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Cronache

Luisa Todini: “Io, donna, imprenditrice, madre. Dalla povertà alla guida dell’impero di famiglia”

L’ex europarlamentare e imprenditrice racconta la sua infanzia contadina, la scalata nel mondo degli affari, i traumi familiari e la sua rinascita a Todi.

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«Sono nata a Perugia, ma dopo tre ore ero già a Cecanibbi», racconta Luisa Todini (foto Imagoeconomica in evidenza), imprenditrice, ex eurodeputata e già presidente di Poste Italiane. Inizia così la sua lunga intervista al Corriere della Sera, un racconto denso di emozioni, successi, dolori e rivincite personali.

Dall’infanzia povera all’ascesa imprenditoriale

La sua infanzia sembra uscita da un film neorealista: niente riscaldamento, letti condivisi, un unico bagno per 14 persone, il braciere come vasino. Il padre, Franco, imprenditore partito da zero, comprò la sua prima spaccasassi con le cambiali. Da lì cominciò la scalata.

«Abitavamo all’Eur, allora zona di pecore. Mio padre aveva la terza elementare, ma per noi figli pretendeva l’eccellenza negli studi. Io ho studiato dai gesuiti e sono stata tre mesi in missione a Bombay, tra i lebbrosi di madre Teresa».

Gli anni bui: disturbi alimentari e Tangentopoli

Durante l’adolescenza in Svizzera, per sfuggire al rischio di un rapimento, Todini sviluppa disturbi alimentari. «Anoressia, poi bulimia. Se n’è parlato troppo tardi. Ne sono uscita a 36 anni, grazie alla gravidanza».

Nel 1992, il padre viene arrestato per una vicenda legata a Tangentopoli: «Fu descritto come alto, magro e abbronzato. Era basso, tarchiato e bianco come un lenzuolo». Anche lei venne interrogata da Di Pietro:

«Mi gridò davanti a tutti. Ma non mi piegai, gli feci riscrivere tre volte il verbale».

La politica con Berlusconi e gli incontri di potere

Nel 1994 entra in politica con Forza Italia, diventando la più giovane europarlamentare a Bruxelles. «A Todi presi più voti di Berlusconi», ricorda. Fu proposta come presidente della Regione Lazio ma rifiutò per la famiglia. Racconta gli incontri con Arafat e Gheddafi («mi disse che ragionavo come un uomo»), e con lo stesso Cavaliere:

«A me non ha mai mancato di rispetto. Al massimo un complimento galante».

I drammi familiari e le battaglie legali

Nel cuore del suo racconto c’è il difficile rapporto con la madre affetta da disturbi bipolari, un procedimento penale poi archiviato, e un fratello travolto dai debiti e da scelte infelici:

«Rilevai le sue quote e salvai l’azienda. Portai il fatturato da 150 a 500 milioni. Poi vendetti a Salini e reinvestii in energia, agricoltura, immobiliare».

Il rapporto con la figlia e la nuova vita a Todi

Con l’ex marito Luca Josi, dice, «nessun dialogo. Spero sempre in un’apertura». Ma sottolinea con fierezza il legame con la figlia Olimpia, che definisce «migliore di me in tutto». E parla anche della sua figlioccia bielorussa, accolta a 7 anni.

Oggi vive tra gli animali della sua oasi umbra: zebre, giraffe, struzzi, un tapiro.

«Si può essere imprenditrice con i tacchi a spillo. Ma ora giro con gli stivali».

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Cronache

Nuovo stop alla Funicolare Centrale, va sostituita di nuovo la fune: disagi per utenti e turisti

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Settembre 2022: Anm sostituisce la fune di trazione della funicolare Centrale, operazione che richiese la chiusura dell’impianto per un solo giorno. Il cavo, in acciaio, lungo 1,5 chilometri e del peso di 13 tonnellate, era stato installato nell’ambito della manutenzione straordinaria ventennale eseguita da Leitner. Tutto regolare, con un intervento rapido che sembrava garantire sicurezza e durata.

Un nuovo problema dopo due anni e mezzo

Sono passati poco più di due anni e mezzo e la funicolare ha nuovamente chiuso per motivi tecnici. Alle 7 del mattino, gli utenti hanno trovato le porte delle stazioni chiuse con un cartello che parlava di «verifiche tecniche inderogabili fino a cessate esigenze». Nessuna spiegazione precisa, né tempistiche sul ripristino. Chi si trovava all’Augusteo ha dovuto ripiegare sulla metropolitana, mentre altri hanno usato la funicolare di Chiaia o affrontato a piedi i 500 scalini del Petraio.

Il silenzio di Anm e la reazione della politica

Per ore, nessuna comunicazione ufficiale da Anm. Solo nel pomeriggio, intorno alle 16, è arrivata una nota: «Durante le operazioni di manutenzione ordinaria si è rilevata la necessità di approfondire alcuni aspetti tecnici dell’impianto». Non un cenno alla fune, elemento invece al centro del confronto con Ansfisa, l’agenzia del ministero dei Trasporti per la sicurezza degli impianti a fune.

La fune da sostituire: spunta un’anomalia

Secondo quanto trapelato da fonti sindacali, durante gli esami strumentali sono emerse possibili criticità nella fune installata nel 2022. Nessun rischio imminente, ma la decisione è stata quella di sostituirla per precauzione, forse anche sull’onda emotiva della recente tragedia della funivia del Faito. L’origine del deterioramento così rapido non è ancora chiara.

Riapertura prevista il 30 aprile

La funicolare resterà chiusa fino a mercoledì 30 aprile. Tempi lunghi, probabilmente legati all’arrivo del nuovo cavo da fuori Italia. Intanto, per alleviare i disagi, la funicolare di Montesanto prolungherà gli orari di esercizio: venerdì e sabato fino alle 2, domenica fino a mezzanotte e trenta.

Anche la Linea 6 in tilt

Nella stessa giornata, disagi anche sulla linea 6 della metropolitana, chiusa per oltre un’ora a causa di una verifica urgente al software di gestione.

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La rivoluzione di Eugenia Carfora, la preside che ha trasformato Caivano

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Nessun ragazzo è perduto. Il cambiamento è sempre possibile. Vietato arrendersi. Sono le tre regole non scritte che guidano da anni il lavoro instancabile di Eugenia Carfora (foto Imagoeconomica in evidenza), dirigente dell’Istituto superiore “Francesco Morano” di Caivano, nel cuore del Parco Verde, una delle realtà più difficili della provincia di Napoli. Da quando è arrivata, nel 2007, ha fatto della scuola un presidio di legalità, bellezza e speranza.

La sfida iniziata dai banchi

All’arrivo della preside, il “Morano” era una scuola dimenticata, con uscite di sicurezza ostruite, aule fatiscenti e strutture abbandonate. Eugenia Carfora ha ripulito muri e coscienze, ha coinvolto genitori, professori e studenti in una grande operazione di rigenerazione. Oggi l’istituto è un modello: ha una palestra funzionale, un orto per l’indirizzo agrario, laboratori moderni per informatica e meccatronica, una cucina per l’alberghiero. E soprattutto ha ritrovato la dignità.

Una serie tv per raccontare la sua storia

La sua vicenda sarà al centro di una serie tv Rai1 intitolata “La preside”, diretta da Luca Miniero e interpretata da Luisa Ranieri, che ha conosciuto personalmente la dirigente. «Non pensavo di dovermi esporre così per salvare un ragazzo o dire che la scuola è bella», ha commentato Carfora, commossa ma determinata. La fiction punta a raccontare la forza della scuola pubblica e il valore della cultura in territori difficili.

Una vocazione totale

Instancabile, sempre presente, la preside Carfora vive la scuola come una missione assoluta. «Sono malata di scuola», ammette. Anche a scapito della famiglia: «Ho un marito meraviglioso che è una mia vittima. Non sono stata una buona madre, ma i miei figli oggi sono come me». Non si è mai fermata davanti alle difficoltà: ha affrontato i pregiudizi, è andata a cercare i ragazzi casa per casa, ha sognato l’impossibile.

“Mi voglio spegnere tra i miei ragazzi”

«Mi offende sentir dire “poveri ragazzi” — spiega — perché in quell’espressione c’è già la resa. Io credo che ognuno di loro possa farcela». E quando pensa alla fine, confessa: «Non vorrei morire nel mio letto, ma fra i ragazzi, qui a scuola».

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Traghettopoli, tra i beneficiari dei biglietti omaggio Tirrenia anche Beppe Grillo e il figlio

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Il comico non è indagato, ma il suo nome compare nelle carte dell’inchiesta genovese. Tra i beneficiari dei biglietti gratuiti concessi dalla compagnia di navigazione Tirrenia, emergono anche Beppe Grillo, suo figlio Ciro e i coetanei coinvolti con lui nella vicenda giudiziaria per il presunto stupro di una studentessa italo-norvegese nella villa sarda del fondatore del Movimento 5 Stelle. Il loro nome compare nelle carte di “Traghettopoli”, la maxi inchiesta della Procura di Genova coordinata dal pm Walter Cotugno, che indaga su un presunto sistema di favori e biglietti omaggio nel mondo dei trasporti marittimi.

Nessun indagato, ma l’ombra del privilegio

Grillo e gli altri non sono indagati, ma la loro presenza nella lista dei beneficiari rappresenta un elemento significativo dal punto di vista politico e simbolico. A far rumore è il coinvolgimento di chi, come Grillo, si è sempre presentato come il paladino della legalità e della lotta ai privilegi della casta. Il momento è delicato per l’ex comico, già ai margini del suo stesso movimento dopo la rivoluzione voluta da Giuseppe Conte, che ha preso le redini del partito.

34mila biglietti omaggio in sei anni

Secondo gli investigatori, in sei anni le compagnie del gruppo Onorato avrebbero distribuito quasi 34mila biglietti gratuiti. Un dato che, secondo la Procura, dimostrerebbe l’esistenza di un “meccanismo corruttivo impressionante”, con coinvolgimenti in diversi settori delle forze dell’ordine, delle capitanerie di porto, di almeno due magistrati e funzionari pubblici. I beneficiari ricevevano i biglietti in cambio di presunti trattamenti di favore.

Achille Onorato si avvale della facoltà di non rispondere

Nell’inchiesta è indagato anche Achille Onorato, figlio dell’armatore Vincenzo Onorato. Il giovane imprenditore si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio, senza che sia stata richiesta alcuna misura cautelare nei suoi confronti. Il suo nome compare accanto a quelli di dirigenti e referenti del gruppo Onorato che avrebbero avuto ruoli centrali nella gestione del sistema dei biglietti.

Il precedente: il caso archiviato a Milano

Nei mesi scorsi il tribunale di Milano ha archiviato un’altra indagine che vedeva coinvolti Beppe Grillo e Vincenzo Onorato per presunto traffico di influenze illecite. L’accusa sosteneva che Grillo, tra il 2018 e il 2019, avesse girato a tre parlamentari del Movimento richieste di aiuto da parte di Onorato, in cambio di contratti pubblicitari per promuovere la compagnia Moby sul suo blog. La Procura ha infine stabilito che non c’erano elementi sufficienti per procedere.

 

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