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M5s al bivio tra sirene Pd e voglia di autosufficienza

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Il travaglio post-elettorale del M5s e gli interrogativi che pone la sua riorganizzazione in vista degli Stati generali ha prodotto intanto una decisione: l’assise del Movimento verra’ rinviata di “qualche settimana”, comunque dopo il 29 marzo. Lo hanno deciso il nuovo capo politico del Movimento, Vito Crimi, con il “facilitatore” per le campagne elettorali Danilo Toninelli. La ragione del rinvio, spiega l’ex ministro, e’ la campagna referendaria sul taglio dei parlamentari ma alla decisione deve aver contribuito anche la perplessita’ di molti eletti per l’eccesiva vicinanza di un appuntamento importante ma ancora tutto da organizzare nelle sue modalita’ di svolgimento. Timori venuti a galla anche in seguito all’assemblea congiunta dei parlamentari dove Crimi, per la prima volta, e’ stato chiamato a rimettere in fila le priorita’ M5s, partendo dal dibattito sulla “collocazione” del Movimento e gli interrogativi possibili alleanze in vista delle regionali. “Credo che il Movimento sia unito per andare fino alla fine della legislatura e continuare con questa esperienza di governo: sul resto ne parleremo agli stati generali” dice Roberto Fico, rompendo il suo silenzio post elettorale mentre continua a tenere banco il dibattito sul futuro del M5s.

“Non parlo di terza via o fronte progressista” perche’ “il primo obiettivo e’ che il Movimento 5 Stelle continui ad esistere e che come forza autonoma” e con “una sua identita’” mette in chiaro uno dei possibili ex candidati al ruolo di capo delegazione M5s come Vincenzo Spadafora. “Non riesco a parlare di ‘contiani’ o ‘dimaiani,’ e’ una narrazione che non ha niente a che fare con il progetto politico del M5s, che ha bisogno probabilmente di un momento di chiarezza” interviene il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli che taglia corto: “Faremo gli Stati generali, ma il M5s parla di temi” sottolinea evitando di essere tirato in ballo nel dibattito sulle “sirene” del Pd. Il capo delegazione dem nel governo, Dario Franceschini, torna infatti ad invocare la costruzione di un campo di forze riformiste pur sapendo che “i 5 Stelle hanno bisogno di tempo”. Tempo che tuttavia stringe per quanto riguarda le eventuali intese per le regionali sotto il cappello di candidati civici. Oggi e’ infatti partita la procedura su Rousseau per la ricerca dei candidati consiglieri alle regionali: comunicata in assemblea congiunta da Vito Crimi la notizia ha fatto storcere il naso a quanti, nel M5s, temono si tratti di una forzatura per “blindare” i candidati M5s a scapito di un’intesa con altre forze. “Oggi si presentano le candidature per il M5s alle regionali ma questo non esclude che si possa decidere di fare alleanze, anche con delle liste civiche” sostiene anche Spadafora.

Il timore dei parlamentari che chiedono di non insistere sulla corsa in solitaria per evitare l’errore fatto in Emilia Romagna e Calabria e’ che il tempo giochi a loro sfavore e che si arrivi alla conferma dei candidati pentastellati per un mero processo di inerzia. Anche per questo la data in cui si terranno gli Stati Generali diventa dirimente mentre si fa largo la previsione che l’assise venga rinviata di un mese rispetto alla data iniziale. Il M5s ora pensa infatti soprattutto alla sua sopravvivenza come dice non solo Spadafora ma anche il viceministro Stefano Buffagni: “No alle sirene del Pd! Forse sono strano io, ma credo che il M5s debba pensare a se’ stesso, e non mettersi ad allargare il campo e fare alleanze…”. Ma neppure lui nega che sui “territori si potranno fare ragionamenti caso per caso”. Intanto mentre si vocifera dell’arrivo di provvedimenti di espulsione, il gruppo parlamentare fa i conti con la spaccatura emersa in congiunta: non c’e’ solo il nodo collocazione ma anche la previsione dell’assetto di vertice che verra’ scelto per la guida del Movimento. Per i fautori della guida collegiale, intanto, e’ arrivato il primo niet di Crimi alla richiesta di rendere le assemblee deliberanti. A portare quest’istanza in congiunta sarebbero stati Carla Ruocco, Nicola Acunzo e Giorgio Trizzino.

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Il Tar conferma multa da 450mila euro per Google

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Google ha violato il divieto di pubblicità al gioco e alle scommesse e per questo il Tar del Lazio ha confermato la multa da 450mila euro comminata da Agcom per violazione del decreto Dignità. Con un’ordinanza il tribunale amministrativo regionale ha infatti respinto la domanda cautelare del colosso dell’internet. Al centro della questione dei video pubblicati sulla piattaforma Youtube (di proprietà di Google) “dal content creator Spike, che, come notificato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, violano il divieto di pubblicità a giochi e scommesse introdotto nel 2018”. Secondo i giudici “non sembra che la ricorrente abbia provato la sussistenza di elementi idonei ad escludere la propria colpa, essendosi limitata ad affermare che ‘nella specie, non è stata mai selezionata la casella della promozione a pagamento nei dettagli relativi ai Video Contestati’ e che la mancata selezione della suddetta casella le avrebbe impedito di ‘controllare a priori se il contenuto promosso violi o meno le policy di YouTube”.

Google aveva presentato una domanda per l’annullamento della delibera con cui l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni l’aveva sanzionata per la violazione del divieto di pubblicità al gioco in base al Decreto dignità. La decisione di Agcom risale al marzo scorso e nella delibera veniva spiegato che l’Authority tra luglio e settembre 2023 aveva condotto un’attività di vigilanza sulla pagina web del canale YouTube ‘Spike slot 2022’ dalla quale era emerso che il canale, creato “il 1° settembre 2022 con oltre 50.000 iscritti e 23.000.000 visualizzazioni”, ospitava “numerosi video (pari, rispettivamente in ciascuna delle tre giornate di accertamento, a 287, 325 e 330 video del content creator Spike) tutti con contenuti afferenti alla pubblicità di giochi con vincite in denaro”.

Alla luce della contestazione e della sanzione Google aveva evidenziato che “l’Autorità è priva di giurisdizione nei confronti di Google in relazione all’oggetto della contestazione” e che “il divieto di pubblicità italiano sarebbe inapplicabile nei suoi confronti”. In merito all’eccezione sollevata circa la presunta carenza di giurisdizione dell’Autorità in ragione dell’inapplicabilità del decreto Dignità, l’Agcom aveva obiettato che “il legislatore europeo ha ritenuto di non disciplinare a livello europeo la comunicazione commerciale afferente ai giochi con vincite in denaro ma di lasciare ciascuno Stato membro libero di inserire previsioni ad hoc”.

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Aria di crisi tra Jennifer Lopez e Ben Affleck, secondo divorzio?

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C’e’ qualcosa che non va nella nella love story tra Jennifer Lopez e Ben Affleck. Non siamo ancora la divorzio, ma a neanche due anni dalle nozze celebrate a sorpresa a Las Vegas, “ci sono problemi” tra i due, ha detto un insider dei ‘Bennifer’ al sito di Us Weekly. “Le cose hanno cominciato a non andare alcuni mesi fa, quando lei ha cominciato a prepararsi per andare in tournee ed era concentratissima. Col risultato che per la maggior parte del tempo ora non sono sulla stessa pagina”, ha detto la fonte.

Le voci circolavano da giorni ed e’ da marzo che Jen e Ben non vengono fotografati assieme, cosi’, quando il 6 maggio JLo ha fatto da madrina al gala del Met ed e’ salita da sola sulla scalinata del museo, il livello del gossip e’ salito alle stelle. Vero e’ che il marito era impegnato nelle riprese di un nuovo film, The Accountant 2, ma questo non aveva impedito la sera prima al premio oscar di Argo di presenziare alla festa in onore dell’ex campione di football Tom Brady trasmessa su Netflix in diretta streaming. Solo tre anni fa, su quello stesso tappeto rosso del museo, i due si erano baciati appassionatamente rivelando ai media il ritorno di fiamma dell’antica passione.

Ed e’ cosi’ che il sito di pettegolezzi Tmz ha cominciato a indagare scoprendo che Ben vive da una settimana da solo a Brentwood, non lontano dalla casa dell’ex moglie Jennifer Garner. Ben e Jen si erano conosciuti sul set del film ‘Amore estremo – Tough Love’ (‘Gigli’ del 2003) ed erano stati in coppia una prima volta tra 2002 e 2004 arrivando sul punto di sposarsi, ma il matrimonio era stato cancellato a soli quattro giorni dalla cerimonia, ufficiosamente a causa della “eccessiva attenzione dei media”. Entrambi hanno ancora la fede al dito, la relazione pero’ sembrerebbe tornata sulle montagne russe. Jennifer nei giorni scorsi e’ stata fotografata con un’amica mentre visitava case da comprare a Los Angeles: “Solo per investimento”, ha assicurato l’insider.

Mentre un’altra fonte ha spifferato a InTouch che i due si sono imbarcati in una terapia di coppia: “Ben ci crede fino a un certo punto, ma e’ pronto a impegnarsi con mente sgombra da pregiudizi, anche se trova l’intero processo umiliante”. Ben e Jen si sono sposati il 17 luglio 2022 su una Cadillac rosa confetto nella celebre Little White Wedding Chapel di Las Vegas davanti ai rispettivi figli: lei ne ha avuti due con il terzo marito Marc Anthony, lui tre dalla Garner. “Valeva la pena di attendere. Ieri e’ stata la notte piu’ bella delle nostre vite”, aveva scritto all’epoca la nei Mrs. Affleck sulla sua newsletter “On the JLo”.

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Caso Toti, Ilaria Cavo: avvisai presidente che i Testa non mi piacevano

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“Avvisai il presidente che i fratelli Testa non mi piacevano”. E’ quanto detto dalla deputata Ilaria Cavo nel corso della sua audizione come persona informata dei fatti. La giornalista è stata sentita in caserma nei giorni scorsi dal sostituto procuratore Federico Manotti (che insieme al collega Luca Monteverde ha coordinato le indagini) nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che ha portato ai domiciliari il governatore. I fratelli Testa, Angelo Arturo e Italo Maurizio, sono indagati anche loro per voto di scambio aggravato dall’aver agevolato la mafia.

Per gli inquirenti i due gemelli sarebbero stati i referenti di un clan mafioso e avrebbero convinto la comunità riesina a votare il partito di Toti e i suoi candidati (tra cui la stessa Cavo) in cambio di posti di lavoro.La parlamentare ha ammesso di averli conosciuti in un ristorante nei pressi di Bergamo mentre andava in settimana bianca. Si offrirono di aiutarla chiedendo a loro volta una mano per avere posti di lavoro “magari dentro Autostrade”. Cavo, ha spiegato in caserma, “nei mesi successivi si fecero troppo insistenti, si comportavano in una maniera che non mi piaceva affatto”.

Per questo chiamò prima l’onorevole Alessandro Sorte, che aveva fatto da tramite, e poi avvisò lo stesso Toti che quei due non le “piacevano”. Un avvertimento, secondo gli inquirenti, non colto dal presidente. In un’intercettazione tra i due fratelli raccontano come Toti li avesse presi sottobraccio durante un evento elettorale chiedendo di “aiutare comunque” Cavo visto che loro erano “dei bulldozer”.

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