Collegati con noi

In Evidenza

M5S e Rousseau all’addio e scoppia caso Macina

Pubblicato

del

Il tempo stringe, l’addio di Rousseau si staglia all’orizzonte e nel frattempo, sull’onda della polemica per il video di Beppe Grillo, irrompe il caso della sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina. Il M5S che si avvia verso la leadership di Giuseppe Conte e’ a dir poco nella tempesta. Sospeso tra un Movimento destinato ad essere superato e un nuovo partito che fatica a delinearsi. L’ex premier, nei prossimi giorni, imprimera’ un’accelerazione su nuovo Statuto e Carta dei Valori. Ma prima c’e’ da sciogliere il nodo Rousseau. L’ultimatum lanciato da Davide Casaleggio per il versamento delle quote arretrate entro il 22 aprile e’ di fatto scaduto: la separazione, salvo colpi di scena, ci sara’. Bisognera’ vedere quanto sara’ consensuale. Nel frattempo sono le parole di Macina a scatenare un nuovo putiferio sull’inchiesta nei confronti di Ciro Grillo. Il video del Garante, spiega al Corsera, andava evitato ma sugli attacchi della Lega Macina incalza: “Non si capisce se Giulia Bongiorno parla da difensore (che ha quel video), o da senatrice che passa informazioni al suo capo di partito di cui e’ anche difensore. Mi ha gelato sentirla dire che portera’ il video di Grillo in Tribunale, lasciando intendere che il comportamento del papa’ ricadra’ sul figlio”. Ed e’ subito bufera. Salvini e la Lega – oltre a Enrico Costa di Azione – chiedono le dimissioni di Macina. “Da lei arrivano fantasiose, gravissime accuse a mio carico, la denuncio”, sbotta la stessa Bongiorno. Il caso arriva in Aula al Senato e alla Camera. A Montecitorio il leghista Flavio Di Muro chiede al ministro della Giustizia Marta Cartabia di “licenziare” la sua sottosegretaria. Anche Forza Italia protesta. A palazzo Madama e’ Giuseppe Cucca, Vicepresidente dei senatori di Italia Viva a definire “sconcertanti” le parole di Macina. Con Matteo Renzi che resta tra i banchi del Senato fino alla fine “in segno di manifesta critica” nei confronti della pentastellata. Il M5S fa subito muro. Accusa la Lega di continuare a strumentalizzare il caso di Ciro Grillo e definisce “legittimi” i dubbi di Macina. Che, a sua volta, replica: “ho chiesto solo chiarezza e trasparenza, il caso non va politicizzato”. Ma a sospendere la bufera e’ solo un “chiarimento” che avviene nel pomeriggio tra Cartabia e Macina. E la ministra ricorda alla sottosegretaria che una posizione istituzionale richiede il massimo riserbo sulle vicende giudiziarie aperte. Caso chiuso? Forse. Intanto, e’ la convinzione di diversi big del M5S, dopo il video sul figlio difficilmente Grillo riparlera’ a breve. E cio’ non giova alla costruzione del Movimento 2.0 targato Conte. L’ ex premier continua a muoversi discretamente. Sente diversi esponenti Pd – Goffredo Bettini su tutti – e agisce in piena sinergia con Luigi Di Maio. Ma prima della fine di aprile difficilmente il suo Movimento vedra’ la luce. E il ministro degli Esteri, nel frattempo, si muove sia in chiave interna, – per placare i crescenti malumori dei parlamentari – sia sul versante Comunali. Dove lo stallo del Movimento rischia di far franare sul nascere qualsiasi alleanza con il Pd. Nelle prossime ore, pero’, qualcosa accadra’. Enrica Sabatini o Davide Casaleggio, dopo la scadenza dell’ultimatum, dovrebbero parlare. I dati degli iscritti, secondo fonti del M5S, dovrebbero essere consegnati in quanto “di proprieta’ del Movimento”. Il problema e’ quando. E se all’addio si accompagnera’ una guerra legale. Ma sul fatto che la leadership di Conte sia votata su un’altra piattaforma, nei Cinque Stelli, ormai ci scommettono quasi tutti.

Advertisement

In Evidenza

Mika torna in Italia: concerti, cinema e un amore infinito per l’arte

Pubblicato

del

Artista eclettico e cittadino del mondo, Mika (foto Imagoeconomica in evidenza) si prepara a tornare in Italia per quattro concerti estivi (Umbria Jazz, No Borders, Este Music Festival e Anfiteatro del Vittoriale). Ma prima, il cantante sarà protagonista su Rai1: condurrà la serata di premiazione dei David di Donatello mercoledì 7 maggio. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Mika racconta il suo amore per l’Italia e per il cinema.

«Sono un grande fan del cinema che sa essere leggero, poetico, politico», racconta, ricordando come non servisse conoscere la lingua italiana per capire i grandi maestri del nostro cinema: «È un dialogo universale». La sua conduzione ai David sarà pensata per celebrare tutto il mondo del cinema, non solo le star ma anche gli artigiani che rendono possibile la magia del grande schermo.

Accanto a lui sul palco ci sarà Elena Sofia Ricci, che definisce «una donna forte, intellettuale, emozionale, favolosamente diva». Mika, con la sua naturalezza, respinge l’etichetta di «divo» per sé stesso: «Nella vita sono normale, ma sul palco mi trasformo: è un rito spirituale».

L’arte come salvezza e la doppia vita degli artisti

Mika si racconta senza filtri, ammettendo quanto la cultura della fama sia tossica e di quanto sia importante per lui rifugiarsi nella parte artigianale e creativa del suo lavoro: «L’artigianato mi salva dagli aspetti superficiali, è una cura». La differenza tra il sé pubblico e il sé privato è marcata: sul palco energia pura, a casa, davanti a un pianoforte, la paura del foglio bianco.

Ripercorrendo la sua infanzia, Mika spiega di aver avuto «l’infanzia più bella del mondo» nonostante le difficoltà scolastiche: «La musica mi ha salvato la vita». E racconta come ogni sua identità culturale abbia lasciato un segno profondo: dalla praticità americana, alla disciplina inglese, al gioco delle parole francese, fino all’anima colorata e malinconica libanese.

Da X Factor ai David: un percorso sorprendente

Indimenticabile il suo primo impatto con X Factor Italia: «Non capivo nulla di quello che dicevano Simona Ventura, Morgan ed Elio… mi chiesi perché avessi accettato», confessa sorridendo. Ma proprio da quel momento è iniziato un rapporto d’amore con il nostro Paese che dura ancora oggi.

E ora, ai David di Donatello, Mika porterà poesia, eleganza e un tributo profondo al cinema italiano, nel rispetto della sua grande tradizione e della sua capacità unica di emozionare il mondo.

Continua a leggere

Economia

Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

Pubblicato

del

Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

Continua a leggere

In Evidenza

Bersani e politica che si fa con l’orecchio a terra: dallo sciopero delle prostitute ai rimpianti sullo ius soli

Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Corriere della Sera, ripercorre episodi della sua vita politica e personale: dalle liberalizzazioni allo sciopero delle prostitute, passando per il rimpianto sullo ius soli.

Pubblicato

del

Pier Luigi Bersani (foto Imagoeconomica in evidenza), ex segretario del Pd, si racconta in un’ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera, ripercorrendo episodi personali e politici che hanno segnato la sua vita e l’Italia contemporanea.

Nel suo nuovo libro “Chiedimi chi erano i Beatles” (Rizzoli), Bersani intreccia la politica, le battaglie sociali e i ricordi personali, come l’episodio curioso dello sciopero delle prostitute a Piacenza negli anni Settanta e la protesta dei commercianti sotto casa dei suoi genitori a Bettola, quando da ministro avviò le famose liberalizzazioni.

L’episodio delle prostitute e la lezione sulla politica

Durante la pedonalizzazione di un tratto della via Emilia, le prostitute protestarono. Il giovane Bersani, allora responsabile cultura del Pci locale, seguì l’episodio da vicino: «Un amministratore deve avere a cuore i problemi di tutti, anche quelli più difficili», ricorda.

Le liberalizzazioni e il pullman a Bettola

Nel 1996, da ministro, la sua “lenzuolata” per liberalizzare il commercio suscitò la rabbia dei commercianti. Una delegazione arrivò addirittura sotto casa dei suoi genitori. Ma l’accoglienza calorosa dei suoi — ciambelle e vino bianco — trasformò la protesta in una festa, segnando un inatteso boomerang per i contestatori.

La sfida canora con Umberto Eco

Bersani racconta anche della famosa sfida canora al convegno di Gargonza nel 1997, quando sconfisse Umberto Ecointonando canti religiosi: «Da noi era obbligatorio fare i chierichetti, non iscriversi subito alla Fgci».

Il rimpianto dello ius soli

Se fosse diventato premier nel 2013, Bersani avrebbe voluto introdurre lo ius soli con un decreto legge già alla prima seduta del Consiglio dei Ministri. Un rimpianto che ancora oggi pesa: «Se parti dagli ultimi, migliori la società per tutti».

I 101 e la caduta di Prodi

Bersani ammette di conoscere l’identità di circa «71-72» dei famosi 101 franchi tiratori che affossarono Romano Prodinella corsa al Quirinale. «C’erano renziani e non solo. Alcuni mi confessarono la verità piangendo».

Il rapporto con la morte

Dopo un grave problema di salute nel 2014, Bersani parla della morte con una serenità disarmante: «È più semplice di quanto pensassi. È la vita che si riassume in quell’istante». La sua fede è ora una ricerca continua: «Chi ha già trovato dovrebbe continuare a cercare».

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto