Emmanuel Macron ha fatto il pieno di voti, il 4% in piu’ rispetto a quando fu eletto nel 2017, ed ha tenuto a distanza lo spauracchio Marine Le Pen. Ma siamo ancora al primo turno e tutto puo’ tornare in discussione fra 15 giorni, quando i due si sfideranno al ballottaggio. E se il presidente uscente – al 28,4% contro il 23,4% della sfidante – puo’ contare sul sostegno di buona parte della destra e della sinistra, i calcoli degli analisti dicono che su Marine Le Pen convergera’ almeno il 7% dei voti in piu’ rispetto a quelli che prese nella sfida di 5 anni fa: quelli di Eric Zemmour, che stasera ha esortato i suoi sostenitori a votare per lei.
Il resto del panorama delle anomale elezioni francesi, dominate prima dal Covid poi dalla guerra in Ucraina vede la definitiva evaporazione della destra neogollista e della sinistra moderata, guidata da un partito socialista la cui candidata, Anne Hidalgo, e’ malinconicamente al 2%. Spicca invece il trionfo popolare di Jean-Luc Me’lenchon, il tribuno della gauche radicale, salito per la prima volta oltre il 20% piazzandosi al terzo posto. E, soprattutto, spazzando via i fantasmi di chi considerava possibile che non pochi suoi seguaci votassero Le Pen in funzione anti-Macron: “Neppure un voto deve andare a Marine Le Pen!”, ha gridato dal palco per 4 volte, entusiasmando i suoi sostenitori. Atmosfera opposta in casa del polemista di estrema destra, Eric Zemmour, sceso in qualche settimana dal 16% (era testa a testa con Le Pen all’inizio) al 7% effettivamente racimolato nelle urne. Ha pagato le sue affermazioni filorusse, ma soprattutto ha perso la scommessa di soppiantare la presidente del Rassemblement National come guida dell’estrema destra. Le Pen ha preso il triplo dei suoi voti nonostante le fallimentari fughe di alcuni suoi luogotenenti – fra questi la nipote Marion Mare’chal – per raggiungere Reconquete!, il movimento creato da Zemmour. Stasera e’ apparsa fiduciosa quando ha lanciato un appello ai francesi “di ogni sensibilita’”, “a tutti coloro che non hanno votato per Macron” ad “unirsi a questo grande Rassemblement National e popolare”.
Gli altri risultati descrivono soprattutto clamorose sconfitte, come quella di Vale’rie Pe’cresse, prima donna a candidarsi all’Eliseo per i Re’publicains neogollisti, che sprofonda dal 16-17% iniziale al 5% di questa sera. Il suo predecessore nella corsa all’Eliseo, Francois Fillon, nonostante fosse azzoppato dallo scandalo dei collaboratori parlamentari, aveva conquistato il 20% cinque anni fa. Piu’ atteso, perche’ era stato annunciato dai sondaggi ormai da settimane, il 2% di Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi che gia’ nei giorni scorsi ha anticipato la sua sconfitta proclamando la necessita’ di una rifondazione del Ps. Male anche gli ecologisti, con Yannick Jadot sotto la soglia del 5% nel pieno di un’emergenza climatica che e’ stato il tema piu’ ignorato in campagna elettorale. A sinistra resta, piu’ che mai, il solo Me’lenchon, che ha lanciato la sua opa sulla gauche, proponendosi come guida di un nuovo “polo popolare”. Come amano ripetere i francesi la sera del primo turno, la battaglia del ballottaggio e’ gia’ cominciata. Sul fronte del presidente Macron, si guarda alla sfida in diretta tv che dovrebbe essere confermata fra una decina di giorni. Cinque anni fa quella discussione lo vide uscire vincitore indiscusso, con Marine Le Pen che apparve disarmata di argomenti davanti a tutta la Francia. Fini’ 66 a 34, ma i tempi sono cambiati. E anche se Vale’rie Pe’cresse ha detto che votera’ per lui, l’enorme serbatoio neogollista ha subito una fuga del 15% dei voti, che rischiano di finire in parte a Le Pen. La battaglia e’ ancora lunga, lo spauracchio Le Pen e’ ancora lungi dall’essere sconfitto.
Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.
“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”
«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.
“Questa guerra non doveva accadere”
Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.
Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (
Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.
La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.