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Politica

Meloni alla Camera per la fiducia: tregua fiscale, presidenzialismo e nessuna simpatia per il fascismo

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L’intervento di Giorgia Meloni alla Camera ha avuto come incipit “la solennità” del luogo e l’emozione di parla come premier. Ha ringraziato in anticipo tutti i presenti, “a prescindere dalla scelta che ognuno farà” sulla concessione della fiducia, ancora una volta con una menzione particolare al presidente Sergio Mattarella “per i suoi preziosi consigli”.

Meloni ha rivendicato i tempi stretti della formazione del governo, l’unità del centrodestra e ha evidenziato come l’Italia non può più perdere tempo nell’attuale situazione economica. La premier ha anche rivolto un pensiero accorato a Mario Draghi per avere “offerto la sua massima disponibilità per un passaggio di consegne veloce e sereno con il nuovo governo nonostante, per ironia della sorte, fosse guidato dal presidente dell’unica forza che gli è stata all’opposizione”. Altro segnale forte e il riconoscimento del ruolo di civil servant di Draghi. Non che ci fosse bisogno della bollinatura di Meloni. E ha rimarcato l’emozione “di essere la prima donna alla guida del governo di questa Nazione”. “Quando penso a questo – ha spiegato – penso a tutte le donne che fanno fatica a vedere riconosciuto il proprio talento o la fatica di tutti i giorni. Ma penso anche a tutte coloro che hanno costruito le scale che hanno permesso a me di salire qui”. Non le cita per cognome, ma per nome: Cristina, Rosalie, Maria. Ma anche Oriana, Nilde, Samantha e tante altre. Impossibile non riconoscere Montessori, Fallaci, Iotti, Cristoforetti.

“Il coraggio di certo non ci difetta” ha evidenziato Meloni parlando delle scelte difficili che attendono il governo, dopo avere ricordato che viene superata l’”anomalia italiana” degli ultimi 11 anni e che finalmente c’è un esecutivo «rappresentativo della maggioranza uscita dal voto». Ha garantito che il centrodestra governerà 5 anni e auspicato un rapporto corretto con le opposizioni, “che sanno far sentire la propria voce anche senza bisogno di aiuti esterni”, con riferimento alle parole pronunciate dalla ministra francese che prima ancora dell’insediamento aveva parlato di una necessaria “vigilanza” sull’Italia. Parlando de ruolo delle forze armate italiane impegnate in patria e all’estero in missioni di peace-keeping, Meloni ha raccolto la prima grande standing ovation dall’Aula.

Un nodo immediato da sciogliere, ha messo in chiaro, sarà quello dell’energia. Che in questa fase si intreccia inevitabilmente anche con la politica estera. Meloni ha puntualizzato che “cedere al ricatto di Putin” non sarebbe una comoda soluzione, ma una scelta che “aggraverebbe il problema”. “La libertà ha un costo – ha detto la Meloni -, l’Italia continuerà ad essere partner del valoroso popolo ucraino che si oppone all’aggressione della Russia» non soltanto “perché non possiamo accettare la guerra ma anche perché è il modo migliore di fare il nostro interesse nazionale”. Ha poi ricordato che l’Italia è un Paese che per le proprie caratteristiche fisiche e geografiche può investire di più sulle energie rinnovabili, riducendo così la propria dipendenza dall’estero.

Ma quello degli aumenti delle bollette è un problema e non di prospettiva. E per questo “sarà necessario mantenere e rafforzare le misure a supporto di famiglie e imprese, anche sul versante del carburante”. Meloni ha riconosciuto che si tratta di un “impegno finanziario imponente, che drenerà gran parte delle risorse reperibili, e ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio”. Un passaggio accolto con uno sguardo un po’ freddo da parte di Matteo Salvini, seduto al suo fianco. E che in mattinata aveva indicato tra le priorità il superamento della Legge Fornero, la flat tax, il ponte sullo Stretto, bandiere della Lega in campagna elettorale, ma che richiedono risorse ingenti.

Poi ha elencato i punti qualificanti del suo programma di governo e enfatizzato la necessità di una riforma istituzionale in senso presidenziale, che si accompagni ad una vera attuazione delle autonomiee dei poteri per Roma Capitale.

La pace fiscale, altro tema introdotto dal tweet di Salvini, è stata però evocata anche dalla presidente del consiglio. Che ha parlato di una necessaria “tregua” per consentire a famiglie e imprese di regolarizzare la propria posizione con il Fisco. Poi, citando Papa Francesco e le sue parole sulla dignità che viene garantita alle persone con il lavoro e non con l’assistenzialismo — e a questo punto anche Enrico Letta, Giuseppe Conte e gli altri deputati dell’opposizione, si sono alzati in piedi per applaudire — , ha parlato della povertà diffusa e sottolineato che la risposta per chi è indigente non è il reddito di cittadinanza bensì la creazione di nuova occupazione. E a questo proposito ha ribadito che non è più accettabile neppure il pesante bilancio morti sul lavoro che l’Italia registra: “Il tema, qui, non è introdurre nuove norme, ma garantire la piena attuazione di quelle che esistono”.

Capitolo Covid. Meloni ha ricordato le oltre 177 mila persone in Italia e ha evidenziato che “se siamo usciti al momento dall’emergenza è soprattutto merito del personale sanitario, della professionalità e dell’abnegazione con le quali ha salvato migliaia di vite umane”. Tuttavia, ha sottolineato, occorre fare chiarezza su come la crisi pandemica è stata affrontata: un dovere nei confronti di “chi ha perso la vita e chi non si è risparmiato negli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori”.

Il suo governo, ha poi garantito, non metterà mai in discussione il diritto di asilo, ma pretenderà di far rispettare il principio secondo cui “in Italia non si entra illegalmente”. E lo farà proponendo all’Europa non il “blocco navale” più volte evocato in passato, e che è stato oggetto di forte polemica in campagna elettorale, ma il ripristino di controlli sul modello della missione “Sophia” della Ue che prevedeva pattugliamenti in mare, affiancati da accordi con le nazioni del Nord Africa per il controllo delle coste e l’istituzione di hotspot in loco ove vagliare preventivamente le domande di accoglienza. Sono stati tanti gli argomenti affrontati nei 70 minuti in cui ha letto, concedendosi anche qualche variazione a braccio.

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Politica

Elezioni comunali Napoli: sfida di Paolo Russo a Marigliano e ritorno degli ex sindaci

Paolo Russo in corsa a Marigliano, ex sindaci in campo e centrodestra solido: ecco come cambiano le elezioni comunali nella provincia di Napoli tra sorprese e conferme.

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Tornano tanti ex sindaci nella città metropolitana di Napoli, mentre il campo largo annaspa e crolla l’asse Pd-Cinque Stelle. Il Movimento fondato da Conte praticamente scompare, mentre il centrodestra, pur con qualche difficoltà, regge. Proliferano le liste civiche e resta alta l’attenzione sulle liste pulite e sull’eventuale presenza di “impresentabili”.

Marigliano: la sfida di Paolo Russo

A Marigliano la novità è Paolo Russo (nella foto Imagoeconomica in evidenza assieme a Mara Carfagna), ex deputato di lungo corso, che scende in campo nella sua città d’origine. La sua coalizione “Cuore civico” raccoglie pezzi di centrodestra, società civile ed esponenti progressisti. Il Pd ha invece scelto un altro candidato: Gaetano Bocchino, sostenuto anche da Azione, Verdi e Sinistra. Terzo candidato è Ciro Panariello, appoggiato da una lista civica.

Giugliano: centrodestra contro un centrosinistra diviso

A Giugliano, la città più popolosa della provincia, si sfidano Giovanni Pianese con il centrodestra, Diego D’Alterio con il centrosinistra senza il Movimento 5 Stelle, e Salvatore Pezzella, ex esponente grillino, ora sostenuto da una civica. Resta la spada di Damocle della commissione d’accesso prefettizia che potrebbe portare allo scioglimento per infiltrazioni.

Nola: il Pd rinuncia e resta fuori dalla corsa

A Nola il Pd si sfila a sorpresa e lascia il campo a quattro candidati: Maurizio Barbato (Fratelli d’Italia), Andrea Ruggiero (Per e civiche), Agostino Ruggiero (sostenuto dai socialisti) e Antonio Ciniglio (civiche territoriali). Il ritiro del candidato Pd Giuseppe Tudisco ha lasciato spazio a una corsa senza bandiere ufficiali del centrosinistra.

Volla: sei candidati e la conferma dell’instabilità politica

A Volla si conferma il record di instabilità politica: sei i candidati a sindaco. Tra loro due ex primi cittadini: Giuliano Di Costanzo (sostenuto dal Pd) e Pasquale Di Marzo (civiche). In corsa anche Lino Di Donato (centrodestra), Roberto Barbato (civica), Gennaro Burriello (Potere al Popolo) e Gianluca Pipolo (civiche).

Casavatore: sfida tra ex sindaci

A Casavatore la sfida è tra Vito Marino (appoggiato da cinque civiche), Fabrizio Celaj (Pd e civiche) e Mauro Muto (Fratelli d’Italia). Marino e Muto hanno entrambi già guidato il Comune in passato.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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