l’ex ministro, i magistrati dell’epoca avrebbero voluto colpire un simbolo e lui si prestava bene al ruolo, specie dopo la riforma della sanità che vietava il doppio lavoro ai medici. «Non ho mai preso una lira per me – ha aggiunto – la Cassazione ha riconosciuto che i soldi finivano interamente al Partito Liberale».

«Vitalizio? È un diritto, come stabilito dalla Boldrini»

De Lorenzo ha ribadito che la richiesta del vitalizio è legittima: «La delibera del 2015 firmata da Laura Boldrini prevede la restituzione in caso di riabilitazione. Io l’ho ottenuta, come altri prima di me». A pesare sulla sua memoria, anche la condanna della Corte dei Conti per danno d’immagine: «Ho dovuto vendere la mia casa di Napoli per affrontare le conseguenze economiche di quella sentenza, pur non avendo causato alcun danno erariale».

Tangentopoli e il crollo della Prima Repubblica

Arrestato a Napoli nel 1994, De Lorenzo fu al centro di uno dei più noti scandali di Tangentopoli. «Durante la stagione giudiziaria serviva un terzo nome dopo Craxi e Andreotti, e io ero perfetto», ha detto. Ricorda con amarezza il clima di quegli anni: «Mi ritrovai contro i medici per la riforma e contro i malati per i tagli alla sanità. Il bersaglio ideale».

«Non ho mai tradito per salvarmi»

«Mi venne chiesto di accusare altri ministri, anche Berlusconi – racconta – ma non l’ho mai fatto». Critico nei confronti della magistratura, De Lorenzo ha sottolineato le irregolarità nel suo arresto e nella gestione del processo. «I miei coimputati si avvalevano della facoltà di non rispondere. Il mio processo è stato un coro di muti».

Rapporti con il passato: «Non sento più nessuno»

Con i vecchi compagni di partito come Paolo Cirino Pomicino e Giulio Di Donato i contatti si sono interrotti: «Ho chiuso ogni rapporto con loro», ha ammesso De Lorenzo. Nonostante l’età, conserva ancora una voce lucida e battagliera: «Sono malato di giustizia, non dimentico quello che ho subito».

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