Collegati con noi

Esteri

Macron-Le Pen all’ultimo voto, l’Europa col fiato sospeso

Pubblicato

del

Vigilia elettorale di grande tensione in Francia, vige il silenzio pubblico, ma nelle case, nei caffe’, nelle riunioni di amici si respira l’aria dei momenti cruciali: l’estrema destra di Marine Le Pen e’ per la prima volta alle porte dell’Eliseo, in un’elezione segnata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Tutto lascia pensare che domani sera alle 20 si avra’ la conferma di un nuovo duello Macron-Le Pen al ballottaggio, come 5 anni fa, con la differenza che stavolta sara’ un duello all’ultimo voto: 2 punti separano i contendenti al primo turno (26% contro 24% per gli ultimi sondaggi), altrettanti al secondo (51% a 49%). Unico a credere ancora di poter rovesciare il tavolo e’ Jean-Luc Me’lenchon, il tribuno della sinistra radicale che ieri sera era dato in crescita spettacolare al 17-18%: se soltanto una parte dei suoi appelli alla polverizzata gauche francese avesse eco, si materializzerebbe l’impresa di un passaggio al secondo turno sul quale pochi scommettono questa sera. Me’lenchon e l’ecologista Yannick Jadot, al quale i sondaggi assegnano circa il 5% dei voti, sono stati gli unici a farsi vedere in pubblico oggi, presenziando in modo discreto all’unico corteo consentito, la ‘Marcia per il futuro’ di Parigi, fra ecologisti, antirazzisti, femministe e una galassia di associazioni. Nei possedimenti d’Oltremare si e’ gia’ cominciato a votare e non ci sono segnali di scarsa partecipazione. Questa e’ infatti l’altra nuvola che sovrasta le elezioni, che secondo i sondaggisti potrebbero far registrare un nuovo record di astensioni, superando il 28,4% del 21 aprile 2002. Si parla di oltre il 30%, un risultato al momento temuto piu’ di tutti da Marine Le Pen, che chiama alla mobilitazione. Anche Macron, entrato in campagna elettorale soltanto nelle ultime settimane e protagonista di un solo grande comizio la settimana scorsa, ha lanciato appelli, ma l’entusiasmo e la freschezza non sono quelli di 5 anni fa e il presidente e’ apparso segnato dall’esperienza e dal fallimento del suo impegno di inizio mandato a fare in modo che “i francesi non si rivolgano piu’ alle estreme”. I seggi, per i 48,7 milioni di elettori, apriranno alle 8 di domenica, chiuderanno alle 19 in gran parte del paese, alle 20 nelle grandi citta’ fra le quali Parigi. Da quel momento i media sforneranno exit poll e proiezioni fino a delineare le figure che si scontreranno il 24 aprile nel ballottaggio. Azzoppata prima dal Covid, poi dal conflitto in Ucraina, la campagna elettorale si e’ sviluppata lungo binari imprevisti: poco o niente dei grandi temi che hanno dominato questi ultimi anni, a cominciare dal riscaldamento climatico – praticamente ignorato – e spazio quasi assoluto per il potere d’acquisto dei francesi: salari da aumentare, pensioni minime, sussidi. Persino i cavalli di battaglia dell’estrema destra, dall’immigrazione alla sicurezza, sono stati abbandonati dalla Le Pen, che in modo lungimirante li ha lasciati al concorrente di area, Eric Zemmour. La leader del Rassemblement National si e’ presentata con un’immagine mite, arrivando negli ultimi giorni anche a riproporre per se’ lo slogan della ‘forza tranquilla’ che fu dei socialisti all’epoca di Francois Mitterrand. Niente tensioni, niente gaffe, niente proclami aggressivi. Sempre con il sorriso, ha invaso i social con le sue immagini rassicuranti vicina agli amati gattini, o con Ingrid, l’amica d’infanzia che ora abita con lei. Al centro della campagna ha messo le preoccupazioni quotidiane e di sussistenza delle famiglie, degli anziani, dei giovani. Nel clima di grande tensione, cresce anche l’incertezza, fra astensione e una quota molto alta di indecisi: il 32%, secondo l’istituto Ipsos, non e’ ancora sicuro della propria scelta, altri analisti parlano addirittura di un elettore su 2 che potrebbe cambiare ancora idea.

Advertisement

Esteri

Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

Pubblicato

del

Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

Continua a leggere

Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

Pubblicato

del

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

Continua a leggere

Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

Pubblicato

del

Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto