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Politica

Mattarella: attuare Pnrr, più soldi che da piano Marshall

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Più soldi che dal piano Marshall. Ecco perchè sull’attuazione del Pnrr non si può fallire. Sergio Mattarella cita il famosissimo piano americano del 1947 per la ricostruzione dell’Europa devastata dalla seconda guerra mondiale con l’obiettivo di rimettere tutti “alla stanga”, come disse in suo durissimo intervento dei mesi scorsi per risvegliare la politica da una soporifera inerzia attuativa. Il presidente della Repubblica non poteva usare parallelo più forte all’assemblea dell’Anci riunita a Genova. I comuni italiani, attraverso le parole del presidente Antonio Decaro, non nascondono le loro preoccupazioni in merito – “c’è stato un momento in cui la fiducia istituzionale si è incrinata e ci siamo sentiti sul banco degli imputati” – visto che da tempo lamentano una distrazione dei fondi europei a loro inizialmente destinati.

Criticità non del tutto nascoste anche da Giorgia Meloni che è intervenuta in apertura con un videomessaggio nel quale ha spiegato che il confronto con i sindaci è “schietto”. Per questo la premier cerca di tranquillizzare l’assemblea dei comuni spiegando che “dalla cabina di regia nasce anche il percorso che ha poi portato alla proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, una proposta che non sottrae risorse ai programmi previsti dal Piano ma che prevede lo spostamento di alcuni investimenti ad altre fonti di finanziamento come per esempio il Piano complementare al Pnrr o i fondi delle politiche di coesione”.

Ma Giorgia Meloni riconosce le difficoltà esistenti a livello locale: “in termini di programmazione e capacità di spesa, ci sono ostacoli che derivano dalla mancanza di risorse umane, dalla carenza di competenze gestionali”. Subito dopo il presidente è chiarissimo nel far capire i suoi timori e sprona la platea: “centrare gli obiettivi del Piano è un traguardo a cui istituzioni, imprese, forze sociali sono chiamate a cooperare con il massimo impegno. Questa è la vera posta in gioco: il salto in avanti che possiamo fare insieme”. Mattarella, sempre presente a tutte le assemblee dell’Anci, viene accolto con calore dai sindaci e scalda i loro cuori quando spiega quanto la mancanza di certezze sui fondi a disposizione possa rendere faticoso il lavoro dei primi cittadini. Ed anche in questo passaggio usa un confronto forte che ben rende l’idea: “ai Comuni è chiesto, spesso, di intervenire come pronto soccorso, di decidere in fretta, senza avere certezza delle risorse necessarie ad affrontare le emergenze, con i Sindaci in prima linea”. Parole che sono miele per i sindaci alle prese con enormi problemi di bilancio, a partire dalla Sanità che rappresenta uno dei capitoli di spesa più importanti per gli enti locali.

“La sanità pubblica è una responsabilità che non può essere elusa”, aveva infatti detto in mattinata. “Con la legge di Bilancio tornano i tagli ai Comuni”, ha rincarato Decaro tra gli applausi. Infine un passaggio decisamente politico e che sembra potersi collegare anche alle cifre drammatiche della consultazione (meno del 20 per cento dei votanti) avvenuta a Monza per sostituire il seggio senatoriale che fu di Berlusconi. Le “scorciatoie” non servono, afferma il presidente probabilmente riferendosi ad una proposta di legge all’esame della Camera e che ha l’obiettivo di far scendere il quorum dal 50 al 40 per cento delle elezioni comunali. No, non è questa la via: bisogna invece percorrere la strada inversa e cioè far tornare i cittadini alle urne. “I Comuni sono il primo banco di prova della vitalità di una democrazia e sarebbe un errore privilegiare scorciatoie su questo terreno. Proprio la vitalità che caratterizza il rapporto tra le persone e i Comuni indica che va perseguita con ostinazione la strada del sempre maggiore coinvolgimento dei cittadini, elemento certamente non secondario di legittimazione. Anche per contrastare la preoccupante tendenza al disimpegno elettorale”

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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