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L’Italia prende tempo sui balneari, l’Ue apre al dialogo

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Diciassette pagine per chiedere altro tempo per risolvere un’antica disputa giuridica che è ormai a tutti gli effetti politica. Allo scoccare del termine previsto dall’iter della procedura d’infrazione, Roma recapita la sua risposta all’ultimatum di Bruxelles sulle concessioni balneari, chiedendo di andare ai tempi supplementari per aggiornare la mappatura delle spiagge prorogando nel frattempo – fino al 2025 – le licenze. Si tratta di una richiesta sulla quale nella maggioranza ha prevalso la linea del vicepremier Matteo Salvini. Ma che va nella direzione opposta a quella auspicata dall’esecutivo Ue. E che, nel giorno in cui la premier Giorgia Meloni a Forlì rinsalda il suo asse con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, mette in luce la rilevanza politica del dossier.

Il caso, è l’osservazione che circola tra i corridoi di Palazzo Berlaymont, “è diventato molto sensibile”. E la decisione Ue, sostenuta dal “dialogo” e da “un accurato esame” che non prevede scadenze, potrebbe slittare a dopo le Europee. Nel documento inviato a Bruxelles, il governo auspica a più riprese una “collaborazione” capace di portare a una soluzione condivisa e al riordino di un settore che, ha evidenziato anche il capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, “è fondamentale per il turismo” nostrano. E l’apertura al dialogo è da giorni predicata anche dall’esecutivo comunitario. Che tuttavia parte dall’assunto inalienabile del rispetto della direttiva Bolkestein, baluardo della libera concorrenza nel settore dei servizi, richiamata di recente anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Le istanze di Roma sono tuttavia dettagliate: a partire dall’invio della missiva, si prevede “entro quattro mesi” di portare a termine “un primo confronto” con gli enti locali per determinare “la scarsità delle risorse e i relativi indirizzi di riordino del settore”.

Ci sarebbe dunque tempo fino a maggio per aggiornare la mappatura delle spiagge e sancire la scarsità o meno del bene, elemento determinante per applicare le norme Ue. Le visioni finora sono però opposte: per Roma i risultati del tavolo tecnico interministeriale istituito ad hoc evidenziano che la scarsità non c’è. Mentre per l’Ue il calcolo della quota del 33% riferito alle spiagge occupate da concessioni demaniali non è corretto perché “non riflette una valutazione qualitativa delle aree” e “non tiene conto delle situazioni specifiche a livello regionale e comunale”. E pertanto dovrebbe scattare l’articolo 12 della Bolkestein sul divieto di rinnovo automatico e obbligo di procedure di gara. Tutte valutazioni tecniche che i funzionari europei dovranno ora approfondire. E dalle quali si aprirà una nuova fase di confronto per scongiurare il rischio di un deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia Ue e di una conseguente possibile maxi-multa. Le bocche a Bruxelles restano cucite per “l’alta sensibilità” politica del dossier. Ma, fa sapere una portavoce, “l’esame sarà accurato”. Formalmente non è prevista alcuna scadenza per portarlo a termine anche se, viene assicurato, il lavoro sarà condotto “nel modo più efficiente possibile”. E, nel frattempo, il governo prevede la possibilità – in virtù di “ragioni oggettive” – di prorogare le concessioni ai titolari dei litorali anche “fino al 31 dicembre 2025”. Tempi che si intrecciano al voto europeo e alla costruzione delle alleanze che – con l’appoggio di Meloni – potrebbero assicurare a von der Leyen il bis alla guida di Palazzo Berlaymont.

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Politica

Rackete-Salvini,questa volta è duello elettorale

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Con l’avvicinarsi delle europee, si riaccendono vecchi conflitti. E’ il caso della ex comandante della Sea Watch Carola Rackete e del vicepremier Matteo Salvini: lei – durante un incontro pubblico per la candidatura di Ilaria Salis con Avs – ha accusato il leader della Lega di “incentivare” con le sue parole “i crimini d’odio”; lui – di rimando – l’ha definita ironicamente “la speronatrice”. Rackete, che senza permesso attraccò per far scendere migranti salvati in mare a Lampedusa nel 2019, ora è in corsa alle europee in Germania con Die Linke. Da quando Rackete, cinque anni fa, forzò il blocco a Lampedusa imposto proprio da Salvini. tra i due è partito un lungo braccio di ferro fatto anche di scontri verbali, culminati in un’accusa di diffamazione aggravata per Salvini ai danni di Rackete (per cui il Senato negò l’autorizzazione a procedere). Oggi è ‘la capitana’ ad attaccare: “Penso che le parole” di Matteo Salvini “continuino ad infiammare l’estrema destra, incentivando i crimini d’odio e polarizzano la società al posto di creare unità e giustizia sociale – afferma l’attivista -. Noi a sinistra siamo per i diritti umani, dignità e rispetto della vita e per un’equa transizione ecologica che ci garantisca un futuro sicuro su questo pianeta”.

Il capo della Lega le risponde a tono dopo qualche ora: “Io incentiverei i ‘crimini d’odio’ dice la speronatrice… E che bella coppia con la Salis! Il miglior antidoto a questi sinistri personaggi è un voto massiccio alla Lega”. Nel frattempo, la campagna elettorale mette pepe anche nei rapporti tra gli alleati di governo. A generare fibrillazioni tra Forza Italia e Lega è il decreto Salva-Casa, il provvedimento fortemente voluto da Salvini e atteso a giorni in Consiglio dei ministri. Pochi giorni fa, il ministro delle Infrastrutture e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si erano sentiti per parlare del destino di alcuni grattacieli al centro di un intervento della Procura. E l’idea del vicepremier era di lavorare a una norma bipartisan da inserire in fase di conversione del decreto in questione.

“Non consentiremo l’abusivismo del Pd – fa sapere il capogruppo forzista al Senato, Maurizio Gasparri -. Siamo contrari ai condoni che la sinistra vorrebbe per i grattacieli di Milano. Io starò molto attento perché il condono che vorrebbe Sala mi inquieta” e “sono certo che il Capo dello Stato non firmerà le sanatorie”. “Una volta c’era Berlusconi che difendeva la casa come bene fondamentale degli italiani, ora c’è la Lega che porta avanti una norma di buonsenso”, attacca la deputata del partito di via Bellerio Giovanna Miele. E lo stesso Salvini rilancia: “Sanatoria’? Non è una brutta parola, come vorrebbe qualcuno, se significa semplicemente regolarizzare piccole anomalie, liberando oltretutto gli uffici comunali dalle troppe pratiche bloccate”

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Schifani: Lavorare a un campo largo con altre forze moderate

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“Bisogna lavorare a un campo largo nel centrodestra con il coinvolgimento di altre forze moderate. La coalizione che appoggia il candidato sindaco di Gela ne è un esempio”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, intervenendo a Gela alla manifestazione elettorale a sostegno della candidata Grazia Cosentino, appoggiata dalla quasi totalità del centrodestra – a eccezione del Mpa – e da Italia Viva, presente nella città nissena con il capogruppo alla Camera Davide Faraone. “Le esperienze del campo largo nel centrosinistra – ha aggiunto Schifani – sono destinate a fallire perché sono solamente alleanze elettorali, che si sciolgono immediatamente dopo il voto perché non c’è intesa sui principali temi. A differenza di quanto avviene, invece, nel centrodestra, dove c’è una sintonia maggiore e più coesa tra le forze moderate”.

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Schlein: Meloni affossa le libertà, noi unica alternativa

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“Da Madrid Giorgia Meloni, in mezzo a nazionalisti, franchisti, amici di Trump ci attacca dicendo che la sinistra cancella l’identità, intanto lei in questo anno e mezzo di governo sta cancellando la libertà degli italiani. Perché se hai un salario da fame non hai più libertà, mentre lei affossa il salario minimo. Perché se non ti puoi curare perché la prima visita la prenoti tra un anno, non hai libertà. Meloni si rassegni, noi continueremo a mettere in piedi un’alternativa che metta al centro la questione sociale”. Così la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein ad Alghero per la campagna elettorale per le Comunali e le Europee.

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