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Maggioranza nel caos alla Camera, dpcm a rischio rinvio per mancanza del numero legale

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Piu’ di quaranta deputati assenti perche’ in “isolamento fiduciario”. E’ la miccia che manda nel caos la maggioranza. E fa slittare le nuove misure del governo contro il Covid. L’opposizione si assenta e fa mancare il numero legale, ben due volte, nonostante la corsa di ministri e sottosegretari per rinforzare le presenze. E’ una grana seria anche per le prossime settimane, quando si dovra’ votare a maggioranza assoluta l’autorizzazione allo scostamento di bilancio della nota di aggiornamento al Def e poi la manovra. Si litiga in conferenza dei capigruppo. E sale la tensione anche sulle misure attese dal governo: un Consiglio dei ministri dovrebbe prorogare al 31 gennaio lo stato di emergenza e varare un decreto legge che impone una stretta alle Regioni e permette di imporre le mascherine anche all’aperto. Ma per il dpcm successivo che dettagliera’ le misure anti contagio potrebbero volerci tempi piu’ lunghi e c’e’ chi in maggioranza, nonostante le smentite del governo, continua a spingere per adottare da subito provvedimenti come la limitazione degli orari di ristoranti e locali, come fatto da Vincenzo De Luca in Campania. Dal governo negano problemi: le misure nascono dal confronto con il Parlamento e con le Regioni, che i ministri Boccia e Speranza torneranno a incontrare prima del varo del nuovo dpcm. E non saranno diverse da quelle finora annunciate. Ma lo slittamento del voto alla Camera fa slittare il Cdm per la proroga dello stato d’emergenza. A ricasco, c’e’ l’ipotesi che il nuovo dpcm per prorogare le misure anti contagio non arrivi nelle prossime ore: potrebbe slittare ai giorni successivi o alla prossima settimana, per essere emanato al 15 ottobre. Da Palazzo Chigi assicurano che il problema e’ tecnico: se non si riuscira’ a pubblicare il decreto “cornice” entro la mezzanotte del 7 ottobre, data di scadenza del precedente dpcm, si rendera’ necessario un dpcm “ponte” (o una norma del decreto legge) che proroghi le misure precedenti e introduca l’obbligo di mascherine all’aperto, per poi varare un nuovo dpcm piu’ completo la settimana successiva. Ma sottotraccia con gli scienziati, le regioni e nello stesso governo si continua a discutere su eventuali nuove misure da introdurre a fronte della crescita della curva dei sondaggi: tra una settimana, se ci fosse un’impennata, potrebbero rendersi necessarie – osserva piu’ di una fonte in maggioranza, nonostante le smentite del governo – le misure anti-movida e il “coprifuoco” alle 23 finora strenuamente negato. Intanto sale l’allerta nelle Aule parlamentari. Dopo l’informativa del ministro Roberto Speranza sulle nuove misure, alla Camera – tra gli applausi dell’opposizione – manca due volte il numero legale (221 voti) necessario a rendere valida la votazione della risoluzione a sostegno delle misure del governo. Un blitz del centrodestra mette a nudo le difficolta’ a garantire le presenze in Aula. E fa sorgere, ammettono Emanuele Fiano per il Pd e Davide Crippa per il M5s, “un problema politico”, mentre Roberto Giachetti di Iv derubrica l’episodio all’effetto di una “grave sciatteria”. Il problema degli assenti “causa Covid” viene affrontata in serata in una riunione dei capigruppo e poi della giunta per il regolamento: la soluzione e’ considerarli in missione e non contarli cosi’ ai fini del numero legale. Cosi’ si risolverebbe il problema per le votazioni ordinarie ma non per quelle in cui serve la maggioranza assoluta, come quella sulla Nadef o sulla riforma costituzionale per il voto ai 18enni: di qui la richiesta del voto da remoto su cui il deputato del Pd Stefano Ceccanti ha raccolto 104 firme a sostegno. Ma il nodo e’ anche politico. Si scandagliano le assenze ingiustificate, alla ricerca di segnali di dissenso, soprattutto tra le fila M5s (“E’ un pizzino di Di Battista al governo”, sostiene da Fi Sestino Giacomoni). Dall’opposizione Matteo Salvini parla di “minoranza di governo”, Giorgia Meloni di “maggioranza in frantumi”, mentre Fi con Maria Stella Gelmini invoca la presenza del premier Giuseppe Conte in Aula. I numeri, dunque: ci sono 56 assenze ingiustificate nella prima votazione e 36 nella seconda. Piu’ 44 deputati assenti perche’ in attesa del tampone effettuato ieri dopo il contatto con colleghi positivi (“Non e’ possibile pagare il rispetto delle regole”, lamenta Graziano Delrio). Nella prima votazione in maggioranza risultano essere assenti ingiustificati in tutto 90 deputati (10 di Iv, 3 di Leu, 48 di M5s e 29 del Pd) ai quali andrebbero sottratti i 44 in quarantena. Nella seconda votazione effettuata dopo un’ora accorrono alcuni ministri e sottosegretari (come Gualtieri e Di Maio) ma il quorum manca per 8 voti: gli assenti totali non giustificati sono 80 (10 di Iv, 2 di Leu, 41 di M5s e 27 del Pd) che scendono a 36 scomputando i deputati in confinamento obbligatorio. Al Senato il voto sulla risoluzione che da’ il via libera alle misure annunciate dal governo passa con 138 voti favorevoli, 2 contrari e 12 astenuti, con l’assenza del centrodestra. L’allerta, per i prossimi giorni, e’ massima. (ANSA). MAT 06-OTT-20 21:04

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Politica

San Giacomo Vercellese, nove liste per meno di trecento abitanti: un paradosso vergognoso

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San Giacomo Vercellese, minuscolo paese piemontese incastonato tra le risaie della provincia di Vercelli, finirà suo malgrado sotto i riflettori nazionali. Il motivo? Alle prossime elezioni del 25 e 26 maggio, si presenteranno addirittura nove liste per scegliere il nuovo sindaco, nonostante i residenti siano meno di trecento.

Un numero che sfida ogni logica democratica e che solleva più di una perplessità sulla serietà e sulla trasparenza del voto in piccoli centri come questo.

Dopo la scomparsa del sindaco Massimo Camandona, morto a febbraio e ricordato come un amministratore radicato nel territorio, si sarebbero potute immaginare elezioni sobrie, nel rispetto della comunità. Invece, alla fine della fase di presentazione delle liste, si sono contati candidati provenienti da Napoli, Roma, Siracusa e Salerno.

Solo due liste fanno riferimento ad esponenti locali, già attivi nell’attuale Consiglio comunale. Tutte le altre sette sono spuntate in extremis, registrate da persone senza alcun legame con il territorio.

La presenza di un numero così spropositato di liste in un comune minuscolo non è un segnale di vitalità democratica, ma l’ennesima prova di come meccanismi elettorali poco vigilati possano essere strumentalizzati.

Dietro queste candidature improvvisate spesso si celano interessi diversi: tentativi di ottenere visibilità, raccolta firme utile per future candidature, o peggio, accesso a rimborsi elettorali.

È un fenomeno che mortifica i cittadini di San Giacomo Vercellese, riducendo la politica a un teatrino grottesco e offendendo chi, invece, si batte quotidianamente per rappresentare davvero il proprio territorio.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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