Pochi giri per ritrovare un sorriso che mancava da parecchio nel paddock della MotoGP. Martedì scorso, a Valencia, erano solo test di fine stagione, ma ha colpito l’espressione da bimbo al luna park che Marc Marquez ha rivolto a Frankie Carchedi, suo nuovo ingegnere di pista, appena sceso dalla Ducati del team Gresini con il quale sarà in pista nel 2024, dopo 11 anni di Honda. Un lampo gli ha illuminato lo sguardo, nelle ultime stagioni più spesso accigliato che felice. Una luce che dovrebbe preoccupare soprattutto gli altri piloti di Borgo Panigale. Ha percorso 49 tornate ed ottenuto il miglior tempo alla 46/a, a 171 millesimi dal più veloce. Il suo è stato il quarto crono, senza rischiare né strafare. Per motivi contrattuali non ha potuto commentare le prime sensazioni. Certo, però, il feeling tra l’uomo ed il mezzo meccanico è parso immediato, quasi frutto di una magia.
L’arrivo del catalano otto volte campione del mondo (sei in MotoGP) nella pattuglia di quanti avranno a disposizione quella che da un paio di stagioni è la moto più performante e competitiva della classe regina è una novità che promette di mettere ulteriore pepe sul motomondiale e già suscita molta curiosità. Marquez avrà la Desmosedici nell’ultima versione guidata da Johann Zarco nel 2023. Ma, per dare l’idea della considerazione in cui è tenuto, la moto che ha provato a Valencia non era un ‘usato sicuro’, bensì un mezzo fresco di fabbrica, approntato appositamente per lui. “Avere un otto volte campione del mondo come Marc è una situazione di potenziale pericolo per l’armonia all’interno delle squadre, uno dei nostri punti di forza. P
ùerò credo che in questi anni ci siamo fatti le ossa. Dovremo essere bravi a gestirla, ma siamo ben allenati”, ha commentato Gigi Dall’Igna, direttore generale del settore corse. Il team ufficiale sarebbe certamente quello messo più in difficoltà da un Marquez subito vincente, trovandosi a dover difendere il titolo-bis di Francesco Bagnaia su più fronti. Perché è certo che Jorge Martin – anche lui in Ducati, con il team Pramac che ha una moto quasi identica alla factory – tornerà alla carica ancor più sicuro delle sue capacità, dopo aver conteso, un po’ a sorpresa, il primato a Pecco. Che potrebbe così finire in una morsa, insidiato contemporaneamente da un Marquez agguerritissimo, affamato di riscatto – la sua ultima vittoria risale all’ottobre 2021, GP dell’Emilia Romagna – e che, alla soglia dei 31 anni, anela al nono titolo, per riuscire almeno ad affiancare Valentino Rossi.
D’altra parte, se il ramo ‘sportivo’ della Ducati lo ha accolto non proprio a braccia aperte, quello che guarda al marketing sa che avere in casa un campione ritrovato può rivelarsi la mossa vincente per un marchio che vola nelle classifiche delle vendite. Si tratta pur sempre “di uno dei piloti più importanti della storia del motociclismo – ha aggiunto Dall’Igna, parlando a Valencia – ed è un onore che abbia voluto correre con noi”. Marc “è un pilota ingombrante”, ma “la nostra moto ha vinto con quasi tutti coloro che l’hanno usata, quindi immagino che saremo in grado di adattarla al suo stile di guida”, ha concluso l’ingegnere veneto. Il rischio è che con Marquez la Ducati, da moto che tutti guidano alla grande, diventi la moto che sa guidare solo… lui. Come è successo alla Honda. L’intelligenza di Ducati si vedrà anche da come saprà gestire i tanti galli che affolleranno i box.