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Cinema

Lady Gaga la trasformista, la moda mi fa bella

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“Avere coraggio puo’ avere forme diverse. Non mi sono mai sentita bella, pero’ l’arte mi fa sentire bella, la moda, la creativita’, la fantasia; la tua fantasia ti permette di diventare chi vuoi. Ho dedicato tanto tempo recentemente all’Italia, sono stata qui a lungo e forse e’ stato il momento in cui mi sono sentita in assoluto piu’ bella in tutta la mia vita”. Un’ ammissione coraggiosa ma veritiera quella di Lady Gaga, ospite di Fabio Fazio su Rai3 per presentare il nuovo film di Ridley Scott, “House of Gucci”, che la vede protagonista. Dalle immagini in onda su Rai3, il pubblico ha potuto percepire che l’icona pop e’ in assoluto la star piu’ trasformista e “trasformabile” del panorama internazionale.

Quella che ha osato i look piu’ stravaganti. Tanto che fin dall’inizio della sua carriera come pop star e’ diventata un modello imitatissimo dalle drag queen, nonche’ un simbolo per la popolazione LGBT+, che lei sostiene attivamente. Un tema questo su cui e’ tornata anche durante l’intervista a Che tempo che fa, fasciata da un abito maculato di Valentino Haute Couture (look da Roman Palazzo Collezioni Fall 2021). Invece il tema della creativita’ e’ roba di famiglia per lei. Stefani Joanne Angeline Germanotta, alias Lady Gaga, ricorda infatti a Fazio che sua sorella minore, Natali, disegna per lei costumi e abiti mozzafiato. Natali, nata nel 1992 a New York, cura personalmente l’armadio della popstar. Ha studiato alla Parsons School of Design di New York City ed e’ stata assistente di Brandon Maxwell, che ha vestito Lady Gaga per molto tempo. Inoltre e’ stata costumista per il film A Star Is Born. In occasione del concerto con Tony Bennett eseguito per lanciare l’album “Love For Sale”, Lady Gaga ha indossato alcune creazioni realizzate dalla sorella: un abito nude look, decorato con piume e un tubino in velluto nero con vertiginoso spacco. Invece, alla premiere di House of Gucci, dove Lady Gaga e’ la protagonista del film e interpreta la moglie di Maurizio Gucci, Patrizia Reggiani, e’ apparsa sul red carpet in un abito viola velato firmato Gucci, appartenente alla collezione Pre Fall 2022, andata in scena a Los Angeles lo scorso 2 novembre.

Lady Gaga ha indossato l’intero look da passerella, composto dall’abito lungo plisse’ davanti a mantello dietro, ma anche da guanti di tulle nero decorati con cristalli Swarovski colorati e calze autoreggenti a rete diamantate. Rispetto all’outfit della sfilata, la star ha sostituito i sandali con degli stivaletti dal platform vertiginoso borchiato di strass. I gioielli erano tutti firmati Tiffany &Co. Con i suoi straordinari outfit Lady Gaga ha superato i confini di cio’ che e’ possibile indossare, creando stupore ad ogni sua uscita. Come quando ha indossato un abito disegnato da Franc Fernandez completo di scarpe, borsa e un cappello fatto completamente di pezzi di carne bovina o come quando al cappello ha preferito una gabbia, oppure, come quando e’ stata fotografata in un bozzolo o con accessori surreali come ali o maschere da scherma. Qualche anno fa, sul red carpet del Met Gala si e’ trasformata quattro volte cambiando totalmente look e dando prova cosi’ delle sue doti camaleontiche.

Mentre alla cerimonia d’insediamento di Joe Biden il 20 gennaio scorso aveva un look quasi sobrio, se pensiamo che dalla Regina Elisabetta si presento’ nel 2009 con un abito rosso dalla linea classica ma di latex. Da Biden Lady Gaga e’ arrivata con un abito su misura di Elsa Schiaparelli creato dal direttore creativo Daniel Roseberry, composto da una giacca aderente in cashmere blu scuro abbinato a una voluminosa gonna in faille di seta rossa. A coronare l’outfit, la spilla dorata a raffigurare la colomba della pace. La scelta dei colori era simbolica, blu e rosso, elogio alla bandiera degli Usa.

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Morto a 65 anni l’attore americano Val Kilmer

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È morto all’età di 65 anni l’attore americano Val Kilmer. Lo rende noto la famiglia, citata dal New York Times. Il decesso è avvenuto a Los Angeles a causa delle complicazioni di una polmonite, ha spiegato la figlia Mercedes Kilmer. All’attore era stato diagnosticato un cancro alla gola nel 2014, da cui era riuscito a guarire. Tra le sue tante interpretazioni si ricordano in particolare quella Jim Morrison in ‘The Doors’ del 1991 di Oliver Stone, quella di Iceman in ‘Top Gun’ del 1986 di Tony Scott e quella di Bruce Wayne in ‘Batman forever’ del 1995 di Joel Schumacher.

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Giovanni Bagnasco e “il mostro”: “Ho imparato a non essere vittima. La felicità è una responsabilità”

Nella serie L’arte della gioia è Ippolito, il “mostro” che conquista il cuore dello spettatore. Nella vita, Giovanni Bagnasco è un ragazzo di 25 anni con il volto segnato dalla sindrome di Treacher Collins e un’anima limpida che illumina ogni sua parola. In un’intervista al Corriere della Sera racconta la sua storia fatta di sfide, consapevolezza e rinascita.

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«Potrei scrivere un libro sugli sguardi. Da piccolo anche il non detto faceva male», racconta Giovanni Bagnasco. Il suo volto racconta una storia rara, segnata dalla sindrome di Treacher Collins, una malattia congenita che colpisce ossa e cartilagini del volto. Eppure, Giovanni ha imparato presto a distinguere tra due tipi di persone: «i cuori buoni e i cuori ciechi».

Cresciuto nella quiete di Chianciano Terme, tra campagna e spazi aperti, ha coltivato sogni artistici tra un lavoro da casellante e un corso di lingua dei segni mai concluso a causa del Covid. Fino all’improvviso incontro con il mondo del cinema, che lo ha accolto attraverso due provini superati: uno per Finalmente l’alba, l’altro con Valeria Golino per il ruolo di Ippolito.

“Il mostro” che racconta la forza interiore

«Il personaggio non è stupido, è solo stato isolato», gli dice Golino. E lui in quel ruolo riversa tutto: «la parte docile e quella vulcanica». Nessuna scuola di recitazione, ma la forza di una vita vissuta senza filtri. «Sul set, mentre giravo le scene più violente, pensavo ai momenti difficili vissuti», confessa.

E quando si parla d’aspetto, Giovanni è disarmante: «La parola ‘mostro’ non mi ferisce più, è solo una componente della mia vita». Da piccolo piangeva, si chiedeva “perché a me?”, ma oggi si è dato una risposta che lo guida: «Dovevo nascere così e basta. Fare la vittima non ti renderà felice».

L’amore, la musica, il futuro

Oggi è un attore emergente, ma anche un ragazzo che ha vissuto l’amore, che ha scritto testi rap, che ha lottato contro il dolore. «Ho ricevuto tanto e ho dato tanto», racconta. Sui social ci sta poco: solo per progetti artistici o per sostenere la onlus del suo chirurgo, la Smile House. «Da ragazzino, i social mi facevano male. Era una vita parallela».

La sua forza più grande è quella di saper vedere oltre: «Sembrerei più brutto se stessi sempre a disperarmi. Siamo tutti belli, se troviamo la nostra bellezza interiore».

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Associazioni del cinema in allarme, ‘siamo al collasso’

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Il mondo del cinema e dell’audiovisivo torna a far sentire la propria voce. Questa mattina l’allarme è arrivato da una ventina di associazioni del settore, tra cui Anac, 100 Autori e Air3, che hanno chiesto al governo di “fare presto” e di varare tempestivamente i decreti correttivi del tax credit e la documentazione richiesta dai giudici del Tar del Lazio sempre sulla relativa normativa. “Ormai da un anno il settore del cinema e dell’audiovisivo vive nell’incertezza del suo futuro. Questo è un lavoro da cui dipendono famiglie intere, eppure più del 70% delle maestranze, attori e autori sono senza occupazione, molti da più di un anno, quasi tutti senza prospettive di lavoro davanti a sé. Ogni giorno in più di rimando è un pezzo del settore che sparisce per sempre – si legge nell’appello -. Non possiamo permetterci di aspettare oltre: il settore ha bisogno di risposte concrete e tempestive per evitare il collasso”.

A rispondere è stata subito Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla Cultura, assicurando, durante la presentazione a Roma dell’Italian Global Series Festival, che sul tax credit “è tutto a posto, procederemo a breve. Era stata depositata al Tar una richiesta, l’udienza è stata spostata a maggio. Presto pubblicheremo l’ultimo correttivo”. Attaccata dai componenti del Pd della Commissione Cultura della Camera, che indicano il ministro Alessandro Giuli, l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e la stessa Borgonzoni come responsabili del “disastro” di cinema e audiovisivo, la sottosegretaria ha affermato: “Allora se dovessimo guardare il problema che c’è stato nell’audiovisivo viene da un governo di prima, mi dispiace dire che è Franceschini, perché queste modifiche andavano fatte molto prima”, ha sottolineato, “io con Franceschini ho lavorato bene per tante cose, lui non ha voluto fare le modifiche che andavano fatte nonostante all’allarme lanciato anche dagli uffici a suo tempo, perché ovviamente è molto più semplice lasciare la palla al governo che viene dopo”.

“Comunque, le produzioni ci sono, i set aperti sono 37. Mi dispiace che si lanci un allarme da parte di Pd e 5 stelle che continuano a cavalcare questa cosa dando l’idea anche agli operatori internazionali che vengono a lavorare in Italia che qui ci siano dei problemi, che non ci sono soldi e che nessuno sta girando. Stanno facendo un danno al settore. Mi piacerebbe che parlassero con le associazioni davvero rappresentative del settore per chiedere se stanno girando oppure no. E la risposta credo sarebbe diversa”, ha concluso. Sul tema è intervenuta a smorzare i toni Chiara Sbarigia, presidente Associazione Produttori Audiovisivi, che, pur condividendo la preoccupazione sul tax credit, ha evidenziato che “i set sono aperti. Terrei più basso l’allarme e cercherei di sburocratizzare il tax credit: noi abbiamo seguito l’iter di riforma, abbiamo dato suggerimenti, ma credo che il problema riguardi il cinema con le produzioni più piccole, non l’audiovisivo”.

Il dibattito però si è infiammato, con la controreplica di Pd e M5s: “il cinema è malato ma il governo ha deciso di ucciderlo”, ha ribattuto Sandro Ruotolo, responsabile Cultura nella segreteria del Pd, mentre il cinquestelle Gaetano Amato è andato all’attacco di Borgonzoni affermando che “se ha coraggio si confronti con gli operatori del settore, parli con le vere associazioni, non solo con quelle vicine ai suoi amici. Noi siamo pronti a organizzare gli Stati Generali ‘pubblici’ del settore”. Anche tra i doppiatori italiani cresce la preoccupazione: a due settimane dalla protesta lanciata attraverso il video appello in cui 12 doppiatori hanno prestato il volto e la voce per dire ‘no’ ad un mondo in cui le espressioni artistiche saranno create da algoritmi, l’Associazione Nazionale Attori Doppiatori si è rivolta oggi a tutta l’industria audiovisiva, agli artisti, alle istituzioni e al pubblico per chiedere appoggio contro l’uso incontrollato dell’Intelligenza Artificiale. Intanto, ieri anche la regista e sceneggiatrice Liliana Cavani aveva sottolineato l’urgenza di difendere il cinema dal predominio della televisione.

“E’ inutile che il Centro Sperimentale continui a creare professionalità se poi il cinema va a finire in tv – aveva detto Cavani -. Il futuro obbligherà ancora di più la gente a vedere i film in casa e così andrebbe fatta una campagna seria contro tutto questo”. Diversa la posizione del regista e attore Carlo Verdone: “Le preoccupazioni di Liliana Cavani sono legittime, ma non è che la gente non va più al cinema. Tanti film vanno bene. Dipende dalla bontà del film, dipende tutto da lì. Se il film non attira e non c’è passaparola allora si fa fatica. Ci vogliono i film giusti”, ha detto, affermando di condividere e appoggiare invece la richiesta di aiuto dei doppiatori.

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