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Cronache

L’ipotesi per la morte di Saman è lo strangolamento

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 Serviranno nuovi esami istologici, che saranno fatti nei prossimi giorni, per confermare quello che l’autopsia sul corpo di Saman Abbas sembra suggerire: la giovane, scomparsa a Novellara un anno e mezzo fa, sarebbe stata uccisa per strangolamento e, quindi, morta per asfissia. Una conclusione che coinciderebbe anche con la ricostruzione fatta dagli inquirenti e che si cercherà di dimostrare al processo, che comincerà a Reggio Emilia il 10 febbraio e che vede imputati i genitori e altri tre familiari. Gli esami che continueranno nei prossimi giorni al laboratorio Labanof dell’Università di Milano proveranno a capire anche se Saman è stata strangolata con una corda o a mani nude, anche se non sarà semplice perché il corpo, seppur integro, è saponificato dopo essere stato un anno e mezzo sotto terra e non è semplice capire a cosa sono dovute le lacerazioni dei tessuti. Quello che pare certo è che non ci sono tracce di sangue sul corpo e questo fa escludere categoricamente una morte dovuta a una ferita fatta con un’arma da taglio.

D’altronde, se Saman Abbas fosse stata sgozzata ci sarebbero state tracce di sangue molto copiose e sarebbe stato impossibile non trovarne, viste anche le ricerche che sono state fatte dopo la sua scomparsa. Ci sarà da capire, poi, se una ferita sul collo, può essere compatibile con una corda, quella che sarebbe stata usata per ucciderla, secondo un racconto fatto a un altro detenuto da uno dei cugini di Saman. Un’altra cosa sulla quale ormai non c’è più nessun ragionevole dubbio è che il corpo trovato il 18 novembre nei pressi di un casolare di Novellara, a poca distanza da dove la famiglia viveva, sia effettivamente della ragazza. A confermarlo dovrà essere l’esame del Dna, ma dall’autopsia sono arrivati ulteriori dettagli che confermano che quel corpo è il suo. Come ha riferito l’avvocato Barbara Iannuccelli, legale dell’associazione Penelope che si è costituita parte civile, aveva addosso i jeans sfilacciati al ginocchio e gli stessi vestiti visti nel video ripreso dalle telecamere di sorveglianza poco prima della sua scomparsa.

Aveva ancora una cavigliera, come quella dei video che lei stessa aveva pubblicato sui social, un braccialetto colorato, un paio di orecchini e una folta chioma di capelli. L’autopsia di ieri pomeriggio è, quindi, di fatto, solo il primo step di un esame molto complesso che dovrà essere compiuto al Labanof e che approfondirà le tracce sugli organi e sui tessuti. La Corte ha fissato, il 23 novembre scorso durante l’udienza di conferimento, in 60 giorni il termine ultimo per i risultati: ci sarà tempo, quindi, fino alla seconda metà di gennaio per fornire delle conclusioni che entreranno nel dibattimento. Il 10 febbraio, invece, comincerà il processo a Reggio Emilia. Cinque gli imputati: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (tutti e tre in carcere), il padre Shabbar Abbas (arrestato un mese fa in Pakistan, dove si è in attesa dell’udienza che decida sull’estradizione) e la madre Nazia Shaheen (ancora latitante in patria). Devono tutti rispondere di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere.

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Cronache

Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Cronache

Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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Cronache

Fassino denunciato, informativa Polaria trasmessa a pm

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E’ all’attenzione dei magistrati della Procura di Civitavecchia l’informativa della Polaria sull’episodio del furto di una confezione di profumo da parte del parlamentate Piero Fassino in un negozio del duty free di Fiumicino e costata una denuncia. Allegato all’incartamento anche il video di quanto avvenuto il 15 aprile scorso nello scalo della Capitale e ripreso da una telecamera di sicurezza presente nell’esercizio commerciale. Nei giorni scorsi è emerso dal racconto di alcuni dipendenti del negozio che Fassino sarebbe stato autore già di un tentativo di furto nelle scorse settimane. Spetterà ora ai pm decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

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