Dopo una breve pausa di apparente tregua, il governo torna a puntare il dito contro la magistratura. Giorgia Meloni non ha usato mezzi termini per criticare quei giudici che, a suo dire, vogliono fare politica. Al centro delle tensioni, ancora una volta, c’è la Procura di Roma, che ha indagato la premier e alcuni ministri per il caso Osama Almasri Nijeem, il capo della polizia giudiziaria libica arrestato e poi liberato su decisione del governo.
In perfetta sincronia, Fratelli d’Italia ha immediatamente diffuso un dossier interno, intitolato “Il giallo degli errori su Almasri”, in cui si punta il dito contro il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi e la Corte penale internazionale dell’Aia. L’accusa, nemmeno troppo velata, è che ci sia stata una strategia per incastrare il governo Meloni.
Il sospetto su Lo Voi e la sua candidatura alla Corte dell’Aia
Nel documento, i meloniani sottolineano un particolare che considerano sospetto: Lo Voi era stato candidato dal governo Conte nel 2021 come procuratore della Corte penale internazionale, la stessa che ha emesso il mandato di cattura per Almasri. Coincidenza o manovra orchestrata? I parlamentari di FdI insinuano il dubbio, accusando l’ex premier Giuseppe Conte di aver avuto un ruolo nelle vicende che hanno portato allo scontro tra magistratura e governo.
Anche Matteo Salvini si unisce al coro delle critiche, mettendo in relazione l’inchiesta sul Ponte sullo Stretto con quella su Meloni: “Lo stesso procuratore che ha indagato la premier ha aperto un’inchiesta sul Ponte, quando ancora non è stato nemmeno approvato”.
La destra compatta: riformare la giustizia
L’offensiva contro la magistratura non si limita al caso Almasri. Nel centrodestra si moltiplicano le richieste di riforme per limitare il potere delle toghe. Tra le proposte più forti:
- Abolire l’obbligatorietà dell’azione penale, suggerita da Lucio Malan di Fratelli d’Italia;
- Reintrodurre l’immunità parlamentare, proposta da Raffaele Nevi di Forza Italia.
Intanto, Elisabetta Gardini (FdI) accusa il Partito Democratico e l’ex premier Paolo Gentiloni, colpevoli secondo lei di aver accolto in Italia il trafficante di uomini Abd al-Rahman al-Milad, noto come “Bija”.
Il sospetto del “complotto internazionale”
Nel dossier interno di Fratelli d’Italia, non si risparmiano critiche nemmeno alla Corte penale internazionale. Secondo i meloniani, la Corte dell’Aia avrebbe atteso che Almasri mettesse piede in Italia prima di emettere il mandato di cattura, facendo così scoppiare un caso diplomatico e giudiziario che ha messo in difficoltà il governo.
Il documento fa anche riferimento al procuratore capo dell’Aia, Karim Ahmad, sottolineando il suo passato da avvocato difensore di personaggi controversi come il presidente del Kenya William Ruto, il leader dei ribelli sudanesi Bahr Idriss Abu e l’ex presidente liberiano Charles Taylor.
La conclusione del dossier è chiara: la Corte penale ha usato il caso Almasri per colpire il governo italiano.
La politica nei tribunali: a soffrire sono le istituzioni
Questo ennesimo scontro tra governo e magistratura non è solo una battaglia tra poteri, ma colpisce la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Quando la politica si fa nelle aule giudiziarie, il danno è enorme: le istituzioni ne escono indebolite e la credibilità dello Stato viene minata.
Mentre l’inchiesta Almasri continua a infiammare il dibattito, resta il nodo più grande: come garantire che giustizia e politica restino due mondi separati, senza che l’uno interferisca con l’altro?