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Cronache

Verso Pasqua con l’allerta terrorismo, occhio alle folle

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Monitoraggio sul web per intercettare eventuali progetti ostili e la propaganda che stimola la radicalizzazione. Controlli elevati al massimo, con ispezioni a campione, sui luoghi di aggregazione – le cerimonie religiose dei prossimi giorni per la Pasqua in primo piano – concerti, manifestazioni sportive o di altra natura che richiamano folle, oltre che sugli obiettivi sensibili, stazioni e aeroporti. Dal Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, riconvocato al Viminale 4 giorni dopo la precedente riunione dal ministro Matteo Piantedosi in seguito all’attacco terroristico di venerdì scorso a Mosca, arrivano le indicazioni per aggiornare le misure di prevenzione già in atto alla luce delle nuove, possibili, minacce. Ad indicare il livello di tensione ci sono stati oggi anche due allarmi bomba, poi rientrati: il primo a Trani con un biglietto lasciato in stazione: “Colpiremo i treni. Il 25 marzo sarà il vostro inferno” ed una borsa contenente flaconi con liquido, cavi e un cellulare.

Il secondo a Venezia, per un borsa e un trolley abbandonati a piazza San Marco, che è stata sgomberata. Nel corso della riunione, cui hanno partecipato i vertici dell’intelligence e delle forze di polizia, è emerso che, al momento, non ci sono evidenze di progetti terroristici da compiere in Italia. Va comunque proseguito il monitoraggio sulle possibili situazioni di pericolo, con il rischio emulazione sempre alto in questi casi. Vigilati speciali gli ambienti dove trovano spazio le istanze islamiste più radicali, dai luoghi di culto alle carceri ai centri per il rimpatrio, ma anche il web dove la propaganda jihadista da parte anche dell’Isis ha alzato i toni dopo il 7 ottobre, evento che ha dato nuovo impulso alla narrativa della guerra tra l’Islam e l’Occidente. I foreign fighter andati a combattere nel quadrante mediorientale che hanno avuto a che fare con l’Italia acquisendo anche capacità militari sono 149, i cui 39 rientrati. Si tratta di persone attentamente sorvegliate.

La capacità di Islamic State e di al Qaeda di compiere azioni sul suolo europeo è stata negli anni fortemente ridimensionata, ma la strage di Mosca ha fatto salire nuovamente l’allarme. Si è trattato infatti di un’azione pianificata – l’intelligence americana ne aveva peraltro anticipato la possibilità – messa a segno da una cellula di persone entrate appositamente in territorio russo. Modalità difficilmente realizzabili in Italia, per i rigorosi controlli alle frontiere e l’attenzione degli apparati di sicurezza sui soggetti potenzialmente pericolosi presenti. Proprio l’Isis Khorasan, con il coinvolgimento di tagiki, era emerso per il suo attivismo nelle analisi dell’intelligence italiana. Il rischio più concreto, al momento, è quello del ‘lupo solitario’ più che della cellula strutturata. Il singolo che si attiva, spesso caricato dalla massiccia propaganda on line, per fare un’azione che può anche non necessitare di armi tradizionali come è stato per Mosca. Il monitoraggio della rete ha messo in luce la diffusione di “prodotti su misura” destinati proprio a aspiranti attentatori per invitarli a passare dalla dimensione virtuale a quella reale. L’attività di prevenzione ha consentito dal 7 ottobre ad oggi, di espellere per motivi di sicurezza 47 persone (di cui 23 nel 2024).

Vigilanza intensificata, poi, sul territorio con la pianificazione di specifici servizi operativi, fissi e dinamici. “Massima attenzione”, fa sapere il Viminale, ai luoghi di maggiore aggregazione e transito di persone, nonché a tutti gli obiettivi sensibili; sedi istituzionali e diplomatiche, edifici di culto, luoghi di richiamo turistico, zone di assembramenti. I Comitati provinciali si riuniscono per aggiornare i servizi predisposti. Il Vaticano è sempre nel mirino della propaganda jihadista e, nella settimana dei riti pasquali, è stato disposto un innalzamento delle misure di sicurezza per i principali eventi in programma che prevedono la presenza di papa Francesco, dalla via crucis al Colosseo di venerdì sera alla veglia a San Pietro di sabato sera fino alla messa e all’Angelus di domenica. E, sempre sul web, oltre alla propaganda è sempre monitorata la disinformazione portata avanti in particolare da gruppi legati al Cremlino, pronti a raccontare in chiave anti-Ucraina l’attacco alla sala concerti moscovita.

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Cronache

Cantone & Costabile firmano il Presepe di San Pietro: eccellenza artigianale napoletana nel cuore del Vaticano

Storico traguardo per l’artigianato napoletano: Cantone & Costabile realizzano il primo presepe mai affidato a una ditta esterna nella Basilica di San Pietro. Arte, fede e tradizione si incontrano nel cuore del Vaticano.

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Per la prima volta nella storia, il Presepe della Basilica di San Pietro è stato realizzato da una ditta esterna al Vaticano. E non poteva che essere napoletana: Cantone & Costabile, autentica eccellenza dell’artigianato partenopeo, già celebre nel mondo per i presepi monumentali di Piazza San Pietro del 2013, 2017 e 2023.

L’opera, che sarà collocata all’interno della Basilica a partire dal 1° dicembre, rappresenta un momento storico e simbolico, capace di unire arte, fede e tradizione in uno degli spazi più sacri della cristianità.


Un capolavoro di arte e tradizione

Ogni elemento del presepe porta la firma inconfondibile della scuola napoletana: materiali pregiati, cure minuziose nei dettagli, colori caldi e armonie luminose che raccontano la nascita di Cristo con l’autenticità e la poesia tipiche di Napoli.

Cantone & Costabile, noti per aver portato la tradizione partenopea nelle piazze e nei santuari più importanti del mondo, confermano con questa impresa la loro maestria artigianale di livello internazionale.

“Per noi è un onore e una profonda emozione poter portare la nostra arte all’interno della Basilica di San Pietro. È un riconoscimento al lavoro e alla passione di tutta la nostra squadra”,
dichiarano Antonio Cantone e Maria Costabile, fondatori dell’azienda.


Un riconoscimento al genio creativo di Napoli

Il nuovo presepe sarà visitabile per tutto il periodo natalizio e offrirà a fedeli e visitatori un’esperienza di spiritualità e bellezza, con il tratto distintivo di un’arte che ha reso Napoli capitale mondiale del presepe.

Con questa nuova creazione, Cantone & Costabile scrivono un’altra pagina straordinaria della loro storia, confermando che l’eccellenza artigianale napoletana è un patrimonio vivo, capace di unire il sacro e il popolare, la tradizione e l’innovazione, sotto la cupola più celebre del mondo.

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Cronache

Torre del Greco, scoperto un “hub di bitcoin” usato per riciclare soldi delle truffe agli anziani

Un’indagine della Procura di Napoli ha svelato un presunto “hub di bitcoin” a Torre del Greco, usato per riciclare denaro proveniente da truffe e traffici illeciti. Sequestrati 900mila euro e decine di dispositivi informatici.

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È uno scenario sorprendente quello ricostruito dagli inquirenti napoletani: una stamperia di Torre del Greco trasformata in un vero e proprio “hub di bitcoin”, una piattaforma per la monetizzazione e il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.

A rivelarlo è il quotidiano Il Mattino, in edicola oggi, che racconta i dettagli di un’inchiesta destinata a far discutere.

L’indagine, condotta dal pm Ciro Capasso sotto il coordinamento dei magistrati Vincenzo Piscitelli e Nicola Gratteri, ha portato al sequestro di oltre 900mila euro, decine di schede sim, telefoni cellulari e supporti informatici. Un’operazione che il gip del Tribunale di Napoli, Ivana Salvatore, ha definito “un sequestro unico nel suo genere”.


Il dominus e il wallet “98N”

Al centro della vicenda c’è un imprenditore incensurato, P.P., ritenuto il dominus di una piattaforma informatica che avrebbe gestito flussi di denaro di origine illecita.

Le indagini si concentrano su un wallet elettronico denominato “98N”, che avrebbe fatto da crocevia per numerosi altri portafogli virtuali riconducibili a soggetti con precedenti per reati informatici.

Il sistema, spiegano gli inquirenti, funzionava come una banca d’affari parallela: si entrava con contanti — banconote da 100 o 200 euro — e si usciva con codici numerici, equivalenti a somme di bitcoin pronti a sparire nei circuiti digitali.


Le accuse: attività finanziarie senza autorizzazione

Secondo il gip Salvatore, l’esercizio commerciale coinvolto, pur essendo formalmente registrato come attività di consulenza informatica, non risultava autorizzato alla compravendita di criptovalute presso gli elenchi ufficiali dell’OAM (l’Organismo per gli Agenti e i Mediatori finanziari).

Nessuna delle operazioni sarebbe stata registrata, a conferma del sospetto di un sistema parallelo per il riciclaggio di denaro e la conversione illecita in bitcoin.


Sim nascoste, cellulari e 50 dispositivi sequestrati

L’inchiesta ha portato anche all’arresto in flagranza di S.A.U., un esperto informatico che avrebbe venduto bitcoin per migliaia di euro in collaborazione con il commerciante di Torre del Greco.

Durante il blitz, l’uomo ha tentato di gettare dal balcone alcune sim e nascondere i dispositivi informatici: nel suo appartamento i carabinieri hanno rinvenuto 50 cellulari, alcuni danneggiati dopo essere finiti sugli alberi, altri occultati nel cestello della lavatrice.


Gli ucraini e il filone anabolizzanti

Nell’indagine compaiono anche due cittadini ucraini, ripresi più volte all’interno del capannone della stamperia. Secondo i carabinieri, avrebbero effettuato operazioni di cambio in criptovalute per oltre 500mila dollari in pochi minuti, in concomitanza con incontri con P.P.

Un ulteriore filone riguarda invece un presunto traffico di medicine anabolizzanti, gestito da A.S. e M.L., che avrebbero utilizzato la stamperia come sportello abusivo per il riciclaggio dei proventi.


Ora la parola al Riesame

La difesa, rappresentata dal penalista Mario Angelino, ha già presentato istanza di dissequestro dei beni davanti al Tribunale del Riesame di Napoli.

L’inchiesta, però, secondo quanto scrive Il Mattino, ha già delineato un quadro inquietante: una rete criminale tecnologica, capace di trasformare il denaro delle truffe agli anziani e di altri traffici illeciti in criptovalute impossibili da rintracciare.

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Cronache

Grosseto, liceale di 15 anni colpisce la vicepreside con un pugno: sette giorni di prognosi per la docente

Shock a Grosseto: uno studente di 15 anni ha colpito con un pugno al volto la vicepreside del liceo classico Aldi. La docente ha riportato una ferita alla bocca e sette giorni di prognosi.

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Grave episodio di violenza scolastica al liceo classico “Aldi” di Grosseto, dove un liceale di 15 anni ha colpito con un pugno la vicepreside, docente di matematica, causandole una ferita al volto e sette giorni di prognosi.

L’episodio è avvenuto la mattina dell’11 novembre, all’ingresso del Polo liceale, quando la professoressa stava verificando la situazione all’esterno delle aule dopo aver notato che il ragazzo non era ancora entrato in classe nonostante la campanella fosse suonata da più di mezz’ora.


“Sembrava disorientato”: la ricostruzione dei fatti

Secondo i testimoni, il quindicenne, studente di quinta ginnasio, appariva confuso e disorientato. La docente, preoccupata, si è avvicinata per chiedergli se avesse bisogno di aiuto, ma il ragazzo non ha risposto.

La vicepreside ha quindi avvisato la famiglia, e poco dopo è arrivato il padre. È stato in quel momento, alla vista del genitore, che il ragazzo ha improvvisamente sferrato un pugno al volto dell’insegnante, colpendola con violenza.

L’uomo è intervenuto immediatamente, riuscendo a bloccare il figlio e ad evitare che la situazione degenerasse ulteriormente.


Docente ferita e ricoverata in ospedale

La professoressa è stata accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale Misericordia di Grosseto, dove le è stata diagnosticata una profonda lacerazione alla bocca, ma sono state escluse fratture al setto nasale.

Dopo le cure, è stata dimessa con sette giorni di prognosi.


Il liceo indaga sul comportamento del ragazzo

L’episodio ha scosso profondamente la comunità scolastica del liceo Aldi, dove il consiglio d’istituto e la dirigenza stanno valutando il comportamento del ragazzo, descritto come “in uno stato di alterazione anomalo” al momento dei fatti.

“Era come disorientato”, hanno raccontato alcuni studenti presenti all’ingresso del plesso.

Il caso è ora oggetto di approfondimenti interni e di un possibile coinvolgimento dei servizi sociali, mentre la scuola si interroga su come affrontare una vicenda che riaccende il dibattito sulla sicurezza e il disagio giovanile nelle aule italiane.

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