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La Juve perde anche con il Psg, ma l’Europa è salva

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La Juve perde ancora ma rimane in Europa, la beffa alla fine è per il Psg: il 6-1 del Benfica ad Haifa aiuta i bianconeri e condanna i parigini al secondo posto nel girone a causa della differenza reti dopo il 2-1 di Torino. La squadra di Allegri se la gioca contro gli extraterrestri, con Mbappé che si conferma un fenomeno e Messi che sembra preservarsi per il Mondiale, ma chiude l’avventura in Champions League con cinque sconfitte in sei partite. Bonucci risponde al francese, ma nella ripresa è decisiva la rete di Nuno Mendes. La nota positiva, però, è il ritorno in campo di Chiesa a quasi dieci mesi dall’infortunio. Dodici giocatori indisponibili, Allegri ha una squadra intera (più una riserva) in infermeria: l’ultimo forfait è quello di Kean, fermato da un problema muscolare. Così il tecnico si porta Chiesa in panchina, alla prima convocazione dall’infortunio di gennaio, oltre a Rugani, Soulè, due portieri e due ragazzi della Next Gen, Barbieri e Barrenechea. Le scelte sono totalmente obbligate, si riprova l’esperimento di Miretti seconda punta alle spalle di Milik e in cabina di regia torna Locatelli, mentre con Bonucci e Alex Sandro gioca Gatti. Nel Psg manca Neymar, assente per squalifica, ma ci sono comunque Messi e Mbappé a comporre il tandem offensivo insieme a Soler. In campo anche gli italiani Donnarumma e Verratti, con l’ex Napoli Ruiz a metà campo, l’ex Inter Hakimi sulla destra e l’ex Roma Marquinhos al centro della difesa. La partenza dei bianconeri è confortante, un tiro di Milik viene respinto e una conclusione di Locatelli finisce a lato di poco, ma al 13′ si accende Mbappé e la Juve è già sotto: Gatti prova a trattenere l’asso francese ma gli va via, il destro del classe 1998 bacia il palo e supera Szczesny.

La Juve cade e trema su Messi ma si rialza, Miretti non trova l’attimo giusto per calciare in un paio di occasioni ma in chiusura di primo tempo arriva il meritato pareggio: Locatelli pennella Cuadrado, assist di testa per Bonucci e il capitano in scivolata batte il compagno di Nazionale Donnarumma ritrovando un gol che in Champions gli mancava da sei anni. Non ci sono cambi durante l’intervallo, i bianconeri resistono contro i fenomeni francesi ma poi subiscono da un insospettabile: Galtier inserisce Nuno Mendes, l’esterno lanciato da Mbappé ci impiega meno di un meno minuto dal suo ingresso in campo per firmare il nuovo sorpasso. Al 74′ i 41mila dello Stadium riservano un boato da gol per il ritorno di Chiesa, tornato a distanza di dieci mesi dall’infortunio al ginocchio, ed esultano per il pari di Locatelli ma è annullato per fuorigioco. Nel finale non capita più nulla, nonostante dall’Israele continuino ad arrivare notizie negative per il Psg: il Benfica segna gol a raffica e chiude sul 6-1, Galtier chiude al secondo posto del girone e ora rischia un sorteggio di ferro agli ottavi di finale. Per la Juve comincerà l’avventura in Europa League, ma se ne riparlerà nel 2023: adesso bisogna recuperare punti in campionato, domenica c’è il derby d’Italia contro l’Inter allo Stadium. E dall’infermeria si aspettano notizie di qualche rientro, Di Maria e Bremer su tutti.

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Pioli più lontano, forse è Conte il nuovo allenatore del Napoli

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La panchina del Napoli potrebbe presto vedere un cambio significativo con due grandi nomi del calcio italiano in lizza per il ruolo di allenatore capo: Antonio Conte e Stefano Pioli. Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha un chiaro favorito tra i due: l’ex allenatore di Inter e Juventus, Antonio Conte, considerato l’uomo ideale per avviare un nuovo ciclo vincente al club.

Secondo quanto riportato da “La Repubblica”, De Laurentiis è disposto a offrire a Conte un contratto triennale con un compenso sostanzioso e piena libertà di manovra sul mercato, nella speranza di sedurre il tecnico toscano, che sembra attendere offerte da club di maggior prestigio europeo.

Nonostante l’interesse per Conte, il Napoli non ha escluso altre opzioni. Stefano Pioli, che recentemente sembrava perdere terreno, rimane una valida alternativa. Anche Gian Piero Gasperini è stato menzionato come possibile candidato, sebbene per ora rimanga solo un’ipotesi.

Il Napoli, dopo una stagione al di sotto delle aspettative, è alla ricerca di un rinascimento che possa rinvigorire la squadra e riacquistare la fiducia dei tifosi. La rosa attuale è considerata competitiva, e Conte, se dovesse accettare l’incarico, ha richiesto di mantenere i giocatori chiave, ad eccezione di quelli in partenza come Zielinski e Osimhen.

Il futuro allenatore del Napoli avrà il compito di ripristinare il morale e ottimizzare le prestazioni di una squadra che, nonostante le difficoltà, lotta ancora per un posto nelle competizioni europee. La decisione finale sull’allenatore sarà probabilmente annunciata al termine della stagione, quando il club avrà un quadro più chiaro delle sue prospettive europee e potrà pianificare con maggiore certezza il futuro.

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Tennis, Masters 1000 di Madrid: Sinner troppo forte per l’amico Sonego

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Esordio vincente per Jannik Sinner al Masters 1000 di Madrid. L’altoatesino, n.2 del ranking e testa di serie n.1, nel derby azzurro con Lorenzo Sonego, si è imposto con un perentorio 6-0 6-3 in un’ora e otto minuti di gioco. Al terzo turno Sinner affronterà il vincente del match tra il russo Pavel Kotov e l’australiano Jordan Thompson.

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Cambi panchine e stagione no, la Salernitana saluta la A

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La retrocessione in serie B della Salernitana, sancita dalla sconfitta di questa sera per 3-0 a Frosinone, era sembrata, da tempo, un film dal finale già scritto. Ma ora che anche la matematica ha spazzato via le ultime speranze, l’amarezza e lo sconforto hanno preso il sopravvento perfino sulla rassegnazione. Dopo tre stagioni consecutive, Salerno saluta l’olimpo del calcio e si prepara a ripartire dalla cadetteria. Un epilogo che è diretta conseguenza di un’annata in cui nulla ha funzionato, e nella quale non è servito nemmeno cambiare quattro allenatori e due direttori sportivi per ritrovare la retta via. In difficoltà praticamente dall’inizio, la Salernitana ha probabilmente pagato (anche) il clima di grande confusione che si è creato sin dagli albori di una stagione sportivamente maledetta.

A giugno i contatti tra Paulo Sousa e il Napoli avevano acceso un primo focolaio, disinnescato a fatica e i cui strascichi si sono protratti nel tempo tra frecciate e veleni per un mercato che non è mai realmente decollato; a fine agosto, poi, i mal di pancia di Dia per la mancata cessione hanno lasciato intendere che qualcosa si stava per rompere. Il presidente Danilo Iervolino ha provato a rimescolare continuamente le carte ma senza riuscire a cambiare l’esito della partita. Gli avvicendamenti in panchina tra Paulo Sousa, Filippo Inzaghi, Fabio Liverani e Stefano Colantuono e il passaggio di consegue tra Morgan De Sanctis e Walter Sabatini non sono bastati per evitare la retrocessione.

A pesare è stato sopratutto il rendimento disastroso avuto nel 2024. Al giro di boa, infatti, i campani erano a soli due punti dalla zona salvezza. Ma la rivoluzione di mercato targata Sabatini (11 acquisti, tra cui gli esperti Boateng e Manolas) stavolta non è servita ad evitare il tracollo. Anzi. Nel nuovo anno la Salernitana non è mai riuscita a conquistare i tre punti, sprofondando all’ultimo posto e perdendo sempre più contatto dalla zona salvezza.

Fino ad arrivare all’epilogo di oggi allo ‘Stirpe’: Salerno torna in serie B. Alla proprietà, adesso, spetterà il compito di provare a rimettere insieme i cocci d’un vaso che è andato in frantumi, distruggendo un progetto sportivo che, soprattutto dopo lo scorso campionato (salvezza centrata con tre turni d’anticipo), sembrava destinato ad avere ben altre prospettive. Serviranno, adesso, nuova linfa e nuove idee, anche per onorare la passione di una piazza che è stata tra le poche note liete di questa annata fallimentare.

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