In Italia la spia Maria Adela o Olga va ad abitare in un condominio di Ostia, poi si trasferisce in una palazzina a Valmontone: la carta d’identità rilasciata dal Comune laziale la qualifica come studentessa. “Ma a febbraio 2013 registra una società, la Serein Srl, per confezionare gioielli. E nel giro di due anni cambia tutto. La sua ditta apre un laboratorio nel centro orafo il Tarì, a Marcianise, ottenendo l’autorizzazione della Questura. Lei si trasferisce a Napoli, in una delle strade più affascinanti di Posillipo, via Manzoni; poi affitta una casa ancora più bella, in via Petrarca, con tanto di terrazza affacciata sul Golfo. E qui conosce e frequenta bella gente, belle signore, Si impone nella vita cittadina, tra eventi e vernissage. Nel 2016 inaugura una “concept gallery” all’interno del prestigioso Palazzo Calabritto, all’angolo di piazza dei Martiri. Evitiamo nomi, anche perchè si tratta di persone che non hanno mai avuto la benché minima idea di chi fosse Maria Adela e men che meno hanno mai sospettato fosse una spia russa. La bella Adela aveva realizzato il nuovo ritrovo degli appassionati di tutto quanto faccia rima con il lusso. Le cronache mondane napoletano segnalano la presenza di una folla di vip e volti noti alle sue serate. Lei li accoglie sorridente, lunghi capelli neri e un filo di trucco. Maria Adela non pare interessata ai guadagni, perché fattura sempre poco – complessivamente 13mila euro di ricavi – mentre spende e spande per organizzare cene e serate. Soldi di cui si ignora l’origine. La sua missione non è fare business ma conoscere gente, carpire segreti. Si fa accettatare nel Lions Club “Napoli Monte Nuovo”, un circolo molto particolare: è stato fondato dagli ufficiali della base Nato di Lago Patria. I soci sono praticamente tutti militari, impiegati e tecnici dell’Alleanza Atlantica o della VI Flotta statunitense di stanza a Capodichino: il bersaglio più ambito dall’intelligence russa. Maria Adela nel 2015 diventa addirittura segretaria del club. “Era attivissima – ha dichiarato il tenente colonnello tedesco Thorsten S. – e nel 2018 si era offerta di pagare la tassa di iscrizione per tutti. Non ho mai capito quali fossero le sue motivazioni”.
Quel Lions Club è stata la ragnatela perfetta, in Adela, spia russa, ha agganciato numerosi ufficiali della Nato. Metodo classico: rapporti umani, rapporti sentimentali. Facile a cena o in camera d’albergo parlare anche di Nato e questioni militari. Uno dei dirigenti del Comando Atlantico ci ha confermato di avere avuto una breve relazione romantica, chiedendo l’anonimato. A tutti giustificava la sua cittadinanza russa con una storia romanzesca: era nata in Sud America, figlia di un tedesco e una peruviana. Quando non aveva ancora due anni, la madre single l’aveva portata a Mosca per partecipare alle Olimpiadi del 1980. Più altre storie romanzesche incredibili che però alcuni ufficiali Nato a Napoli hanno bevuto.
Tra le persone che ha frequentato Adela c’era il colonnello Shelia Bryant, all’epoca ispettore generale delle forze navali statunitensi in Europa e Africa. Shelia Bryant ora è tornata negli States, dove è stata candidata alla Camera per il Partito Democratico. Anche a lei Maria Adela aveva rifilato la stessa storia: “Mi era parso un racconto confuso e poco convincente. Perché qualcuno avrebbe dovuto abbandonare la figlia nell’Unione Sovietica?”. Non era l’unico elemento di dubbio: “Era difficile capire dove prendesse i soldi: aveva aperto un negozio e cambiava spesso appartamenti nelle zone più belle della città senza fonti di guadagno credibili. Non ho mai parlato di politica con lei e avevo accesso limitato alle informazioni militari confidenziali che potessero interessare al Gru: io e mio marito abbiamo contenuto i nostri rapporti alle interazioni sociali. Ricordo che aveva relazioni non solo con ufficiali e funzionari statunitensi, ma pure belgi, tedeschi e italiani. Noi abbiamo cercato di aiutarla in quelli che sembravano i suoi problemi sentimentali con gli uomini…”.
Pure altre amiche hanno riferito la stessa impressione, parlando di tante passioni in apparenza tormentate. Le persone che ha avvicinato nei ranghi atlantici e della Us Navy sono tante. Era molto legata all’allora Data Systems Administrator del quartier generale atlantico: la responsabile dei sistemi informatici più sensibili. Ci sono indizi della sua partecipazione ad alcune cerimonie all’interno dei comandi Nato e Usa: il ballo annuale della Nato, quello del Corpo dei Marines, diverse serate di beneficenza. Nel frattempo sposta la sede della società a Milano, a pochi metri dal Duomo: l’ultimo bilancio mette nero su bianco 300mila euro di perdite, probabilmente le spese per la frenetica attività di rappresentanza. Da questo momento Adela sparisce. Non è stato neppure possibile accertare se esiste un legame tra questa operazione e un’altra clamorosa storia di intelligence: l’arresto di un colonnello francese in servizio nel quartier generale di Napoli, finito in carcere a Parigi nell’estate 2020 con l’accusa di avere venduto dossier top secret proprio al Gru, servizio segreto del Cremlino. Maria Adela è scomparsa.
Prende il volo il 15 settembre 2018, immediatamente dopo le rivelazioni sugli 007 russi che hanno sparso veleni letali. Gli amici napoletani la contattano invano sui social, l’ultimo fidanzato – un contractor in servizio nella base americana – la tempesta di mail. Per settimane nessuna replica. Il coup de théâtre arriva il 19 novembre 2018 con un post in italiano e inglese, in cui fa capire di avere un tumore. “La verità che devo finalmente rivelare. Adesso i capelli stanno crescendo dopo la chemio, corti corti ma ci sono”. Nella foto del profilo ha un caschetto biondo: è l’ultima immagine prima del silenzio. Lo ha rotto solo nei confronti di Marcelle D’Argy Smith, l’e x direttrice di Cosmopolitan, con un messaggio WhatsApp lo scorso dicembre: “Ci sono tante cose che non posso (e non sarò mai in grado) di spiegare ma sappi che mi manchi moltissim”.
La ragazza che visse due volte Maria Adela è stata molto abile nel celare le sue tracce. Ma una lunga analisi nei database russi divulgati negli ultimi anni, usando software per la comparazione dei volti, ha permesso di scoprire il suo vero nome: Olga Kolobova, nata nel 1982. Il punto di partenza è stata la foto di un vecchio passaporto: una ragazza che sparisce per tredici anni, salvo ricomparire a Mosca alla fine del 2018, quando in poco tempo compra due appartamenti di lusso e un’Audi. Non solo. Il padre è stato un colonnello che ha ricevuto numerose medaglie “per avere servito la patria all’estero, in Angola, Iraq e Siria”: spesso gli agenti del Gru vengono reclutati proprio tra i figli degli ufficiali. La prova definitiva però arriva dall’immagine sul profilo WhatsApp di Olga Kolobova: è la stessa con i capelli biondi a caschetto pubblicata da Maria Adela nell’ultimo messaggio agli amici napoletani. Una storia da film, ma una storia vera. Che passa per Napoli.