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Cronache

L’ORigano dona tre defibrillatori alla Polizia Locale di Napoli

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Giovedì 16 giugno, dalle 17:00 alle 19:00, presso il Real Orto Botanico di Napoli si terrà la quinta edizione de “l’ORigano”, iniziativa di beneficenza ideata e realizzata dalla giornalista e divulgatrice scientifica Olga Fernandes con l’aiuto di tanti amici che non hanno mai fatto mancare il loro apporto e supporto. Nel corso della manifestazione dal titolo “Napoli, Cuore & Amore” saranno consegnati alla Polizia Locale del Comune di Napoli tre defibrillatori che gli agenti istruiti per l’uso potranno impiegare per soccorrere un paziente colpito da arresto cardiaco o da fibrillazione ventricolare. L’arresto cardiaco colpisce circa sessantamila italiani ogni anno e uccide nel giro di quattro o cinque minuti. Un tempo di gran lunga inferiore a quello che trascorre nell’attesa dell’arrivo di un medico o del 118.  La consegna dei defibrillatori da parte della giornalista Olga Fernandes al comandante della Polizia Locale, il generale Ciro Esposito, contribuirà al progetto Napoli città cardio-protetta.

 “Abbiamo deciso di donare i defibrillatori ai napoletani e lo abbiamo fatto attraverso la Polizia Locale perché le centinaia di agenti in strada oltre al loro prezioso lavoro al servizio dei cittadini diventeranno anche primi soccorritori e contribuiranno a creare le condizioni per salvare vite a Napoli. L’iniziativa è un primo step per avviare un’azione di sensibilizzazione – sottolinea Olga Fernandes – alle pratiche  salvavita”. Prima della consegna dei defibrillatori saranno premiate alcune personalità che nella loro professione si sono distinte per attività che hanno fatto bene a Napoli e alla società napoletana. Uomini e donne che scaldano in qualche modo il cuore per le loro attività professionali meritorie. 

Tra coloro che riceveranno il premio l’ORigano, arrivato alla sua quinta edizione, ci sono il professor Paolo Ascierto, direttore unità di melanoma, immunoterapia e oncologia e terapie innovative dell’Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori Pascale, e Presidente della Fondazione melanoma; Vincenzo Montesarchio, direttore unità operativa di oncologia dell’Azienda Sanitaria dei Colli di Napoli, e specialista in malattie infettive; Giuseppe Limongelli, Responsabile del Centro regionale malattie rare della Campania; Michele Assante del Leccese, Delegato alla Cultura del Comune di Procida; Anna Brancaccio, avvocato civilista, Presidente dell’associazione forense In Oltre. Sarà inoltre assegnato un premio speciale alla carriera a Carlo Vosa, già Professore Ordinario presso l’Università di Napoli e Direttore del Centro di cardiochirurgia Pediatrica della regione Campania, attualmente in pensione. 

Alla manifestazione saranno presenti i disegnatori e i vignettisti della Scuola italiana di Comix di Napoli, autori del fumetto “L’ORigano”. Ad allietare la serata interverrà e sarà anch’egli premiato Lino D’Angiò, attore, comico, trasformista, imitatore e presentatore Tv, un uomo buono sempre disponibile per le giuste cause e la beneficenza.

 

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Ucciso con una fiocina, l’omicidio in assenza di una minaccia

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In assenza di una minaccia diretta, per sé e per la propria compagna, uccise un 23enne con un colpo di fiocina sparata da un fucile subacqueo in via Cilea a Sirolo (Ancona) il 27 agosto del 2023: un omicidio che non sarebbe scaturito dall’iniziale “diverbio stradale” ma dal successivo intervento dei fratelli della vittima, uno dei quali lo colpì con un pugno per il quale l’omicida intese “vendicarsi”.

Lo scrive la Corte d’Assise di Ancona nella motivazione della sentenza con la quale, il 21 gennaio scorso, ha condannato a 18 anni di carcere Melloul Fatah, 28 anni, per l’omicidio volontario, senza l’aggravante dei futili motivi, di Klajdi Bitri, albanese 23enne. Il delitto avvenne di primo pomeriggio a seguito di un litigio per motivi stradali, all’altezza di una rotatoria. Si era creato un ingorgo di auto e dopo vari insulti, che avevano coinvolto anche parenti e amici della vittima, Fatah era tornato al proprio veicolo per prendere la fiocina e puntarla al petto del giovane poi deceduto. Subito dopo era risalito a bordo dell’auto, dove si trovava anche la fidanzata, e se ne era andato.

Era stato arrestato prima di cena, a Falconara, dai carabinieri. L’imputato, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, ha sostenuto di non essersi accorto del colpo mortale e di aver preso il fucile solo per spaventare il gruppetto che gli dava addosso. Secondo i giudici, però, la sua versione non è plausibile. “Ha scelto in totale autonomia di inseguire, in assenza di qualsivoglia minaccia, per sé e per la propria compagna, – scrive la Corte a proposito dell’imputato – di prelevare il fucile elastico con fiocina a tre punte, che utilizzava per la pesca subacquea, di imbracciarlo e di puntarlo alla vittima che in piedi, dietro la Mercedes, dopo pochi attimi decedeva nell’impotenza e nello sconforto generale”. Secondo la Corte, il 28enne agì per vendicare il pugno che aveva subito nella lite: “compreso di non poter prevalere e attesa l’inferiorità numerica – osserva nella sentenza il presidente della Corte Roberto Evangelisti – non reagiva e si dirigeva verso la propria auto dando l’impressione di desistere e di voler riprendere la marcia, apparenza però ingannevole poiché il fine che muoveva Melloul era antitetico”. La fidanzata “non aveva eccepito alcun pericolo, per nulla allarmata si chinava a recuperare gli occhiali caduti in precedenza al fidanzato nel corso dello scontro con la vittima e i suoi amici”.

La Corte ripercorre i drammatici attimi dell’omicidio: Fatah “ha premuto a distanza di circa due metri e mezzo il grilletto del suo fucile subacqueo munito di tridente contro Klajdi, facile bersaglio in quanto in posizione eretta, disarmato e impossibilitato a opporre qualsivoglia difesa se non tentare di disporsi in posizione di chiusura alzando il ginocchio sinistro in funzione di scudo”. I familiari della vittima erano parte civile nel processo con gli avvocati Marina Magistrelli e Giulia Percivalle.

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Indossa un passamontagna al porto di Ischia ed evade dai domiciliari: arrestato un 21enne

A Ischia, un 21enne evade dai domiciliari e tenta di imbarcarsi per Napoli con un passamontagna: riconosciuto e arrestato dai Carabinieri.

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Iniziamo questa storia dalla fine, da un epilogo inaspettato, frutto di una scelta maldestra di un 21enne di Barano d’Ischia. Il giovane si trovava in fila al porto, pronto a imbarcarsi su uno degli ultimi traghetti della giornata con destinazione Napoli. Nulla di strano, se non fosse per un dettaglio singolare: indossava un passamontagna.

Alcune persone presenti hanno manifestato curiosità, altre preoccupazione. A porsi domande sono stati anche i Carabinieri del nucleo radiomobile di Ischia, impegnati nei controlli serali. Avvicinatisi al giovane, gli hanno chiesto di mostrare il volto. A quel punto, come in un colpo di scena da film, il ragazzo ha tolto il passamontagna e si è dato alla fuga verso una pineta.

Riconosciuto e arrestato dopo l’inseguimento

I militari lo hanno inseguito, bloccato e immediatamente riconosciuto: era lo stesso giovane che poche ore prima aveva rubato uno scooter, fuggendo tra le strade di Ischia e venendo arrestato dai Carabinieri. Dopo il primo arresto, era stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Questa volta, in manette per la seconda volta nel giro di poche ore, il 21enne dovrà rispondere anche dei reati di evasione e resistenza a pubblico ufficiale. In attesa dell’udienza in Tribunale, resterà in camera di sicurezza.

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Campione di poker non dichiara vincite, recuperati 1,5 milioni

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Considerato uno dei migliori giocatori al mondo di poker live , non avrebbe mai dichiarato le proprie vincite. Enrico Camosci, 31 anni, bolognese, è stato sottoposto ad una verifica fiscale dalla Guardia di Finanza, nucleo operativo metropolitano di Bologna. La ricostruzione della sua posizione, preventivamente condivisa con la locale Agenzia delle Entrate e da cui è successivamente scaturita la denuncia per omessa dichiarazione, è stata fatta anche attraverso la ricerca di informazioni sui siti specializzati e sui social, consentendo di recuperare a tassazione oltre 1,5 milioni di euro di redditi da lavoro autonomo, derivanti dall’attività sportiva svolta in forma abituale e professionale al di fuori dell’Unione Europea. Se da un lato, spiega infatti la Gdf, i premi corrisposti da case da gioco autorizzate all’interno dell’Unione Europea non vanno dichiarati, in quanto soggetti a ritenuta alla fonte, quelli conseguiti al di fuori del territorio comunitario costituiscono reddito per l’intero ammontare percepito.

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