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L’appello del professor Stranges: ora serve la responsabilità altrimenti con la fase due ripartono catastrofici focolai di contagio

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In un paese dove ci sono 60 milioni di epidemiologi, 60 milioni di virologi, 60 milioni di allenatori di calcio, praticamente 60 milioni di tuttologi, esprimo delle brevi considerazioni sugli ultimi dati aggiornati rispetto alla pandemia COVID in Italia. Come sempre le mie riflessioni si basano esclusivamente sui dati reali, non su teorie complottiste, gossips e fake news da Facebook, o discussioni da condominio su chi sia il virologo più bravo…Ribadisco che nessuno é depositario di verità assolute, dovendo fronteggiare una pandemia senza precedenti da un secolo a questa parte, che ha messo in crisi l’intero pianeta ed i sistemi sanitari dei paesi coinvolti, soprattutto in Occidente…

1) Come ci aspettavamo, nonostante le fluttuazioni giornaliere, il numero di decessi sta gradualmente scendendo in un range “accettabile”, dopo giorni e settimane di declino sia nel numero “ufficiale” di nuovi contagi, sia soprattutto nel numero di ricoveri in terapia intensiva, che rappresenta probabilmente l’indicatore più veritiero dell’impatto di COVID sui sistemi sanitari e sulla capacità di risposta ospedaliera nei vari contesti geografici.

2) A fronte di questi dati e numeri positivi, tuttavia bisogna riscontrare ancora un relativamente alto numero di nuovi contagi giornalieri in regioni come Lombardia e Piemonte. Questo dato desta molte perplessità nella transizione alla cosiddeta Fase 2, dove le spinte arrivano proprio dalle regioni più colpite. In queste aree del paese, il controllo dell’infezione sembra ancora lontano da una situazione di relativa tranquillità. 

3) In questo quadro ancora incerto, mi allineo alle parole di Ascierto ed altri colleghi che hanno enfatizzato come sia importante ora non abbassare la guardia, per evitare la ripartenza di nuovi focolai anche in altre regioni d’Italia con effetti potenzialmente catastrofici sia dal punto di vista sanitario che da quello economico e sociale. Un secondo lockdown sarebbe difficile da tollerare per tanta gente, anche da un punto di vista psicologico.

4) Non entro nel merito della valutazione politica, ma governatori come De Luca hanno avuto il merito di evitare la diffusione massiva del virus in un’area tra le più densamente popolate d’Europa. Il grande problema degli interventi di Sanità Pubblica (anche draconiani) è che la gente comune ed i non addetti ai lavori non ne percepiscono l’impatto quando questo significa salvare vite umane. Se in Campania abbiamo riscontrato “solo” 4410 casi accertati, ed un numero “limitato” di decessi (358), a fronte dell’elevata densità demografica, non è per effetto della fortuna o dello Spirito Santo, ma per la tempestività ed efficacia degli interventi messi in atto dalla regione, ed implementati in maniera ottimale dagli operatori sanitari sul territorio e negli ospedali. 

5) Ribadisco il concetto che le pandemie/epidemie virali si prevengono e combattono innanzitutto con la sorveglianza epidemiologica ed il controllo attivo dell’infezione nel territorio, non con una risposta meramente ospedaliera, come purtroppo accaduto in talune regioni italiane, causando il collasso delle terapie intensive. In questo contesto, bisogna riconoscere che la maggior parte dei paesi occidentali, inclusa l’Italia, erano difatti impreparati rispetto ad una pandemia virale di tale entità, con una carenza di risposte territoriali adeguate ad avitare il sovraccarico degli ospedali e delle terapie intensive, come purtroppo avvenuto in molte regioni italiane.  

6) In questa seconda fase la nostra attenzione ed i nostri sforzi devono concentrarsi su attività mirate al contenimento della pandemia, onde evitare il riaffiorire di focolai con la conseguente congestione delle terapie intensive…Sarà fondamentale identificare tempestivamente i nuovi contagi e rintracciare la loro rete di contatti, in modo da evitare l’ulteriore diffusione dell’infezione nella comunità. Il cosiddetto “contact tracing” ha rappresentato la strategia vincente di molti paesi asiatici, come Sud Corea, Vietnam, Taiwan, ma anche della stessa Germania, unico paese occidentale in grado di limitare l’impatto di COVID in termini di ospedalizzazioni e decessi, anche grazie all’efficienza della rete di medicina di base e sorveglianza epidemiologica, che sono gli elementi cruciali per il contenimento della pandemia nelle nostre popolazioni. In aggiunta, bisognerà proteggere le fasce piu’ vulnerabili della popolazione, soprattutto gli anziani, che sono state vittime innocenti di questa pandemia, con un numero di decessi inaccettabile per paesi occidentali come l’Italia (ma non solo). Lo stesso dicasi per gli operatoti sanitari che devono essere protetti onde evitare un elevato numero di contagi tra medici, infermieri, etc.. come purtroppo accaduto durante la prima ondata epidemica nel nostro paese. 

7) Concludo sottolineando come la sanità pubblica ed il controllo delle epidemie non sono responsabilità esclusiva di governi ed operatori sanitari, ma anche di ogni singolo cittadino che deve assumere comportamenti e stili di vita idonei alla prevenzione della diffusione del contagio, come ad esempio il distanziamento fisico evitando gli assembramenti. Ognuno di noi ha un ruolo da giocare in questa emergenza.   

 

*Saverio Stranges, napoletano, è uno scienziato, ricercatore, professore ordinario e Capo del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica alla Western University of London, in Ontario, Canada. 

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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