La Napoli bella, quella che funziona e si fa amare anche fuori Napoli. Quella Napoli porta il nome di un ristorante, Mimì alla Ferrovia. È l’unico ristorante d’Italia presente nel “registro dei Marchi Storici di interesse nazionale”. Un riconoscimento che lo Stato conferisce alle imprese “di eccellenza” che possono contare minimo su 50 anni di lavoro alle spalle. E Mimì alla Ferrovia, il ristorante più cool di Napoli, un misto di tradizione gastronomica napoletana con uno sguardo sull’innovazione, può fregiarsi di questo titolo. Un titolo che non esisterebbe se non esistesse una famiglia, la famiglia Giugliano che lo gestisce dal 1943. Il logo di Mimì alla Ferrovia, da ieri, è nell’elenco dei Marchi Storici accanto a quello di altri marchi di colossi dell’industria e dell’impresa italiana. “Questo passo è importante per noi e speriamo anche per la città commentano Michele e Ida Giugliano, rispettivamente la terza e la quarta generazione di gestione dell’impresa Da oggi potremo esportare Napoli nel resto del mondo, e non escludiamo di aprire sedi o shop all’estero”.
In sostanza, il registro dei marchi storici istituito presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (Ubim) dal ministero dello Sviluppo Economico nell’ottica della promozione del made in Italy all’estero e della brandizzazione delle aziende è una sorta di certificato di denominazione di origine controllata destinato alle imprese. Il registro parla di storia, insomma, ma guarda al futuro del commercio nel post-Covid. Quella di Mimì è una bella storia lunga quasi ottant’anni. Per parlarne, spesso in termini di comunicazione si usa associare al ristorante qualche nome famoso di qualche personaggio famoso che accidentalmente o occasionalmente lo frequenta. L’ultimo è stato John Kerry, delegato del presidente Usa Biden in occasione del blindatissimo G20 partenopeo di luglio. E invece Mimì alla Ferrovia non è famoso perchè ci va Kerry. Mimì alla Ferrovia piace alla gente che ama il buon cibo. E Mimì oggi è un percorso importante della gastronomia nazionale perchè ha un giovane Chef, Salvatore Giugliano, che arriva dalla scuola dello chef pluristellato Nino Di Costanzo e dalla buona cucina di famiglia, che riesce a coniugare tradizione e innovazione.
(nella foto in evidenza lo chef Giugliano e la sua brigata di Mimí alla Ferrovia)
Dopo 23 anni, Giorgio Locatelli ha chiuso la sua celebre Locanda di Londra. Una decisione forte, ma ponderata. «È come se mi avessero tolto un peso dalla schiena», racconta lo chef stellato in un’intervista al Corriere della Sera. «Eravamo aperti tutti i giorni, con uno staff fino a 84 persone: troppa pressione. A 62 anni, avevo bisogno di respirare». La chiusura è arrivata il 31 dicembre 2024 e, oggi, Locatelli guarda avanti con entusiasmo.
Dal 10 maggio riaprirà al pubblico nella prestigiosa National Gallery di Londra con il nuovo progetto Locatelli’s, affiancato dal Bar Giorgio e da un club. «Abbiamo già 400 prenotazioni. Finalmente cucinerò senza dovermi occupare dei conti», confessa. «Non sono un bravo businessman. Anzi, sono terribile coi soldi».
Tra truffe, lutti familiari e riscatto personale
Il passato non è stato privo di ostacoli: «Mi hanno truffato quando ero allo Zafferano a Londra. Ho perso tutto. Ma il dolore più grande è stata la morte di mio fratello Roberto per un cancro. Mio padre Ferruccio non ha retto ed è mancato poco dopo. È lì che ho deciso di vivere diversamente».
Locatelli ripercorre anche la sua infanzia «scapestrata», il difficile rapporto con i genitori, il senso di inadeguatezza accanto al fratello «perfetto», e la voglia di emergere con la cucina. Una vocazione scoperta presto, tra scuola alberghiera e lavoro nel ristorante degli zii a Varese.
Il ritorno a Londra con una nuova filosofia
Dopo l’esperienza a Dubai, finita anche per divergenze culturali («un nostro dipendente finì in carcere per aver fumato una canna»), il cuore di Locatelli resta a Londra. E proprio nella capitale britannica, nell’ala Sainsbury della National Gallery — che sarà inaugurata il 6 maggio da Re Carlo III — lo chef porterà avanti la sua missione culinaria.
Re Carlo è un affezionato cliente: «Ogni Natale gli mando un tartufo. Una volta non mi ha ringraziato, e l’anno dopo me ne ha mandato uno trovato nella sua tenuta. Buonissimo!».
Politica, antifascismo e delusione per l’Italia
Locatelli non nasconde il suo pensiero politico: «Vengo da una famiglia antifascista. Mio zio Nino fu fucilato dai nazisti a 20 anni. Al Quirinale, durante la cena con Mattarella, ho fatto fatica a stringere la mano a certi ministri italiani. Mi ha infastidito».
Sulla premier Giorgia Meloni: «È stata eletta e ha consenso. Va accettata, come impone la democrazia». Più critico con il Regno Unito: «La Brexit ha creato solo problemi. Saremmo dovuti restare nell’Unione Europea».
Tra allergie, cucina etica e nuovi sogni
A commuoverlo è la figlia Margherita, affetta da oltre 600 allergie. «Ho creato una linea di cucina anallergica per lei. Pensavo di nutrirla, invece la stavo avvelenando. Ora porteremo quei piatti anche alla National Gallery». La figlia gli ha chiesto se gli piacerebbe diventare nonno. «Le ho detto di sì, ma mi chiedo che mondo stiamo lasciando ai nostri figli».
MasterChef, la Michelin e Arnold Schwarzenegger
Locatelli, giudice amatissimo di MasterChef Italia, è alla sua ottava stagione. «Continuo finché mi diverto. Antonino è esattamente come lo vedete. Bruno, invece, la mattina è intrattabile». Alla cerimonia della Guida Michelin non ci va da anni: «Ho avuto la stella per 23 anni, ma non cucinavo per quello. Cucinavo per il ristorante pieno».
Tra i ricordi più curiosi? «Servii ad Arnold Schwarzenegger due friselle con scamorza e pomodori. Le mangiò come un panino!».
Un futuro tra la Puglia e la libertà
Il sogno di Giorgio Locatelli? «Un viaggio di sei mesi con mia moglie Plaxy. E aprire un ristorante in Puglia, dove abbiamo casa. Ma per ora, c’è ancora Londra».
Nicola Sorrentino: “La mia nuova dieta mediterranea è un elisir di salute e sostenibilità”
Il noto dietologo si racconta in un’intervista al Corriere della Sera: “La dieta è come un abito su misura, non una taglia unica. E va vissuta come uno stile di vita, non come una moda”.
Una dieta per stare bene con se stessi e con gli altri, per riscoprire la convivialità, la sostenibilità e il benessere profondo. È questo il cuore del nuovo libro del professor Nicola Sorrentino (foto in evidenza di Imagoeconomica), La mia dieta mediterranea – La madre di tutte le diete (Salani editore), in uscita il 25 aprile. Un volume che non solo riafferma il valore della dieta mediterranea, ma la allarga, la arricchisce, la modernizza, aprendola a culture e ingredienti di tutto il mondo, senza tradirne i principi.
“La dieta è una cura, non una moda”
«Il dietologo non può prescrivere una dieta che passa di mano in mano: è una cura, va costruita sul paziente come un vestito su misura», sottolinea Sorrentino nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Per lui, la dieta mediterranea resta l’unica alimentazione seria, riconosciuta a livello globale per i suoi effetti preventivi su malattie cardiovascolari, diabete, obesità:
«Non è certo la pasta e fagioli con le cotiche, ma una cucina leggera, attenta alle cotture e all’equilibrio dei nutrienti».
“Non è solo pasta: è uno stile di vita”
Il professor Sorrentino insiste sul fatto che la dieta mediterranea non è solo un elenco di alimenti, ma uno stile di vita:
«Conta cosa mangi, ma anche come lo mangi: convivialità, stagionalità, prodotti locali. Se un alimento ha le stesse proprietà e rispetta l’ambiente, ben venga anche da altre culture».
Così nella sua nuova proposta entrano il cous cous, il pesce crudo, le spezie orientali, purché sani e sostenibili.
“Sì alla pasta, ma con criterio”
«La pasta non fa ingrassare: dipende da cosa ci mettiamo sopra», spiega. Una pasta con verdure o legumi è un piatto sano, completo e coerente con la dieta mediterranea: «La trasgressione è la carbonara tutti i giorni, non un bel piatto di pasta e ceci».
Un decalogo per la sostenibilità
Nel libro c’è anche un manifesto della sostenibilità che include:
Limitare lo spreco di cibo
Preferire prodotti locali e di stagione
Ridurre il consumo di carne rossa
Bere acqua del rubinetto
Evitare imballaggi di plastica
Alternare proteine animali e vegetali
“Il benessere è armonia tra corpo, mente e ambiente”
«Una dieta sana va sempre accompagnata da attività fisica mirata e da uno stile di vita corretto. Solo così si raggiunge l’equilibrio con se stessi e con l’ambiente».
Con questo libro, Sorrentino propone un ritorno consapevole alla salute, attraverso un modello alimentare scientificamente fondato, moderno e sostenibile: la sua “nuova dieta mediterranea”, capace di coniugare tradizione, scienza e futuro.
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Un nuovo trend del turismo consapevole tra natura, silenzio e autenticità
Cresce in Italia il desiderio di staccare dalla routine con un “annual reset”, un viaggio rigenerante tra natura, tradizione e autenticità. Sempre più persone scelgono soggiorni immersivi per ritrovare equilibrio e benessere. A intercettare questa tendenza è Vamonos-Vacanze.it, tour operator specializzato in viaggi di gruppo, che ha selezionato le 8 regioni più accoglienti d’Italia, ideali per ricaricare corpo e spirito.
Puglia: tra trulli, ulivi e mare segreto
Sole, ritmi lenti e sapori decisi. La Puglia è una terra che invita alla semplicità. Una meta suggerita è Pugnochiuso, sulla costa tra Vieste e Mattinata. Il resort, fortemente voluto da Enrico Mattei negli anni ’60, rappresenta l’inizio dell’industria turistica sul Gargano. La sua spiaggia privata, circondata dal verde e accessibile solo via mare o dal resort, è oggi uno dei luoghi simbolo dell’undertourism. Suggestiva anche la Torre dell’Aglio, da cui si gode un panorama mozzafiato.
Sardegna: Caraibi vicini e antiche tradizioni
Non solo mare turchese, ma anche canyon, foreste e nuraghi. La Sardegna è pura bellezza silenziosa. Da vivere a San Teodoro, piccolo comune della Gallura che offre spiagge paradisiache e atmosfere autentiche. Perfetto per chi cerca esperienze condivise e paesaggi da cartolina.
Sicilia: l’anima del Mediterraneo
Cultura, cucina e accoglienza calorosa. Ogni viaggio in Sicilia è un viaggio nei sensi. Da non perdere San Vito Lo Capo, tra Trapani e Palermo, che ospita ogni anno il celebre Cous Cous Fest, evento simbolo dell’incontro tra culture. A colazione, granite artigianali e brioche con frutta fresca: un rituale che da solo vale il viaggio.
Trentino-Alto Adige: avventure e benessere tra le vette
Piste da sci, terme e gourmet. Questa regione è l’equilibrio perfetto tra adrenalina e relax. Panorami alpini spettacolari, sentieri da esplorare e una gastronomia che racconta storie di montagna.
Umbria: spiritualità e silenzio verde
Borghi, boschi e bellezza discreta. L’Umbria è un cuore verde che batte lento. Perfetta per un reset slow e sostenibile, tra meditazione, passeggiate e sapori autentici.
Basilicata: l’Italia autentica
Matera, il Pollino e Maratea. La Basilicata è un mix sorprendente di storia e natura. Tra le pietre della città dei Sassi e le scogliere della “piccola Rio”, il viaggio diventa intimo e potente.
Valle d’Aosta: pace alpina e castelli
Montagne, yoga e silenzi. Rifugio ideale per chi cerca spiritualità e aria pura, la Valle d’Aosta offre castelli fiabeschi, sentieri meditatativi e scenari rigeneranti.
Molise: la bellezza nascosta
Borghi genuini, tradizioni e autenticità. Il Molise è una perla riservata. Lontano dalle folle, regala esperienze vere, tra prodotti tipici, paesaggi lenti e incontri sinceri.