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Cronache

La morte di Maria Paola Gaglione, nella notte di sangue ad Acerra scooter non assicurati e nessuno col casco

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Nell’ordinanza di convalida dell’arresto di Michele Antonio Gaglione, il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Nola, la dottoressa Fortuna Basile, analizza con scrupolo e perizia l’intera vicenda, legge in scienza e coscienza gli atti d’indagine della polizia giudiziaria e del pubblico ministero, prova a tenersi fuori dalla mischia mediatica relativa al fatto di cronaca che ha suscitato ampia eco nella opinione pubblica ed emette la prima sentenza sulla morte di Maria Paola Gaglione. Al momento l’accusa per Michele Antonio Gaglione è quella di omicidio preterintenzionale. Che significa? Vuol dire che Michele Antonio Gaglione ha cagionato la morte della sorella alla fine di una serie di azioni delittuose che certamente non avevano il fine di commettere l’omicidio anche se alla fine la morte di Maria Paola è l’evento che determina l’inchiesta che è appena agli inizi.

Michele Antonio Gaglione. Il giovane in cella a Poggioreale per la morte della sorella Maria Paola

L’accusa potrebbe cambiare. Le circostanze aggravanti dei motivi futili dell’omicidio potrebbero cambiare. Insomma il quadro accusatorio al momento è questo. Tocca capire se e come cambierà nel corso delle prossime settimane. In attesa dei funerali e che sulla vicenda la polizia giudiziaria come sempre analizzi con scrupolo ogni singolo elemento, evidenziamo alcune cose, che possono sembrare banali, ma che invece testimoniano il clima, l’humus culturale in cui è maturata la morte di una ragazza di 18 anni.

Le due moto dell’inseguimento, quella di Michele Antonio Gaglione e quella di Cira Migliore (il Gip ancora non le attribuisce una identià sessuale maschile perchè all’anagrafe questo è il nome del fidanzato di Maria Paola), non risultano essere assicurate. Cira è persona conosciuta perchè pizzicata per spaccio di stupefacenti, in un contesto urbano degradato come quello del Parco Verde. Non emerge dalla ordinanza il fatto che nessuno di loro, a bordo dei due scooter, indossava il casco di protezione che avrebbe potuto (ma qui siamo nel campo delle ipotesi) salvare la vita a Maria Paola nonostante la rovinosa caduta. Di sicuro il gip, la dottoressa Basile, come ha reiteratamente scritto, Michele Gaglione (quand’anche incensurato, nonostante la sua collaborazione con gli inquirenti e benchè abbia reso anche dichiarazioni auto accusatorie) ha tenuto dei comportamenti criminali che hanno poi cagionato la morte della sorella. Questa storia assurda che ci parla di una ragazza morta, di un fratello in carcere e due famiglie distrutte, è figlia di una periferia napoletana dove lo Stato – come dice efficacemente Padre Maurizio Patriciello  – ha deciso di non fare niente. Per chiarire le responsabilità penali degli attori di questa storia criminale saranno importanti le analisi técniche sull’incidente, le analisi scientifiche. Alla fine però avremo solo un’altra sentenza di un giudice, non l’attenzione dello Stato su un quartiere abbandonato.

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Cronache

Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Cronache

Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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