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Cronache

La tragedia di Brandizzo, Procura indaga su altri episodi

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I dubbi delle prime ore si stanno concretizzando giorno dopo giorno negli uffici della procura di Ivrea, dove si indaga sulla tragedia di Brandizzo, nel Torinese, che la scorsa settimana è costata la vita a cinque operai che stavano lavorando sui binari della ferrovia Torino-Milano. Dalle gravi violazioni alle procedure di sicurezza fino ai cantieri aperti senza nullaosta, quelli che all’inizio erano solo sospetti si stanno trasformando in qualcosa di ben più concreto per gli inquirenti. Oggi a Ivrea sono stati sentiti due ex dipendenti della Sigifer, la ditta di Borgovercelli, titolare del subappalto da Rfi per i lavori di manutenzione alla stazione di Brandizzo, per la quale lavoravano le cinque vittime.

Sono Antonio Veneziano e Marco Buccino che hanno confermato le parole rilasciate nei giorni scorsi fuori dal palazzo di giustizia: “Abbiamo confermato quello che avevamo già detto, cioè che si lavorava anche senza autorizzazioni”, ha detto Veneziano al termine di un’audizione durata oltre cinque ore. Entrambi gli ex dipendenti della Sigifer sono stati ascoltati come persone informate sui fatti. Veneziano non ha nascosto la sua rabbia: “Cosa mi aspetto dalla giustizia? Che vadano in galera e che chiuda l’azienda”. D’altro avviso Franco Sirianni, titolare della Sigifer: “Non è assolutamente una cosa normale – ha spiegato in un’intervista – per noi la sicurezza è sempre stata al primo posto. I ragazzi lo sapevano.

Non volevo nemmeno usassero il cellulare durante i lavori, per evitare di distrarsi”. Al momento gli indagati restano due: Antonio Massa, l’addetto Rfi che doveva autorizzare l’avvio del cantiere sui binari, e Andrea Girardin Gibin, il caposquadra Sigifer. Ben presto, però, anche in virtù di quanto emerso nelle ultime ore, è possibile che la lista degli indagati sia destinata ad allungarsi. Come la procuratrice capo di Ivrea, Gabriella Viglione, aveva confermato anche nei giorni scorsi, c’è la volontà della Procura di andare a fondo di quanto è successo. Non solo in relazione all’incidente che è costato la vita ai cinque operai ma anche per capire se le procedure di sicurezza oggi in vigore sono sufficienti a tutelare i lavoratori e se quelle stesse procedure vengono effettivamente rispettate. Da quello fin qui emerso, pare che in certi contesti, lavorare senza nullaosta, di notte, magari tra il passaggio di un treno e l’altro, fosse quasi una consuetudine. Sulla scrivania della procuratrice Viglione già nei giorni scorsi sono arrivate segnalazioni da altre procure di episodi sospetti un po’ da tutta Italia e il prossimo 14 settembre, alle ore 9, il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini terrà una informativa urgente nell’Aula della Camera sulla tragedia. (

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Bimbo di 5 mesi ucciso dal pitbull di famiglia

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Tragedia questa sera a Palazzolo Vercellese, piccolo Comune di un migliaio di abitanti in provincia di Vercelli, dove un bimbo di cinque mesi ha perso la vita dopo essere stato azzannato da un cane di grossa taglia, sembra un pitbull, di proprieta’ dei suoi genitori, una giovane coppia da poco trasferitasi in paese. Secondo quanto si e’ appreso il bimbo si trovava in casa con la nonna. Il fatto e’ avvenuto nel tardo pomeriggio di oggi. Sul posto e’ intervenuto il 118 di Alessandria con l’elisoccorso, ma per il piccolo non c’e’ stato nulla da fare.

La tragedia è avvenuta in una zona del paese vicino all’ex asilo. A quanto si apprende il bimbo sarebbe stato in braccio alla nonna, mentre la donna passeggiava nel giardino. I genitori, invece, erano usciti a fare la spesa. Sulla vicenda indagano i carabinieri di Vercelli. Il pitbull è stato sequestrato dai militari dell’Arma forestale in attesa degli accertamenti. A quanto pare non c’erano mai stati segnalazioni di aggressività del cane. I genitori, trentenni, hanno portato il bimbo in fin di vita direttamente all’elisoccorso che era atterrato nel campo sportivo del paese.

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Tentata estorsione al consigliere regionale Giovanni Zannini, arrestato Tiberio Francesco La Torre

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“Ho fatto io mio dovere. Speravo che condotte del genere non si verificassero più. Ringrazio la DDA di Napoli e i Carabinieri per l’intervento tempestivo e dirimente”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale Giovanni Zannini, vittima di un tentativo di estorsione che oggi hanno condotto in carcere Tiberio Francesco La Torre, cugino dell’ex capoclan e collaboratore di giustizia Augusto La Torre, a cui la DDA di Napoli (sostituto procuratore Roberto Patscot, procuratore aggiunto Michele Del Prete) contesta i reati di tentata estorsione ed estorsione aggravate dal metodo mafioso.

“In quattro giorni – continua Zannini – hanno arrestato il La Torre dimostrando che lo Stato c’è ed è forte. Sono circa 6 mesi che vivo sotto minaccia. La settimana scorsa si è superato ogni limite. Invito tutti a denunciare e a vincere ogni paura”. L’arresto di La Torre – viene spiegato nella nota – si fonda sulla denuncia sporta dal consigliere regionale Giovanni Zannini (al quale La Torre voleva estorcere 50mila euro) e dall’imprenditore Alfredo Campoli (al quale il La Torre ha estorto circa 22 mila euro pretendendo che la consegna avvenisse presso una cappella del locale cimitero).

La Torre – si legge nel comunicato – si è presentato a casa di Zannini più volte senza che nessuno gli aprisse la porta. La famiglia del consigliere regionale è stata anche costretta a chiudersi in casa. Zannini si è quindi recato dai carabinieri “ottenendo l’immediato e risolutivo intervento”. Poi le denunce, poi l’intervento della DDA e poi l’arresto.

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Mostra pistola e parte colpo, morto il vigile 22enne

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E’ morto l’agente di polizia locale di 22 anni di Mortara (Pavia) che oggi pomeriggio era rimasto gravemente ferito da un colpo partito dalla sua pistola, mentre si trovava nelle mani di una sua amica. Il dramma è accaduto in una villetta di Gropello Cairoli (Pavia), in Lomellina. Il vigile è stato subito soccorso dal 118 e trasportato in ambulanza al Policlinico San Matteo di Pavia. Una volta arrivato in ospedale, già in gravissime condizioni, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico nel disperato tentativo di salvargli la vita. Purtroppo gli sforzi dei medici sono stati vani. Il 22enne è morto in sala operatoria.

I carabinieri di Pavia e Vigevano (Pavia) hanno avviato gli accertamenti per ricostruire la dinamica del fatto. Secondo una prima ricostruzione il giovane ha mostrato la sua pistola d’ordinanza all’ amica. Mentre la ragazza stava maneggiando l’arma, è partito il colpo che ha raggiunto il vigile all’altezza del petto.

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