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L’Iran giura vendetta a Israele, gli Usa in allerta

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L’orologio corre, e si avvicina l’ora della vendetta dell’Iran per il raid israeliano che ha colpito il consolato della Repubblica islamica a Damasco. Tanto da mettere in “massima allerta” anche gli Stati Uniti, che si stanno preparando attivamente a un attacco “significativo” che potrebbe giungere entro la prossima settimana sulle risorse israeliane – ma anche americane – nella regione, secondo un alto funzionario dell’amministrazione Biden alla Cnn. Secondo il New York Times che cita due funzionari iraniani, Teheran ha posto tutte le sue forze armate “in massima allerta”, dopo aver preso la decisione di “rispondere direttamente” a Israele. Per gli alti funzionari americani, la rappresaglia di Teheran è ormai “inevitabile”.

Un’opinione condivisa dalla controparte israeliana – che da giorni si prepara al peggio, richiamando i riservisti e chiudendo diverse ambasciate nel mondo, come a Roma – ed esplicitata chiaramente dal capo di Stato Maggiore delle forze armate iraniane Mohammad Bagheri: “La vendetta dell’Iran è inevitabile e sarà Teheran a decidere come e quando effettuare l’operazione”, ha detto durante i funerali di un alto ufficiale ucciso a Damasco, Mohmmad Reza Zahedi, comandante di un’unità d’élite dei pasdaran responsabile delle operazioni esterne dell’Iran. Sui tempi, le forze d’intelligence americane consultate dalla Cbs avvalorano la tesi di un attacco “probabilmente entro la fine del Ramadan”, che termina martedì, specificando che potrebbe avvenire con l’uso di droni e missili da crociera. Mentre si rincorrono le ipotesi, il come e il quando tengono col fiato sospeso Israele e Usa. Finora a dare man forte ad Hamas negli attacchi a Israele erano state solo le forze ‘ombra’ degli Hezbollah libanesi e degli Houthi dallo Yemen. Ma “la svolta” – così definita dal leader dei miliziani del Partito di Dio Hasan Nasrallah – dell’attacco al consolato iraniano in Siria potrebbe aver convinto l’Iran a sferrare un attacco diretto allo Stato ebraico.

Sarebbe lo scenario peggiore al quale si sta preparando l’amministrazione Biden: si tradurrebbe infatti in una rapida escalation che potrebbe portare la guerra di Gaza a trasformarsi in un conflitto regionale più ampio. Qualcosa che Biden ha cercato di evitare a lungo, in questi mesi di guerra in Medio Oriente e di tensioni tra gli Stati arabi, l’Iran e Israele. E cresce anche la paura che l’operazione israeliana a Damasco possa trasformarsi nella miccia per trascinare Iran e Stati Uniti allo scontro diretto. Dopo il raid in Siria, gli Usa si sono affrettati a informare l’Iran che l’amministrazione Biden non era coinvolta e che non era a conoscenza in anticipo dell’attacco. Ma Teheran ha accusato Washington di una “responsabilità diretta nell’attacco”.

E in un messaggio scritto “ha avvertito la leadership americana di non lasciarsi trascinare nella trappola tesa dal premier israeliano Benyamin Netanyahu” per scatenare un conflitto tra iraniani e americani, ha riferito il vice capo dell’ufficio presidenziale dell’Iran, Mohammad Jamshidi. “State lontani” da Israele, “così non vi farete del male”, l’eloquente avvertimento del funzionario di Teheran. In risposta, gli Stati Uniti hanno avvertito la Repubblica islamica di non usare il raid di Damasco come “pretesto per attaccare il personale e le strutture statunitensi”, ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato americano. Washington ha poi ricordato che le proprie ambasciate e consolati all’estero, nonché le sedi diplomatiche di Paesi stranieri negli Stati Uniti, sono dotati di uno status speciale. E “un attacco a un’ambasciata è considerato un attacco al Paese che rappresenta”.

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Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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