Collegati con noi

Cronache

Marocchino ucciso in piazza dall’assessore leghista: il pm vuole l’incidente probatorio su testi

Pubblicato

del

Vanno cristallizzate le ricostruzioni di alcuni testimoni della morte di Youns El Boussetaoui, il marocchino di 39 anni ucciso la sera del 20 luglio scorso a Voghera da un colpo partito dalla pistola calibro 22 di Massimo Adriatici, assessore leghista alla sicurezza della cittadina della Lomellina, poi dimessosi e finito agli arresti domiciliari con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Infatti, il pm di Pavia Roberto Valli che con l’aggiunto Mario Venditti coordina le indagini condotte dai carabinieri, ha chiesto al gip Maria Cristina Lapi l’incidente probatorio sulle dichiarazioni messe a verbale in particolare di due cittadini stranieri, uno dei quali avrebbe modificato la sua versione mentre l’altro ne avrebbe fornita una coerente con i racconti di una terza persona e con anche altri elementi raccolti da inquirenti e investigatori. La necessita’ di fermare le testimonianze, specialmente dei due testi che quella sera erano davanti al bar “Ligure”, era stata sollecitata una decina di giorni fa dai legali della famiglia del 39enne in quanto ritenevano che si trattasse di giovani stranieri, “facilmente influenzabili” . “Ora tocca al giudice decidere e fissare la data che si presume sara’ un giorno di settembre – ha spiegato l’avv. Marco Romagnoli -.E’ importante perche’ in tal modo ci sara’ una anticipazione della prova in vista del processo”. L’avvocato ha aggiunto che fondamentali saranno anche gli esiti delle consulenze balistica e chimica disposte dalla Procura e a cui parteciperanno anche loro esperti per far luce sulla dinamica. Ad occuparsi della parte prima sara’ il tenente colonnello Matteo Donghi, comandante della sezione balistica dei Ris di Parma, mentre il maresciallo capo Stefano Orsenigo, addetto alla sezione chimica dei Ris, seguira’ la seconda. In particolare ai due esperti viene chiesto di stabilire la direzione del proiettile, la distanza di sparo e la posizione reciproca tra vittima e Adriatici. Inoltre i due periti dovranno chiarire se il proiettile ritrovato nel corpo dell’uomo ucciso sia stato esploso dalla pistola subito sequestrata dai carabinieri all’ex assessore. Infine, una volta esaminati tutti i tamponi sequestrati, si dovra’ accertare la presenza di eventuali particelle residue provocate dallo sparo. Il lavoro dei consulenti e’ cominciato lo scorso 28 luglio nella sede parmense del Reparto Investigazioni Scientifiche e dovrebbe terminare con il deposito della loro relazione entro 60 giorni. Dunque alla fine di settembre le indagini dovrebbero mettere un punto fermo sulla vicenda su cui e’ intervenuta, non senza polemiche, pure la politica.

Advertisement

Cronache

Commando armato tra i vicoli dei Quartieri: volevano uccidere

Pubblicato

del

Armi in pugno, volti coperti, in quattro hanno fatto irruzione nell’androne di Foqus, la Fondazione Quartieri Spagnoli, in via Portacarrese a Montecalvario. Erano circa le mezzanotte di domenica scorsa e i componenti del commando erano convinti che lì dentro si nascondesse l’uomo che stavano inseguendo per uccidere, come vendetta per un precedente agguato, avvenuto due settimane prima in via Nardones. Non trovandolo, sono fuggiti via. Attimi di terrore per il custode, che ha denunciato tutto.

Il contesto: vendetta e criminalità

Secondo le indagini della Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci, quella incursione armata è stata la risposta a un episodio camorristico. Un agguato, avvenuto a tarda notte tra i vicoli del centro, documentato grazie alla testimonianza di uno studente. L’inchiesta è condotta dalla DDA con il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza confermano la dinamica e il livello di pericolosità dei quattro incappucciati, armati di pistole e fucili.

L’emergenza criminale e il caso minorenni

L’attacco a Foqus arriva in un momento già delicato per Napoli, dove si sta alzando l’allarme sulla presenza di armi tra i giovanissimi. Solo pochi giorni fa due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati pugnalati da coetanei nei pressi di piazza Dante, per futili motivi. Ieri, il prefetto Michele di Bari e l’assessore alla legalità Antonio De Iesu si sono recati nella zona degli accoltellamenti per incontrare commercianti e cittadini e ribadire l’importanza dell’impegno collettivo contro la devianza giovanile.

La missione di Foqus e la voce di Rachele Furfaro

“Domenica notte il nostro portone era aperto”, spiega Rachele Furfaro, fondatrice e presidente di Foqus. “Da quando siamo nati, nel 2013, abbiamo cercato di vivere la realtà dei Quartieri come una grande piazza, aperta alla contaminazione culturale e al contrasto della povertà educativa”. Non a caso, proprio ieri, la struttura ha ospitato un incontro con 750 studenti provenienti da tutta Italia, in collaborazione con la Robert Francis Kennedy Foundation e l’Università Orientale.

Diritti, scuola e coraggio nei Quartieri

“Serve più coraggio anche da parte delle scuole per stare in questi territori e mettere in campo interventi di qualità. Bisogna affermare il diritto alla formazione, alla lettura, al gioco”, insiste la presidente Furfaro. Un messaggio ancora più forte alla luce dell’ennesimo episodio di violenza giovanile che ha scosso Napoli lo scorso week end.

Il lavoro di Foqus non si ferma. La comunità reagisce, nonostante tutto.

Continua a leggere

Cronache

Videochiamata al concerto dal carcere, indagato Baby Gang

Pubblicato

del

La Procura di Catania ha indagato il rapper Zaccaria Mouhib, 24 anni, in arte Baby Gang, per concorso per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravato dall’avere favorito la mafia, e per avere violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, che gli impediva di essere presente nel capoluogo etneo. Agenti della squadra mobile della Questura di Lecco, in raccordo con quelli di Catania, hanno eseguito a Calolziocorte (Lecco) un decreto di perquisizione e hanno sequestrato lo smartphone dell’artista che nei prossimi giorni verrà sottoposto ad accertamenti forensi.

All’indagato la polizia ha anche notificato un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Catania che vieta a Baby Gang di potere dimorare nel capoluogo etneo per quattro anni. Iniziativa che farà saltare il suo concerto previsto per l’8 agosto prossimo alla Villa Bellini. Al centro dell’inchiesta della Procura di Catania la sua partecipazione, lo scorso 1 maggio, sul palco della Plaia, all’One day music festival, dove, prima di esibirsi con la canzone ‘Italiano’, scritta con Niko Pandetta, fa vedere un video sul suo smartphone in cui sembra assistere a una videochiamata con il nipote dello storico capomafia Turi Cappello. Il trapper però è in un carcere in Calabria, detenuto dal ottobre del 2024 per spaccio di sostanze stupefacenti.

“È mio fratello, un c… di casino per Niko Pandetta”, ha incitato il pubblico dal palco l’artista mostrando il telefonino in cui si è visto il volto di Pandetta. Il gesto è stato ripreso da molti dei presenti che hanno poi postato i video sui social, diventati virali. Non è ancora chiaro se la videochiamata fosse in diretta o registrata, o fosse un antico video memorizzato. Per chiarire cosa fosse realmente accaduto e verificare se Pandetta abbia avuto la possibilità, dal carcere, di mandare un video o, addirittura, di partecipare in diretta al concerto del 1 maggio sulla spiaggia della Plaia la Procura di Catania ha avviato degli accertamenti, delegando le indagini alla squadra mobile della Questura. E da una perquisizione nella cella del carcere di Rossano, dove Pandetta è detenuto, eseguita il 3 maggio scorso, la polizia penitenziaria ha trovato e sequestrato un telefonino. Per questo motivo è stato indagato per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

Continua a leggere

Cronache

False fatturazioni e riciclaggio, 29 misure e 40 perquisizioni

Pubblicato

del

Ventinove misure cautelari e 40 perquisizioni sono in corso di esecuzione in 10 citta tra Emilia Romagna , Campania e Lombardia nei confronti di presunti appartenenti a un’associazione per delinquere operante nel settore edilizio e dedita all’emissione di fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro. Oltre 100 unità composte da operatori della polizia di Stato e da militari della guardia di finanza sono impegnate nell’operazione che si sta svolgendo Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Rimini, Mantova, Napoli e Caserta. Si tratta del risultato di una complessa indagine – partita dalla segnalazione di movimentazioni di denaro sospette pervenuta alla polizia postale da parte di Poste Italiane – condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’ Emilia-Romagna coordinato dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica, e dal Nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza di Bologna, sotto la direzione del pubblico ministero Flavio Lazzarini della procura di Bologna.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto