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Mattarella e il sold out, Italvolley a caccia Europei

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Sarà tra le mura di un PalaEur pieno da scoppiare che la Nazionale di Fefè De Giorgi proverà a fare la storia, conquistando il suo secondo Europeo di volley consecutivo. Tra i due, tanto per gradire, c’è stato un trionfo mondiale, ottenuto un anno fa contro lo stesso rivale di domani per il trono continentale, ossia la Polonia. Il successo per 3-0 in semifinale, ieri contro la Francia, ha fatto vedere a tutti i 10mila spettatori presenti che quando c’è in palio la gloria gli azzurri rispondono presente. Capitan Giannelli ha illuminato il gioco, Gabriele Lavia, Yuri Romanò e Alessandro Michieletto hanno portato in dote tanti punti. Soprattutto, non è mancato quello spirito di squadra, quella voglia concreta di aiutarsi a vicenda che sono stati cruciali per laurearsi campioni d’Europa nel 2021 e del mondo nel 2022.

L’unico momento di defaillance ieri è arrivato agli sgoccioli del terzo set, per il resto gli azzurri hanno retto l’urto sotto rete dei francesi e bombardato la loro metà campo. E’ da lì che si riparte, da quello spirito “battagliero” (De Giorgi dixit), ben sapendo che la Polonia è uno squadrone e vorrà vendicarsi della sconfitta casalinga (si giocava a Katowice) patita un anno fa. Il nome più di grido tra i biancorossi è il cubano di nascita Wilfredo Leon, che giocando a Perugia conosce bene i nostri ragazzi, ma anche Sliwka e Kaczmarek sono pericolosissimi. L’Italia però, oltr al già citato fattore campo, potrà contare su un tifoso speciale: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, grandissimo appassionato di pallavolo e domani in tribuna d’onore. Per provare a mettere in bacheca l’ottavo titolo continentale, l’Italvolley dovrà attingere a ogni grammo dell’energia dei suoi giovani campioni. Gente come Leandro Mosca, che ieri il ct ha chiamato a fare a il titolare, al posto dell’infortunato Russo. Il ragazzo non ha deluso le aspettative, senza tremare mai.

“Mi sono addormentato un po’ più tardi del solito (ride, ndr). Ero pieno di adrenalina, sono contento della prestazione, non potevo sperare in una serata migliore”, esordisce. Rispetto alla finale mondiale di un anno fa, sono cambiate sia l’Italia che la Polonia, “ma noi giocheremo a casa nostra”, spiega il centrale marchigiano. “E’ sempre bello giocare a Roma, è stata un’avventura incredibile giocare in tutte queste città italiane”.

Sotto la guida di un maestro di volley come Fefè De Giorgi, e grazie al contributo dei veterani azzurri, Leandro ha imparato molto, in primis “di non pensare all’errore appena commesso, ma alla palla subito dopo”. Non vediamo l’ora di spaccare tutto”, conclude il 2004 in forza al Verona. Anche il libero Leonardo Scanferla, pur giocando poco vista la titolarità di Fabio Balaso, sta dando il suo contributo a questa Italia. “Ieri abbiamo sentito veramente il calore del pubblico. Ma non ci vogliamo fermare: domani sarà un’altra battaglia”. Oggi i giocatori hanno ricevuto la visita delle fidanzate, “dopo ieri ce lo siamo meritata”, aggiunge il libero. “Non vediamo l’ora di scendere in campo. Chi è il favorito? Tutto può succedere, noi pensiamo a goderci il momento”. E come loro se lo godranno i tifosi.

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Cronache

Strasburgo: Getty restituisca la statua dell’Atleta di Lisippo all’Italia

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L’Italia ha tutto il diritto di confiscare e chiedere la restituzione della statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo che si trova attualmente nel museo della la villa Getty a Malibu, in California. Lo ha stabilito oggi all’unanimità la Corte europea dei diritti umani respingendo il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà.

Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo ha quindi riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte che venne rinvenuta nelle acque dell’Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. E che, dopo varie vicissitudini, venne acquistata dalla fondazioni Getty nel 1977 per approdare infine al museo di Malibu. I giudici, in particolare, hanno sottolineato che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. Inoltre, diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione.

La fondazione Getty, sottolinea inoltre la Corte, si è comportata “in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero”. Da qui la constatazione che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso “è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione”.

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Esteri

Macron: se i russi sfondano non escludere le truppe

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Lo spettro delle armi proibite torna ad affacciarsi sulla guerra in Ucraina. La denuncia è arrivata dagli Stati Uniti, secondo cui i russi hanno utilizzato un agente chimico soffocante, la cloropicrina, per ottenere “conquiste sul campo di battaglia”. Le forze di invasione, al di là dei metodi più o meno convenzionali utilizzati, procedono con un’avanzata costante nel Donbass, ingaggiando con il nemico pesanti combattimenti intorno ad Avdiivka. E’ uno scenario che preoccupa gli alleati di Kiev, a partire dalla Francia, tanto che Emmanuel Macron ha evocato ancora una volta la possibilità di inviare truppe, se Mosca sfondasse e gli ucraini lo richiedessero esplicitamente.

L’uso di armi chimiche come “metodo di guerra” è stato segnalato dal Dipartimento di Stato Usa, che ha parlato di casi “non isolati”, in violazione di una convenzione internazionale che ne vieta l’utilizzo, firmata anche dalla Russia. In particolare la cloropicrina, che sarebbe servita per “allontanare le forze ucraine dalle posizioni fortificate”, è una sostanza ampiamente utilizzata durante la prima guerra mondiale, che provoca irritazione ai polmoni, agli occhi e alla pelle e può causare vomito e nausea. Gli ucraini, inoltre, hanno riferito di aver dovuto fronteggiare numerosi attacchi chimici negli ultimi mesi. Secondo un rapporto dell’agenzia Reuters, almeno 500 soldati sono stati curati per l’esposizione a gas tossici e che uno è morto dopo essere soffocato dai gas lacrimogeni. Il Cremlino ha respinto le accuse come “assolutamente infondate e non supportate da nulla” e si è concentrato sui successi delle truppe sul terreno.

Il ministero della Difesa ha rivendicato la conquista del villaggio di Berdichy, nel Donetsk, su una strada strategica per il rifornimento delle truppe ucraine. L’area è quella di Avdiivka, dove i difensori sono costretti a schierare le riserve. Il principale obiettivo in questa direttrice resta Chasiv Yar, ormai carbonizzata dopo mesi di bombardamenti: dalla collina che la domina l’Armata sarebbe in grado di colpire la spina dorsale della difesa ucraina. La potenza di fuoco è impressionante. Solo ad aprile, secondo Volodymyr Zelensky, il nemico ha lanciato “3.800 bombe e missili”. Mentre Human Rights Watch ha denunciato che i russi hanno giustiziato almeno 15 soldati ucraini mentre tentavano di arrendersi, come già evidenziato da altre fonti a fine 2023. Per contenere l’avanzata delle truppe di Putin gli occidentali tentano di aumentare e accelerare la fornitura di armi a Kiev, ma secondo Parigi questo approccio potrebbe non essere più sufficiente.

E’ Macron, in un’intervista all’Economist, a mettere le carte in tavola: “Se i russi sfondassero in prima linea, se ci fosse una richiesta ucraina – cosa che oggi non avviene – dovremmo legittimamente porci la domanda” di un eventuale invio di truppe al fianco degli ucraini. “Escluderlo a priori significa non imparare la lezione degli ultimi due anni”, quando i Paesi della Nato avevano inizialmente escluso l’invio di carri armati e aerei prima di cambiare idea, ha aggiunto il presidente francese. Che già a febbraio, quando aveva tirato fuori questa ipotesi per la prima volta, era stato sconfessato dalla maggior parte degli alleati (inclusi Stati Uniti, Italia e Germania). Mosca ha liquidato le dichiarazioni di Macron con sarcasmo, affermando che “sono in qualche modo legate ai giorni della settimana, e questo è il suo ciclo”.

Ma l’inquilino dell’Eliseo ragiona sul conflitto in Ucraina con uno sguardo all’Europa del futuro, che emergerà dopo il voto di giugno. E la sua ambizione è quella di guidare un processo di rinnovamento che porti l’Ue a diventare una potenza globale. Rafforzata, tra le altre cose, da una difesa comune. La minaccia russa al Vecchio continente è rilanciata anche dalla Nato che si dice “profondamente preoccupata” per le recenti “attività maligne” di natura ibrida, sull’onda dei casi recenti che hanno portato all’indagine e all’incriminazione di più individui in Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito e Repubblica Ceca: “Una campagna sempre più intensa di attività che Mosca continua a svolgere in tutta l’area euro-atlantica, anche sul territorio dell’Alleanza e attraverso intermediari”. Sul fronte della diplomazia, intanto, la Svizzera ha invitato più di 160 delegazioni al vertice a Lucerna a giugno ma l’invito non è stato esteso alla Russia. Che non a caso ha commentato: “Negoziati di pace senza di noi non hanno senso”.

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Neonata con rara malformazione nata a Salerno e gestita con competenza dai medici

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Parto eccezionale all’ospedale di Salerno. Una donna di 38 anni è stata dimessa dal Reparto di Gravidanza a Rischio dell’Aou San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, diretto dal dottor Mario Polichetti, dopo aver dato alla luce una neonata con una rarissima malformazione. La paziente era stata trasferita dall’ospedale di Polla al Ruggi dove ha partorito sua figlia che sta bene anche se è tuttora ricoverata nel reparto di Neonatologia, diretto dalla dottoressa Graziella Corbo, per ulteriori controlli. La neonata, di quasi 3 chili, è portatrice di una condizione genetica molto rara, denominata ‘Situs Inversus’, ovvero un collocamento anomalo degli organi del torace e dell’addome con inversione di posizione, rispetto alla loro sede usuale.

La piccola paziente, ha infatti il cuore, lo stomaco e la colecisti a destra ed una malformazione della vena cava, vicariata dalla vena emiazygos. “Il parto in questione – spiega Polichetti – è un evento davvero straordinario e deve essere gestito con estrema competenza, per evitare eventuali complicazioni, ma siamo fieri ed orgogliosi che si sia concluso nel migliore dei modi”.

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