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Esteri

Le forze filo Iran attaccano le basi Usa in Siria

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Alla vigilia delle elezioni presidenziali americane, gli Stati Uniti tornano al centro dell’equazione mediorientale, chiamati in causa direttamente dalle forze filoiraniane che nelle ultime ore hanno lanciato attacchi contro basi Usa nella Siria sud-orientale. Se lo scontro diretto e su ampia scala tra Israele e Iran appare rimandato, torna infatti a salire in Siria la tensione tra Repubblica Islamica e Stati Uniti, che da anni occupano regioni siriane ricche di risorse energetiche vicine ai confini tra Iraq e Giordania. Subito dopo gli attacchi missilistici israeliani contro obiettivi in Iran, forze irachene vicine a Teheran hanno preso di mira con droni e colpi di artiglieria alcune basi e postazioni militari statunitensi nella Siria sud-orientale, a due passi dalle frontiere con la Giordania, alleato di Israele e di Washington, e con l’Iraq, paese di cui proprio gli Usa e l’Iran si spartiscono da anni l’influenza politica.

Come riporta l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, nella notte tra domenica e lunedì forze filo-iraniane appostate nella regione siriana di Dayr az Zor hanno sparato colpi di artiglieria contro la base Usa di Conoco, così chiamata dal nome di un vicino impianto energetico del governo siriano ma da più di 12 anni controllato dalle forze curde cooptate dagli Stati Uniti. Nelle stesse ore, un drone sparato dalle forze filo iraniane in Siria ha sorvolato la Torre 22, un avamposto americano in Giordania, a pochi passi dalla porosa frontiera con la Siria e che fa parte del complesso militare di Tanf, uno delle piazzeforti Usa più importanti nella profondità territoriale del Medio Oriente. La base di Tanf serve da tempo, tra l’altro, come stazione di monitoraggio del traffico aereo a difesa e sostegno di Israele.

Da qui, le forze Usa tentano di intercettare droni sparati regolarmente contro lo Stato ebraico e diretti verso il porto di Haifa e le Alture del Golan. Sempre da qui, i militari americani hanno offerto sostegno logistico agli israeliani per il loro recente attacco missilistico all’Iran. La Torre 22, inoltre, era stata già presa di mira, per la prima volta, lo scorso gennaio, quando forze filo-iraniane avevano colpito l’avamposto uccidendo tre soldati statunitensi. La Giordania, imbarazzata dall’incidente avvenuto sul proprio territorio, aveva negato che fosse stata colpita la struttura.

Ma fonti Usa avevano alla fine confermato l’attacco. Questo incidente aveva di fatto accelerato l’avvio di un negoziato tattico tra Usa e Iran coronato, a metà febbraio, con una tregua degli allora sempre più frequenti scambi di fuoco tra gruppi armati filo-iraniani ed esercito americano e con un ammorbidimento della politica di Washington nei confronti della Repubblica islamica. Dopo l’escalation di Israele contro gli Hezbollah in Libano e dopo i sempre più frequenti botta e risposta tra Stato ebraico e Iran, secondo gli analisti era inevitabile che il teatro siriano tornasse a riscaldarsi. Dopo l’attacco alla Torre 22, boati di esplosioni sono stati uditi anche nei pressi della base Usa di al Omar, da circa un decennio sorta a protezione del principale sito petrolifero siriano, anch’esso – come altri nella Siria orientale – requisito dalle truppe statunitensi nel nome della ‘guerra al terrorismo’ combattuta con gli ascari curdi del Pkk.

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Esteri

Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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